Caro mutui: boom di pignoramenti ed esecuzioni

Sostenere la rata del mutuo è un impegno sempre più gravoso per un crescente numero di famiglie italiane. E le difficoltà incontrate per far fronte al caro-rate si traducono sempre più spesso in una debacle, tanto che quest’anno il numero di pignoramenti ed esecuzioni dovrebbe salire del 19%. A pesare sui portafogli delle famiglie – evidenzia uno studio dell’Adusbef – è il fatto che i mutui erogati sono in gran parte, il 91%, a tasso variabile, quindi suscettibili “anche per la rapidità delle banche italiane” nel trasferire le decisioni di politica monetaria, a ogni ritocco del costo del denaro (Ansa 13.10.2007).

Secondo i dati dell’Osservatorio mercato immobiliare dell’Agenzia del Territorio, la durata media dei nuovi mutui erogati tende ad allungarsi: nel 2004 era pari a 18,4 anni, mentre nel 2006 si è attestata a 22,2 anni, con un aumento del +19,4%. I dati diffusi dall’Adusbef vengono però contestati dall’Abi: “Quelle dell’Adusbef sono cifre per noi ignote, che non hanno alcuna relazione con i tassi di interesse sui mutui. Di recente un’indagine rapida del centro studi dell’Abi, su un campione rappresentativo di banche italiane, aveva rilevato che il livello di rate impagate si aggira intorno all’1% del totale erogato. Il caro-casa pesa su 3,6 milioni di famiglie italiane, di cui 1,7 milioni è alle prese con l’affitto mentre il restante 1,9 milioni fatica a far onore a fine mese al pagamento della rata del mutuo. Secondo le stime – precisa l’Adusbef – le procedure immobiliari o pignoramenti sarebbero pari al 3,5% del totale dei mutui, quindi a circa 120.000 su 3,5 milioni del totale, “perché la maggior parte di essi è stato erogato a tasso variabile e risente del rialzo dei tassi della Bce, quando negli anni 2003-2004 i tassi di interesse erano arrivati ai minimi storici e tutti gli indicatori stimavano un loro aumento”. Solo a Milano i pignoramenti e le esecuzioni dovrebbero salire quest’anno del 22%, mentre a Roma l’incremento dovrebbe attestarsi al 21%.

L’allarme dell’Adusbef, secondo ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, “non va sottovalutato. Nel nostro Paese non dovrà mai esserci una deriva americana”. Il vicepresidente del Prc Senato Tommaso Sodano e il presidente Giovanni Russo Spena ritengono “sia necessario intervenire a tutela delle famiglie. E forse la risposta va trovata proprio in Finanziaria”. In Italia poco meno della metà dell’acquisto di abitazioni (il 47,8% nel 2006 in base ai dati dell’Osservatorio Immobiliare) è finanziato con la tecnica del mutuo ipotecario: il capitale erogato con il mutuo ipotecario rappresenta circa il 55% del capitale erogato mediante mutui ipotecari. Secondo l’Adusbef, “per colpa delle banche”, il 91% dei mutui italiani sono a tasso variabile: gli istituti – prosegue l’associazione dei consumatori – hanno “costretto milioni di consumatori, ad accendere mutui a tasso variabile quando, specie nel 2004, i tassi di interesse erano ai minimi storici e non si doveva consigliare o imporre (molte banche non erogavano proprio i tassi fissi) agli utenti bancari, di essere gravati di pesanti prestiti di lungo periodo (30-40 anni) a costi apparentemente più bassi che però, con il rincaro del costo del denaro, solo due anni dopo diventavano sempre più insostenibili”. Il tasso di interesse iniziale medio – emerge dall’analisi dei dati dell’Osservatorio Immobiliare – è passato dal 3,85% del 2004 al 4,47% del 2006, ossia è salito di 0,62 punti percentuali (+16%).

Ma non solo solo le famiglie italiane ad essere in difficoltà per il caro-mutui: i dati diffusi dall’ultimo Bollettino mensile della Bce mostrano come nel terzo trimestre le richieste di finanziamenti per l’acquisto di una casa sono scese del 15%, che si va ad aggiungere alla flessione del trimestre precedente. Ciò in parte è legato – secondo l’Adusbef – all’aumento dei tassi e alle maggiori garanzie richieste dopo la crisi dei mutui subprime statunitensi. E in Germania, la prima economia europea, le cose non vanno meglio: a ottobre 2007 i tedeschi hanno registrato un incremento delle insolvenze del 20% e alla fine dell’anno si potrebbe sforare quota 100.000. Dal 1999 ad oggi sono circa 400.000 i tedeschi che non sono riusciti a onorare i debiti contratti, un quarto solo nel 2006, quando sono state registrate 92.000 dichiarazioni di insolvenza.

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