LA GRANDE FILIERA COOP SOCIALMENTE RESPONSABILE


Nata dalle imprese cooperative italiane la Coop ha assunto ormai un ruolo e un peso di grandezza tale da farla confrontare alla pari co i colossi della distribuzione internazionale. La presentazione del bilancio 2002 è stata così l’occasione per fare il punto sulla natura, gli obiettivi e le caratteristiche di questa società «nata dalla sinistra».
Un fatturato di quasi 10 miliardi di euro, cresciuto del 7,4% rispetto all’anno precedente – percentuale che si apprezza maggiormente se si tiene presente le difficoltà che l’economia mondiale ha incontrato nello stesso periodo – 47.300 dipendenti e quasi 5 milioni di soci: cifre che dipingono un’azienda in salute.
Ma che insiste nel farsi riconoscere come un’impresa che «garantisce il consumatore» così come il lavoratore al proprio interno.
La «creazione di valore», in quest’ottica, non è il puro «mordi e fuggi» del mercato tradizionale, ma un processo in cui la collaborazaione tra i diversi attori del mercato diventa un elemento chiave di riuscita. Un meccanismo che funzione, sembra, se entro il 2005 è prevista l’apertura di altri 91 punti vendita, tra iper e super-mercati, quasi tutti al centro e al sud. La collaborazione con i fornitori, ha precisato ad esempio il presidente della Coop Italia, Vincenzo Tassinati, «deve essere tesa a agarantire prodotti che rispettino queste tre priorità : sicurezza e completa rintracciabilità , rispetto delle norme di lavoro da parte dei fornitori, rispetto della compatibilità ambientale».
Il disegno, insomma, di «una filiera socialmente responsabile di prodotti alimentari e non», nella definizione di Ernesto Illy, presidente di Centromarca.
Per l’associazione nazionale delle cooperative di consumatori è intervenuto Giorgio Riccioni, mentre un apprezzamento non rituale è stato portato anche da Mons. Giampaolo Crepaldi, in riferimento ai valori della centralità della persona e umana e della solidarietà .

Il manifesto, 27 giugno 2003

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