Fiat sempre favorita

Ecco dove stanno le vere vergogne di questo governo, altro che le puttanate dei vari Santoro e degli organizzatori della manifestazione per la “Libertà di stampa”, mai messa in pericolo visto che nemmeno si chiude la bocca a semplici diffamatori. Il premier ha fatto invece promesse inopportune (eufemismo) in merito agli ecoincentivi richiesti dalla Fiat sotto ricatto occupazione, mentre alcuni giornalisti di “destra”, un tempo critici del “piccolo establishment” (di cui Fiat, Intesa e Unicredit sono i leader), scrivono articoli possibilisti con la scusa che “così fan tutti” (Gianfranco La Grassa).
Nient’affatto: almeno Sarkozy ha posto come condizione ineludibile per gli aiuti all’auto che l’occupazione resti in Francia, non certo in stabilimenti stranieri, come accade per la Fiat (per più della metà del personale impiegato), cui viene attribuita – per essersi “venduta” agli Usa dietro congrui aiuti al fine di unirsi alla Chrysler – la qualifica di grande e lungimirante multinazionale (si veda l’articolo di Festa sul Giornale del 1° ottobre). Diverso lo scritto apparso su Libero lo stesso giorno, decisamente più critico. Questo giornale si fa inoltre portavoce – mentre il Giornale tace così come la stampa di sinistra – delle migliaia e migliaia di piccolo-medi imprenditori del nord-est, che non solo contestano le banche alla stessa stregua di un Tremonti, ma minacciano lo sciopero fiscale se verranno ancora concessi aiuti al settore auto, cioè alla Fiat. Gli articoli di Libero – anche quello sulle trame anti-Eni – sarebbero da ristampare e leggere attentamente.
da Dagospia:
“Un esempio clamoroso è arrivato ieri da Morgan Stanley, la banca d’affari di New York che nel 1935 è stata fondata da due signori di nome Henry Morgan e Harold Stanley. Dopo essere diventata nel settembre dell’anno scorso una holding bancaria che opera anche nei depositi a risparmio, Morgan Stanley viaggia con le vele al vento e non teme la vergogna.
Eppure ieri i suoi analisti con le bretelle hanno emesso un report sulla Fiat semplicemente scandaloso.
standard & poor’s
Come spiega il “Sole 24 Ore” di oggi, nel fascicoletto di 21 pagine zeppo di cifre ed elucubrazioni, si legge che il titolo della Casa torinese potrebbe arrivare a 16,8 euro e addirittura a 33 euro quando oggi è intorno ai 9 euro. Giustamente Antonella Olivieri, la giornalista del quotidiano di Confindustria, si chiede come sia possibile che la valutazione del titolo Fiat, condannato da Morgan Stanley prima di Natale a un target di 2,4 euro, possa ballare in una forchetta che oscilla in maniera incredibile.
A ballare però ieri sono stati i giovinotti con le bretelle che lavorano in Borsa e hanno fatto schizzare il titolo mentre si stropicciavano gli occhi per le stupidate di Morgan Stanley.
E qui si riapre la vecchia questione delle società di rating, cioè di quelle banche che ogni giorno emettono verdetti perlopiù interessati. I loro nomi sono noti agli addetti ai lavori e nemmeno il G20 che si è svolto in aprile a Londra è riuscito a sciogliere il mostruoso conflitto di interessi che lega le varie Morgan Stanley, Standard&Poor’s e Fitch alle società che cadono sotto i loro riflettori.
SCAJOLA CON FELPA FIAT
Anche i bambini delle elementari sanno che il più delle volte sono le stesse società a finanziare gli studi e le analisi sul rating, aprendo un varco formidabile all’agiotaggio e all’insider trading.
Quando Sergio Marpionne ha saputo del verdetto di Morgan Stanley ha esclamato: “che dio li benedica!”, e la sua gioia è stata condivisa dentro l’ufficio del Chrysler Building dove in quel momento era a colloquio con Sciaboletta Scajola, il ministro dell’aeroporto di Albenga. Per un attimo Sciaboletta si è dimenticato della D’Addario e di Santoro che vedrebbe volentieri in default, e ha aggiunto benzina al manager dal pullover sgualcito assicurandogli che il governo è pronto a scucire 500-600 milioni per i nuovi incentivi”.

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