Acqua e ferrovie, cosa vuol dire "privatizzazione"

E’ successo di nuovo con l’acqua e ci hanno detto che e’ una privatizzazione. Non e’ vero, e’ una razzia. Purtroppo si incappa spesso nell’equivoco che se una certa cosa non e’ pubblica allora e’ privata, con il corollario della escludibilita’ (la formula in diritto e’ ius excludendi omnes alios). Il problema e’ che il concetto di “proprietà privata” si è evoluto parecchio nelle ultime decadi… Purtroppo si ricordano sempre i limiti al diritto di proprieta’ della Costituzione, una delle parti piu’ ridotte a carta straccia del documento ridotto a carta straccia, dunque un’arma spuntata, anche grazie al “diritto europeo” che deve salvaguardare il “mercato” e la “concorrenza” (Alberto Leoncini).


Anche senza agganciarsi a quel capolavoro giuridico ci si può banalmente attenere alla disciplina civilistica per sapere che non è una privatizzazione. La proprietà privata è si un diritto assoluto, reale, imprescrittibile ma non illimitato. Non credo si debba essere dei giurisperiti per rendersene conto, ma senza addentrarmi in disquisizioni tecniche sul tema voglio chiarificare che le scelte in oggetto sono semplicemente razzie a cui si dà una verniciatura di legalità per mascherare che, ancora una volta, la nostra classe politica ha chinato il capo ai suoi finanziatori (e come potrebbe essere altrimenti?) e alle lobby che a questi si rifanno. Non è un caso che anche la “sinistra” si sia diligentemente accodata. Ma la loro preoccupazione è quella di eleggere il nuovo segretario… Avete visto che fine ha fatto Ivan Scalfarotto? Quello che sbraitava durante la prima edizione delle primarie contro i politici vecchi e la classe politica dei privilegi e blablabla? Sta nel direttivo nazionale del PD con Bersani. Proprio il nuovo che avanza!

A parte questa nota polemica, torno all’oggetto centrale della mia riflessione: chiunque sa che il diritto proprio finisce laddove inizia il diritto altrui, ora, come è pensabile pensare di contemperare, ad esempio, il diritto alla vita (che l’acqua garantisce, e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario) con una “proprietà” altrui e quindi con un godimento “pieno ed esclusivo” e dunque con una possibilità di sfruttare in questo senso il bene ad nutum? Credo che, a buon senso, sia impossibile, pertanto ci è stato semplicemente razziato un bene indisponibile. Ma d’altronde è noto che probabilmente verranno sdemanializzati anche gli arenili e le spiagge, insomma è pericoloso anzitutto il crinale sul quale ci stiamo muovendo il cui punto più basso è ben lungi dall’essere raggiunto.

Il grande equivoco non è solo questo, banalmente legato ad un sillogismo giuridico, ma anche, in senso più ampio, è che noi (società civile) non siamo più padroni di niente, se ben ci pensiamo: la moneta è in mano ad una banca, la banca centrale, notoriamente privata e autocratica, l’energia e i beni a domanda rigida, assieme a tutti i settori strategici (assicurazioni, banche, trasporti, industria pesante…),  sono in mano alle multinazionali così come la gran parte dei beni che richiedono infrastrutture a rete (autostrade e, fra non molto, le ferrovie). Le appena citate multinazionali/finanziarie, ovviamente, orchestrano ad hoc  campagne mediatiche per screditare il “pubblico” che notoriamente è “brutto, sporco e cattivo” mentre il privato è bello, luccicante, desiderabile e infinitamente più efficiente, grazie ai media compiacenti da loro stesse controllati.

 E spunta fuori di nuovo la storia dei “panettoni di Stato”, la litania per dire che ci sono state delle “storture” che andavano corrette, ma dai panettoni agli olii combustibili ce ne corre! A parte che anche la Motta non doveva essere male se poi è finita fra le sgrinfie della Nestlè…Per poi tornare italiana, ma questa è un’altra storia.

Questo sotto il profilo strettamente economico, ma potrei anche citare il proliferare di fonti  e decisioni cogenti che non provengono da organismi elettivi o rappresentativi (WTO, FMI, corti mercatorie, Agenzie di rating…) e che condizionano pesantemente le nostre vite….

Verrebbe da chiedersi perché Obama sta sudando sette camicie per portare la copertura assicurativa pubblica al popolo americano, che, peraltro, è uno degli stati che ora come ora spende di più per la sanità (costi generati, guardacaso, dalla privatizzazione del settore e dal problema del “terzo pagante”).

Dicevo delle ferrovie: sembra che la regione Piemonte (amministrata dalla Bresso, non da qualche falco berlusconiano, e poi la sinistra si domanda perché perde…chiusa la parentesi) voglia chiamare un consorzio tedesco-elvetico per la gestione delle tratte ferroviarie dei pendolari. Chiunque sappia l’abc di macroeconomia sa benissimo che l’investimento ferroviario è uno dei più anticiclici che una pubblica amministrazione possa fare…Ma non per correggere il ciclo economico degli altri! Fra qualche anno ci ricorderemo come miraggi i sozzi treni stracolmi di pendolari perché verranno tagliati per far posto al nuovo business di Montezemolo. Adesso tutti ne parlano perché è uscito “Fuori orario” per Chiarelettere, ma sarà la stessa fine di Tirrenia per non parlare di Alitalia, sulla cui “privatizzazione” ho già avuto modo di dire come la penso.

L’importante è depauperare il tessuto economico e frammentarlo in modo che i grandi possano fare sempre più il bello e il cattivo tempo, a prescindere dalle autorità pubbliche, e i piccoli, che dipendono da tali logiche, siano privi di potere contrattuale e debbano sobbarcarsi il carico tributario e sociale di tale situazione che genera il noto fenomeno del “corto circuito teleologico della fiscalità”, ossia il venir meno sostanziale della possibilità di operare spesa redistributiva. Quante piccole e medie imprese devono essere spremute come limoni per pagare al settore auto gli incentivi sotto il ricatto di  avere migliaia di tute blu in piazza perché da Detroit (non da Torino!) decidono di portar via baracca e burattini qualora non venissero accontentati? E ALSTOM (ex FIAT Ferroviaria) che comportamento sta adottando nei confronti degli stabilimenti italiani?

La società civile, attraverso i suoi rappresentanti, non conta nulla nei meccanismi economici e ciò, si noti, non per una questione tecnico-giuridica (la disciplina della proprietà della Costituzione, così come quella del Codice Civile sono in vigore a tutti gli effetti) quanto per una questione politico-economica che ha progressivamente e subdolamente svuotato di contenuti quegli strumenti di controllo faticosamente conquistati dalla civiltà e dallo stato di diritto, grazie anche alla complicità di tanti caproni che hanno per anni delegittimato quanto proveniva dallo Stato avvinghiandosi a improbabili teorie liberal-consumeristiche di cui oggi stiamo pagando lo scotto.

 In fondo è sempre stato così, si sono sempre fatte guerre per accaparrarsi le risorse, ma nel passato il nemico aveva una divisa, schierava eserciti e mobilitava masse di uomini per ottenere ciò che voleva. Ora non più, semplicemente controllando pochi nodi strategici, si possono tenere in scacco interi continenti.

Alberto Leoncini

albertoleoncini  AT  libero.it

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