Vendola, il volto sinistro della nuova sinistra

vendola11Nell’estate dei patetici teatrini e degli improvvisati “giuramenti della pallacorda” fra Casini, Fini, Rutelli e Lombardo la candidatura alle primarie del centrosinistra da parte di Nichi Vendola è una buona notizia. Forse.
É una buona notizia perché vuol dire che esiste ancora la sinistra (se qualcuno si candida a guidarla, esisterà…), e più di qualcuno, a partire dal sottoscritto, iniziava ad avanzare dei dubbi in merito. Se per dimostrare la vitalità si deve ricorrere allo scannatoio scimmiottato da oltreoceano delle primarie che non legittimano nulla (come dimostrato con Prodi) e che impiegano risorse umane e materiali (scarse entrambe), tempo, attenzione già la bontà della notizia mi sembra ridimensionata.
Ma ci sono alcuni coni d’ombra nell’operare politico di Vendola che non mi convincono: il neorieletto presidente della Puglia viene dall’esperienza di Rifondazione Comunista, partito che ha determinato a disgregare compattando tutte le opposizioni interne sul nome di Paolo Ferrero quale segretario, eletto per un soffio. Il nostro dunque si è lanciato in un’avventura politica discutibile: ha riunito i suoi fondando Sinistra e Libertà. Partito che alle ultime regionali ha ottenuto il 3% nazionale, ma il cui risultato andrebbe depurato del lusinghiero ruolo di “lista del presidente” in Puglia, dove appunto ha preso l’8%. E dunque il peso politico si ridimensiona parecchio…. Tanto più che diverse componenti, non ultima i Verdi, se ne sono andati. Che poi di strada ne abbiano fatta poca, questo è un altro doloroso capitolo.
Non è arrivato al 4% alle Europee dello scorso anno, e lì si poteva dire che non fosse “noto”. Ma forse era meglio così, perché quale credibilità può avere un partito che si allea con Penati in Lombardia, De Luca in Campania e Loiero in Calabria, per non parlare della Bresso in Piemonte? La Realpolitik va bene, ma, come direbbe il noto politologo Totò: “Ogni limite ha la sua pazienza”…Vendola ha rivendicato per sé il ruolo di “eccezione” nel panorama della sinistra italiana, una sorta di eretico diventato cardinale, ma poi fuori dal suo orto di casa ha sostenuto il più trito e discutibile appartato politico contro cui oggi vorrebbe battersi in nome di un “nuovo vocabolario” e di una “nuova narrazione”. Per coerenza, poi, non si sarebbe dovuto avvalere del sostegno di Rifondazione in Puglia, cosa che invece ha fatto sia alle primarie contro Boccia che alle urne.
Ma è Vendola stesso a non credere troppo nel suo partito, difatti ha lanciato la “guardia privata” delle “Fabbriche di Nichi”, gruppi di attivismo locale un po’ troppo in odore di grillismo, non che ciò sia di per sé negativo, ma i pretoriani è meglio studiarli nei libri di storia romana…
Dunque un nuovo leader senza partito per il centro sinistra? Forse, certo è che l’accelerazione subita dagli eventi della maggioranza potrebbero generare un corto circuito che vanifichi le speranze di chi auspica una ribalta per il “folletto di Terlizzi”.
Personalmente seguo Vendola dal 2005 e non dubito che abbia fatto bene in Puglia e che rappresenti una fiammella (votiva) per il centrosinistra italiano, e il fatto che abbia dato una scoppola a D’Alema e alle sue velleità pseudocentriste me lo fa stare ancora più simpatico, ma oggettivamente anche il nostro, ogni tanto, abbisognerebbe un salutare bagno di umiltà…Certo, potremmo auspicare che vinca per far piazza pulita di un folto novero di personaggi di cui il centrosinistra pullula, ma proporre una candidatura “contro” non mi sembra il modo migliore per partire. Ammesso che poi la meta ci sia.

Alberto Leoncini
albertoleoncini@libero.it

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