L’allarme dell’Adusbef, secondo ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, “non va sottovalutato. Nel nostro Paese non dovrà mai esserci una deriva americana”. Il vicepresidente del Prc Senato Tommaso Sodano e il presidente Giovanni Russo Spena ritengono “sia necessario intervenire a tutela delle famiglie. E forse la risposta va trovata proprio in Finanziaria”. In Italia poco meno della metà dell’acquisto di abitazioni (il 47,8% nel 2006 in base ai dati dell’Osservatorio Immobiliare) è finanziato con la tecnica del mutuo ipotecario: il capitale erogato con il mutuo ipotecario rappresenta circa il 55% del capitale erogato mediante mutui ipotecari. Secondo l’Adusbef, “per colpa delle banche”, il 91% dei mutui italiani sono a tasso variabile: gli istituti – prosegue l’associazione dei consumatori – hanno “costretto milioni di consumatori, ad accendere mutui a tasso variabile quando, specie nel 2004, i tassi di interesse erano ai minimi storici e non si doveva consigliare o imporre (molte banche non erogavano proprio i tassi fissi) agli utenti bancari, di essere gravati di pesanti prestiti di lungo periodo (30-40 anni) a costi apparentemente più bassi che però, con il rincaro del costo del denaro, solo due anni dopo diventavano sempre più insostenibili”. Il tasso di interesse iniziale medio – emerge dall’analisi dei dati dell’Osservatorio Immobiliare – è passato dal 3,85% del 2004 al 4,47% del 2006, ossia è salito di 0,62 punti percentuali (+16%).
Ma non solo solo le famiglie italiane ad essere in difficoltà per il caro-mutui: i dati diffusi dall’ultimo Bollettino mensile della Bce mostrano come nel terzo trimestre le richieste di finanziamenti per l’acquisto di una casa sono scese del 15%, che si va ad aggiungere alla flessione del trimestre precedente. Ciò in parte è legato – secondo l’Adusbef – all’aumento dei tassi e alle maggiori garanzie richieste dopo la crisi dei mutui subprime statunitensi. E in Germania, la prima economia europea, le cose non vanno meglio: a ottobre 2007 i tedeschi hanno registrato un incremento delle insolvenze del 20% e alla fine dell’anno si potrebbe sforare quota 100.000. Dal 1999 ad oggi sono circa 400.000 i tedeschi che non sono riusciti a onorare i debiti contratti, un quarto solo nel 2006, quando sono state registrate 92.000 dichiarazioni di insolvenza.
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