‘La Lega, al nord, ha gia’ superato e travolto’ il Pdl’

Aldo Bonomi, sociologo del “Carroccio”: l’obiettivo e’ riequilibrare la forma istituzionale in senso regionale

“La Lega al nord ha gia’ superato il Pdl. Non e’ questione di sondaggi e neppure di dati elettorali. I numeri non rispecchiano il radicamento di questo movimento nato nelle aree del paese piu’ a margine del centro e scavando nella composizione sociale”. A parlare e’ il sociologo Aldo Bonomi, studioso e osservatore delle delicate trasformazioni in atto nel profondo nord. u una conversazione sulla Lega: pronta a travolgere il partito leggero di Berlusconi con il quale inscena un teatrino di azioni di cooperazione competitiva. u l’onda verde che avanza strizzando l’occhio ai cugini d’Oltralpe della Carinzia orfani di Haider e quelli della Lega Ticinese. Con una grande forza: essere stata sottovalutata dalla politica nazionale all’inizio e dal sistema dell’informazione oggi. I sondaggi danno la Lega in continua crescita al nord.

L’eventuale sorpasso sul Pdl cosa comporterebbe?

Il sorpasso e’ gia’ in atto da tempo e non mi fermerei solo ai numeri. Giustamente noi abbiniamo il peso della politica con le percentuali di voto che, pero’, non ci dicono quanto quel voto entra nel meccanismo di opinione rispetto invece a un reale fenomeno di radicamento. Nel caso della Lega, al nord, e’ ampiamente maggiore rispetto al partito leggero di Berlusconi. La prossima chiamata alle urne sara’ una vera elezione politica durante la quale assisteremo a una regionalizzazione della politica stessa con un conseguente riassetto tra la dimensione di ogni singolo territorio e il governo centrale. Tornando alla domanda, ritengo che il possibile sorpasso sul Pdl non cambierebbe di molto i meccanismi interni che regolano i rapporti (irrisolti) tra la Lega e il Berlusconismo. La Lega oggi e’ pronta a quotare le proprie azioni al rialzo. I dati elettorali dell’ultima tornata ” sempre rispetto alla Lega ”, sono gli stessi del 1993 ma cio’ che e’ mutato e’ l’autodeterminazione diventata a tutti gli effetti la vera forza di negoziazione. Fino ad oggi il rapporto tra Lega e Pdl e’ stato regolato secondo criteri che definirei del cooperar-competendo su tutto; in futuro non lo so.

Dove vuole arrivare la Lega?u credibile la teoria per la quale in Veneto sarebbe pronta anche a proclamare un referendum sull’autodeterminazione sulla falsa riga di cio’ che e’ accaduto in Spagna?

In primo luogo sta puntando alla regionalizzazione della politica che in parte ha gia’ ottenuto; basti pensare al meccanismo di cooperazione competitiva adottato per le candidature in Piemonte, Veneto e Lombardia. L’obiettivo immediato e’ riequilibrare la forma istituzionale in senso regionale. Per quanto riguarda il referendum sull’autodeterminazione credo che questo appartenga al possibile. La grande forza del partito leghista e’ stata quella di quotare al mercato della politica nazionale le questioni locali. Concentrandosi anche sulle piccole fredde passioni economiche praticando un sindacalismo territoriale non dal punto di vista del lavoro ma della politica. Il meccanismo e’ semplice: impossessarsi delle emergenze territoriali, metterle tutte assieme e farne una battaglia portandola al borsino della politica stessa. Oggi tutto cio’ viene fatto come componente di una coalizione di partito. Domani magari usando anche una proposta radicale come quella del referendum sull’autodeterminazione.

La Lega continua ad alzare il livello del termometro sui temi dell’immigrazione. Non crede che i provvedimenti, palesemente discriminatori, siano una forma di mobbing istituzionale nei confronti dei lavoratori stranieri magari per convincerli a lasciare l’Italia?

Nell’Europa di oggi la fenomenologia del populismo ” in particolare quello alpino ” e’ un dato con il quale dobbiamo confrontarci e le recenti elezioni in Olanda sono un esempio. La Lega in Italia e’ l’imprenditore politico della paura rispetto all’immigrazione: difende la comunita’ del “qui e subito” usando sia provocazioni sia parole d’ordine fatte di una comunicazione di transito che fanno breccia nelle cosiddette comunita’ del rancore. Non dimentichiamo poi che il partito della Lega e’ sempre stato sottovalutato fin dall’inizio perche’ composto da soggetti che non parlavano neanche l’italiano. Aggiungo anche che se e’ vero che fare politica e’ un mix tra le questioni locali e quelle universalistiche e’ indubbio che il leghismo nel suo sindacalismo territoriale porti avanti solo le prime.

da il Fatto Quotidiano del 5 marzo (Tratto da: http://antefatto.ilcannocchiale.it)

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