I soldi in analisi

Il denaro e i suoi simboli: contributi psicanalitici   

Si dice che Jung alla domanda: “Quando finisce l'analisi?” rispondesse: “Quando finiscono i soldi!” Risposta che era forse qualcosa di più di una battuta.

Non di rado, in taluni individui il campo del “fare” invade indebitamente il campo dell'”essere”, sicchàƒÂ©, per inconscia proprietàƒ transitiva, il valore del loro lavoro tende a coincidere con il valore di loro stessi. — [di Saverio Falcone]


Da un punto di vista puramente oggettivo i soldi sarebbero dunque l'equivalente simbolico generale di ciàƒÂ² che si produce e quelli in nostro possesso corrisponderebbero al sudore della nostra fronte, sarebbero, cioè, una specie di metro di misura sociale del valore del nostro lavoro. Ma giàƒ qui osserviamo come l'anodina oggettivitàƒ del denaro possa rapidamente scivolare nell'oscura soggettivitàƒ del malessere.

Non di rado, in taluni individui il campo del “fare” invade indebitamente il campo dell'”essere”, sicchàƒÂ©, per inconscia proprietàƒ transitiva, il valore del loro lavoro tende a coincidere con il valore di loro stessi.Si tratta di adulti che da bambini sono stati manipolati narcisisticamente dai genitori. Per corrispondere alle attese di genitori frustrati, che vivono i figli come loro appendici con il compito di riscattarli, essi hanno costruito la loro personalitàƒ su un falso SàƒÂ©. In questi casi i rapporti genitori/figli invece che essere fondati sullo scambio di doni (ambito nel quale non vige il potere del denaro) sono concepiti come prestazione/lavoro e giudicati su base meritocratica (si potrebbe parlare di “amore salariato”).

Il prodotto umano finale è un individuo affetto da bassa autostima, da scarsa fiducia in se stesso, alla continua e spasmodica ricerca di ammirazione e di conferme dall'esterno (promozioni, soldi, plausi, scalate sociali) che peràƒÂ², quand'anche arrivano, come finissero in un pozzo senza fondo, non bastano mai a curare le ferite dell'essere. Un circolo vizioso che potrebbe essere interrotto solo a patto che si sposti l'attenzione dall'esterno all'interno, che ci si guardi dentro in profonditàƒ fintantochàƒÂ© non si arrivi a darsi l'autorizzazione a essere se stessi.

Discrimine tra infanzia e vita adulta
Ma, indipendentemente dalle distorsioni patologiche, i soldi sono per tutti carichi di significati simbolici polivalenti e contraddittori. Essi si collocano per cosàƒÂ¬ dire sulla linea di confine tra l'infanzia e la vita adulta. Ciascuno di noi ha con i soldi un rapporto fortemente ambivalente, oscillante tra il regressivo e il progressivo. Per un bambino il denaro che serve per acquistare un giocattolo, visto nella vetrina di un negozio o negli scaffali di un supermercato (la mamma dall'enorme seno pieno di latte), viene dall'albero dei soldi o dal giardino dell'erba voglio. àƒË† una specie di strumento magico per soddisfare i desideri, che ha inizialmente a che fare più con l'infantile “principio di piacere” che con l'adulto “principio di realtàƒ “.

Vuoti affettivi
La sovrabbondanza di giocattoli, i giocattoli costosi spesso surrogano un vuoto affettivo, compensano il senso di colpa di non esserci o di esserci in modo non adeguato da parte dei genitori. Ma dell'affetto non si puàƒÂ² fare a meno. Gli stessi cuccioli di scimmia, costretti, in un famoso esperimento, a scegliere tra il soddisfare la fame o il soddisfare il bisogno di calore affettivo, non esitarono a orientarsi verso la seconda opzione. Quando il denaro diventa un feticcio (per l'avaro, per il prodigo, per il collezionista, per il cleptomane, per il giocatore d'azzardo, per il falsario) vuol dire che esso ha assunto il valore improprio di “oggetto transizionale”, quel tipo particolare di oggetto che dàƒ l'illusione dell'unione-condensazione di due figure in una: quella del bambino e quella del genitore. Questo in parte spiega perchàƒÂ© spesso troviamo nei racconti dei pazienti in analisi episodi di sottrazione di denaro dai portafogli dei genitori. Genitori anaffettivi che cercano di “comprare” l'amore di figli che non amano o non sanno amare da una parte, figli non amati che cercano di ottenere amore “rapinandolo” ai genitori dall'altra sono due facce – è il caso di dirlo – di una medesima “falsa” moneta. C'è un vuoto affettivo incolmabile, ad esempio, tra le cause profonde della cleptomania, la sindrome della coazione a rubare.

La tariffa
Questa premessa spiega perchàƒÂ© la tariffa, che, insieme con la cadenza degli incontri e altro, è uno dei punti del contratto che viene stipulato tra analizzando e analista, lungi dall'essere un fatto puramente tecnico e neutrale, fa parte a pieno titolo del lavoro psicologico dell'analisi, sia all'avvio sia in altre fasi del procedimento. La discussione e la definizione della tariffa assolvono fondamentalmente a due scopi.Il primo: sciogliere l'oscuro viluppo denaro-affetto con la richiesta di un compenso per una prestazione professionale dai tratti ambigui dell'”amore a pagamento”. CosàƒÂ¬, quando talvolta succede che analizzandi, in particolari momenti di rabbia, diano delle prostitute agli analisti, l'interpretazione più profonda che se ne deve dare non è quella di una manifestazione di transfert negativo, di attacco alla figura dell'analista, ma quella, all'opposto, di una iniziale presa di coscienza della distinzione tra l'ambito dell'amore e l'ambito del denaro. (Marx ed Engels nel Manifesto, basandosi sul concetto di alienazione, per molti versi simile a quello psicoanalitico di mistificazione, affermarono che nel mondo occidentale, maschilista e fallocentrico, una prostituta non è altri che una moglie senza i veli dell'ipocrisia.) La figura dell'analista si colloca perciàƒÂ² a cavallo tra un retrocedere (genitore a cui regressivamente aggrapparsi) e un procedere (iniziatore di un rito di passaggio all'etàƒ adulta), tra il mondo degli affetti primari e il mondo della realtàƒ collettivamente condivisa. La brutalitàƒ (crudezza, spietatezza) del denaro è giàƒ di per sàƒÂ© un antidoto contro le tentazioni regressive, i vittimismi nevrotici, le sindromi da indennizzo messi in atto da taluni analizzandi.

Il secondo: misurare l'”indice di motivazione”. I soldi “per” l'analisi rappresentano anche la forza della motivazione con cui si affronta questo lavoro su se stessi. Lo sforzo, la fatica, l'impegno che vi si vuole profondere. Il livello di determinazione, almeno nelle intenzioni, con cui ci si vuole mettere sinceramente in discussione. Essi sono inoltre un investimento, certo rischioso, su se stessi, sorretti dalla fiducia, dall'intuizione che vi sia in ciascuno di noi un Isola del Tesoro da scoprire e che nuove energie psichiche si potranno rendere disponibili alla parte cosciente della personalitàƒ .

Alla luce di quanto detto fin qui la risposta di Jung sulla fine dell'analisi è molto più seria di quanto non appaia a un primo sguardo. àƒË† vero: l'analisi finisce quando sono finiti i soldi, ossia quando nell'analizzando si esaurisce la motivazione profonda a portarla avanti.



Scambiare il denaro con l'affetto è uno dei reati psicologici più grandi. Fare leva su questa intercambiabilitàƒ , con le sordide armi della persuasione occulta massmediatica, significa distorcere le coscienze, mistificare, alienare. àƒË† il gioco delle tre tavolette dei venditori di fumo, dei demagoghi della politica, dei pessimi genitori.

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