Unione Europea: acqua in regola entro 2015

(Fonte: Inviatospeciale.com/)

Il bisogno del preziosissimio liquido e’ in crescita costante, mentre i consumi aumentano sia per quanto riguarda la vita dei cittadini che per la produzione industriale.

Nel sud dell’Europa, poi, l’aumento dei flussi ed i conseguente eccessivo sfruttamento delle risorse  ha causato l’infiltrazione delle falde di acqua dolce da parte di acqua salmastra.

Dopo la direttiva quadro dell’Unione emanata nel 2000 i singoli stati aderenti hanno ancora solo 4 anni di tempo per “mettere in regola” le proprie acque.

La strategia di risoluzione dei problemi, tuttavia, non si concludera’ di botto nel 2015 e soprattutto non e’ cominciata con la decisione di 11 anni fa.

Gia’ nella seconda meta’ degli anni ’70 furono emanate numerose norme per fissare gli standard e gli obiettivi in materia di scarichi di sostanze pericolose, acqua potabile, zone di pesca, acque destinate alla molluschicoltura, acque di balneazione e sotterranee, al fine di proteggere la salute umana e l’ambiente.

Nel 1988, poi, sulla base dell’esperienza nel frattempo maturata furono colmate le lacune e di promossero ulteriori misure per obbligare gli Stati a controllare le acque reï¬ue delle zone urbane, i fertilizzanti azotati utilizzati in agricoltura e l’inquinamento causato da fabbriche e stabilimenti industriali.

Nel 2000, infine,  si diede vita alla direttiva quadro, uno degli atti normativi piu’ ambiziosi e completi mai prodotti nell’ambito della legislazione dell’Ue.
A completamento del quadro giuridico sono stati successivamente adottati una serie di atti di legge in materia di inquinamento chimico delle acque superï¬ciali, protezione delle acque sotterranee e modalita’ per stabilire un buono stato ecologico.

La direttiva quadro si sviluppava su alcuni punti centrali: un’azione coordinata per il raggiungimento del “buono stato” di tutte le acque dell’UE, comprese le acque superï¬ciali e sotterranee, entro il 2015; la creazione di un sistema di gestione idrica basato su distretti idrograï¬ ci naturali che si estendono oltre le frontiere regionali e nazionali; la gestione idrica integrata, in grado di riunire all’interno di un unico quadro le diverse questioni relative alla gestione delle risorse idriche; il coinvolgimento attivo delle parti interessate e consultazione dell’opinione pubblica.

Il provedimento riguardava anche le acque sotterranee e tutte le acque superï¬ciali, compresi i ï¬umi, i laghi, le acque costiere e le “acque di transizione”, come gli estuari di collegamento fra zone d’acqua dolce e salata.

Per le situazioni “fortemente modiï¬cate” dall’intervento dell’uomo, come i canali,  i serbatoi o i porti industriali, il documento del 2000 stabiliva un obiettivo meno ambizioso, espresso con il concetto di “buon potenziale ecologico”.

Veniva inoltre razionalizzata la legislazione dell’Unione attraverso la sostituzione di sette direttive della prima fase, quella del ’70, introducendo elementi di ulteriore coerenza nel quadro normativo.

L’attuazione della direttiva finale prevede una serie di cicli di sei anni, il primo dei quali copre il periodo 2009-2015.

Dopo la sua entrata in vigore, i singoli Paesi hanno dovuto provvedere a una definizione geografica dei propri distretti idrografici e a individuare le autorita’ responsabili per la gestione delle acque (2003).

Il passo successivo e’ stata l’analisi congiunta economica ed ambientale (2004), cui ha fatto seguito l’identificazione dei corpi idrici che rischiavano di non raggiungere l’obiettivo previsto per il 2015.

Entro il 2006 gli stati aderenti erano infine tenuti a creare le reti nazionali di monitoraggio idrico.
Nel 2007, con la prima relazione sull’attuazione, la Commissione ha pubblicato una valutazione dei progressi compiuti e nel 2009 e’ stata pubblicata una seconda relazione in cui si valutava lo stato d’avanzamento della creazione delle reti di monitoraggio.

Sempre il 2009 rappresentava anche il termine entro il quale gli Stati membri dovevano elaborare i piani di gestione dei bacini idrografici e i programmi con le misure atte a raggiungere gli obiettivi della direttiva che impone di mettere in “buono stato ecologico e chimico” le acque entro il 2015.

Per raggiungere lo scopo bisognera’ garantire non solo bassi livelli di inquinamento chimico, ma anche sostenere la salute degli ecosistemi acquatici.

La Commissione pubblichera’ la terza relazione sull’attuazione della direttiva entro il 2012, presentando i risultati ottenuti e lo stato delle acque nell’Ue, oltre a un’indagine sui piani di gestione dei bacini idrografici con proposte per il loro miglioramento.

Chissa’ perche’ tutto fa pensare che il documento rilevera’ l’inadempienza del nostro Paese. Non se ne hanno prove, ma chissa’ quali sarebbero le quotazioni sulla piazza di Londra se qualcuno decidesse di scommetterci sopra.

(Tratto da: http://www.inviatospeciale.com/)

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