di Francesco Gesualdi (Mosaico di pace – maggio 2004)
Le regole scomparse
Si è cominciato a parlare di responsabilità ƒ sociale da quando siamo entrati nellà ¢â‚¬â„¢epoca della globalizzazione. Cioè, da quando le imprese si sono trovate nella libertà ƒ di trasferire la produzione dove i costi sono più bassi, ossia dove la licenza di sfruttare e inquinare è più ampia. Cosà ƒÂ¬ i consumatori hanno scoperto di portarsi a casa prodotti che, pur recando il nome di marche prestigiose come Levià ¢â‚¬â„¢s, Adidas, Nike, Reeebok, di fatto provengono dalla Cina, dalla Romania o dal Vietnam e sono fabbricati da lavoratori che guadagnano salari al di sotto della soglia di povertà ƒ , che lavorano 16 ore al giorno e qualche volta sono ragazzini sotto i 13 anni. Nel caso dei tappeti indiani hanno addirittura scoperto che sono annodati da bambini tenuti in schiavitù. La prima impresa che è stata trovata con le mani nel sacco dello sfruttamento estremo, è stata Levià ¢â‚¬â„¢s nel 1991. Un servizio giornalistico rivelà ƒÂ² che i suoi jeans erano prodotti a Saipan, un isolotto del Pacifico, da ragazze provenienti dalla Cina e fatte lavorare in condizioni indicibili in fabbriche controllate da guardie armate. Per Levià ¢â‚¬â„¢s fu un disastro perchà ƒÂ© aveva costruito la sua pubblicità ƒ sulla sensibilità ƒ sociale, un poà ¢â‚¬â„¢ come faceva Benetton ai tempi di Oliviero Toscani. Per rimediare inventà ƒÂ² i codici di condotta, ossia si impegnà ƒÂ² pubblicamente ad appaltare la produzione esclusivamente a fornitori che a loro volta garantivano il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori.Dopo Levià ¢â‚¬â„¢s, venne il turno di Nike, di Reebok, di Adidas, di Fila, di Umbro e tutte le altre. Ognuna scoperta a rifornirsi da appaltate che violavano le convenzioni fondamentali dellà ¢â‚¬â„¢Organizzazione Internazionale del Lavoro. E ognuna reagà ƒÂ¬ dotandosi di un codice di condotta autoprodotto e autocontrollato. Constatato che senza adeguati meccanismi di controllo indipendente e di correzione delle violazioni, i codici sono poco più di carta straccia, sono stati introdotti i sistemi di certificazione sociale. SA 8000, e gli altri sistemi, sono senzà ¢â‚¬â„¢altro più seri dei codici, ma anchà ¢â‚¬â„¢essi presentano qualche problemino, perchà ƒÂ© il ruolo chiave è giocato dalle società ƒ di certificazione che sono pagate dalle società ƒ che chiedono di essere certificate. Purtroppo, specie in Cina, sono stati denunciati vari casi di aziende certificate che non se lo meritavano.Cosà ƒÂ¬ siamo ancora alla ricerca di un sistema davvero capace di obbligare le imprese a fare cià ƒÂ² che non hanno voglia di fare.
Fino a 20 anni fa le leggi venivano scritte non solo per i cittadini, ma anche per le imprese. Regole e sanzioni per i trasgressori. Ma oggi più nessuno osa parlare di regole perchà ƒÂ© le imprese, che non hanno mai avuto tanto potere quanto oggi, rivendicano la totale libertà ƒ . Una libertà ƒ che vogliono sancire a livello internazionale col famoso MAI, là ¢â‚¬â„¢accordo multilaterale sugli investimenti, dovrebbe riconoscere alle multinazionali la libertà ƒ di entrare e uscire dai singoli Paesi a loro piacimento. La povera Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, che ha elaborato una proposta di codice internazionale da fare rispettare a tutte le multinazionali, si è già ƒ tirata addosso le ire delle più potenti lobby imprenditoriali e sarà ƒ molto difficile che il suo tentativo arrivi da qualche parte.Alla fine scopriamo che la responsabilità ƒ sociale è posta in antitesi alle regole.Peccato che non funzioni.
Il potere dei consumatori
Gli unici che possono obbligare le imprese a non prenderci più in giro sono i consumatori. Solo i consumatori che acquistano consapevolezza del proprio potere e si pongono in una posizione contrattuale con le imprese possono imporre a questà ¢â‚¬â„¢ultime comportamenti più corretti. Gli strumenti si chiamano consumo critico e Campagne di pressione che nella forma più estrema giungono al boicottaggio. Là ¢â‚¬â„¢esperienza dimostra anche che le campagne più efficaci sono quelle organizzate in stretta alleanza con tutte le parti interessate al problema sollevato. Il caso Del Monte insegna. Come molti sanno la Campagna partà ƒÂ¬ nel novembre 1999 a seguito di accuse molto circostanziate: gli avventizi guadagnavano poco più di un dollaro al giorno, quanto basta per comprare appena tre chili di farina di mais; venivano fatti usare pesticidi pericolosi senza le adeguate misure protettive; le libertà ƒ sindacali erano costantemente sotto minaccia; le condizioni igieniche e abitative erano pietose. Ma il Centro Nuovo Modello di Sviluppo non si era limitato alla denuncia: aveva chiamato i consumatori allà ¢â‚¬â„¢azione e poichà ƒÂ© Del Monte risultava di Cirio al 70% era stato chiesto di inviare delle cartoline di condanna direttamente a Sergio Cragnotti, presidente di Cirio. Nel contempo era stato chiesto di indirizzare una cartolina anche a Coop che oltre a essere uno dei principali clienti di Del Monte Kenya, aveva ottenuto la certificazione SA 8000. Una certificazione. che viene rilasciata a chi dimostra di trattare i propri dipendenti nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali, delle leggi e dei contratti e a chi dimostra di essersi attivato per mantenere rapporti solo con fornitori che a loro volta garantiscono il pieno rispetto dei diritti dei lavoratori.In poco tempo arrivarono migliaia di cartoline e la reazione di Coop fu immediata: si rivolse a una società ƒ di certificazione e la invià ƒÂ² in piantagione per verificare le accuse. Gli ispettori confermarono quanto aveva denunciato il Centro Nuovo Modello di Sviluppo e Del Monte venne posta alle strette: o correggeva il suo comportamento, o perdeva Coop come cliente. Di fronte allà ¢â‚¬â„¢aut-aut e alla pressione dei consumatori che si faceva sempre più incalzante, Del Monte promise a Coop di avviare un piano di miglioramento. Ma proprio mentre in Italia dava questo tipo di assicurazione dal Kenya giungeva la notizia che in realtà ƒ le cose stavano peggiorando. Va precisato, infatti, che la campagna era gestita in stretta collaborazione con alcuni sindacati e alcune associazioni del Kenya. Il che metteva Del Monte in condizione di grande debolezza non solo perchà ƒÂ© non poteva imbrogliare le carte, ma soprattutto perchà ƒÂ© la costringeva a subire contemporaneamente due tipi di pressione: quella sindacale in Kenya e quella dei consumatori in Europa. Poichà ƒÂ© la situazione non si risolveva, nel settembre 2000, la Campagna passà ƒÂ² al contrattacco, organizzando in Kenya una serie di manifestazioni dei lavoratori e rilanciando in Italia la pressione dei consumatori. Nel dicembre 2000, Cirio sostituà ƒÂ¬ il direttore della piantagione con un personaggio decisamente più aperto che avvià ƒÂ² immediatamente trattative tecniche col comitato kenyota per concordare un piano di miglioramento. Cosà ƒÂ¬ nel marzo 2001 venne firmato un accordo che da una parte impegnava Del Monte a portare avanti il piano di miglioramento già ƒ avviato e dallà ¢â‚¬â„¢altra impegnava la Campagna a concludere il boicottaggio. Dopo la firma sono state eseguite altre verifiche che hanno confermato il rispetto degli impegni dellà ¢â‚¬â„¢azienda. Tantà ¢â‚¬â„¢è che nel maggio 2003 Del Monte Kenya ha chiesto e ottenuto la certificazione SA 8000. Anche se abbiamo al nostro attivo delle conquiste importanti, dobbiamo dire con altrettanta chiarezza che i consumatori stanno agendo in condizioni di grande difficoltà ƒ . Per questo è urgente che la politica torni in campo se non mettendo delle regole alle imprese, quanto meno creando un contesto più favorevole allà ¢â‚¬â„¢azione dei consumatori. Un aspetto fondamentale sarebbe la trasparenza perchà ƒÂ© solo conoscendo là ¢â‚¬â„¢intera filiera produttiva è possibile effettuare ulteriori indagini e intervenire per richiedere la correzione di eventuali violazioni. Proprio per questo, nel 1999, varie associazioni italiane lanciarono la Campagna Acquisti Trasparenti per richiedere là ¢â‚¬â„¢emanazione di una legge che obbligasse le imprese a dare più informazioni sulle loro filiere produttive, che istituisse unà ¢â‚¬â„¢autorità ƒ di vigilanza con poteri di indagine e creasse un marchio sociale per la qualità ƒ del lavoro. La Campagna non ebbe successo mentre era al governo il centrosinistra e men che mai là ¢â‚¬â„¢avrebbe oggi che siamo governati da un governo di destra. Cià ƒÂ² non di meno rimane una battaglia importante che va rilanciata appena possibile.
Note:
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