Martedì 10 maggio il quotidiano La Stampa ha pubblicato quanto riportato dal Wall Street Journal (e ripreso a sua volta da un quotidiano polacco), secondo il quale il Pentagono ha deciso di trasferire in Polonia gli F16 del Gruppo di combattimento in stanza nella base militare Usaf di Aviano, in provincia di Pordenone. Si tratterebbe, se fosse vero (il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto, nelle stesse pagine del giornale italiano, ha risposto di non sapere nulla della questione), di uno spostamento dei cacciabombardieri, che potrebbe essere annunciato durante la prossima visita in Europa (23-28 maggio) del presidente Obama. La Polonia è per l’appunto una delle tappe previste del tour.
La base Usaf di Aviano è rimasta simbolicamente la meta conclusiva della tradizionale Via Crucis Pordenone-Aviano, organizzata dalla diocesi di Pordenone in collaborazione con numerosi gruppi e associazioni del Nordest e giunta quest’anno alla quindicesima edizione. A ricordare le guerre che hanno visto attore protagonisti questa terra, nel corso del tempo.
Sono queste le parole che hanno dato inizio e senso al percorso a piedi (14 chilometri), che ha visto partecipare qualche centinaio di persone, famiglie al completo incluse: «Riflettendo e pregando di fronte a questa gigantesca struttura militare con gli investimenti spaventosi che ha esatto ed esige, intendiamo riaffermare che non è quella la strada da seguire per il futuro dell’umanità, bensì l’alternativa della non violenza attiva di Gesù di Nazaret, di Francesco di Assisi, di Gandhi, di Martin Luther King, Simone Weil, Edith Stein, Etty Hillesum, del vescovo Romero, di don Mazzolari, don Milani, padre Turoldo, padre Balducci, don Tonino Bello, don Diana, don Puglisi, suor Dorothy Stang, il vescovo profeta del Chiapas Samuel Ruiz, da poco salutato da migliaia di suoi indios al termine del suo cammino di giustizia e di pace; e tante altre persone e comunità, Aldo Capitini, Alexander Langer, Danilo Dolci». Chi scrive si permette di aggiungere: Vittorio Arrigoni.
In un clima teso, che vedeva le forze dell’ordine in ansia perché si temevano infiltrazioni anarchiche tra i partecipanti, davanti alla base militare un paio di volte le riflessioni sono state interrotte dalla partenza dei famosi caccia. Le posizioni e gli impegni presi al termine dell’iniziativa sono stati precisi e critici:
«Avvertiamo l’urgenza che il Crocifisso possa riproporre con forza e chiarezza la sua vita e il suo insegnamento di totale disponibilità a una Chiesa in cui troppo spesso prevalgono paura, sottomissione, silenzio, tatticismo, prudenza, rapporti vantaggiosi con il potere economico, politico, militare.
Avvertiamo l’urgenza di liberarLo dall’uso strumentale che ne fa il potere politico concepito e attuato come assoluto, indiscutibile, inattaccabile, ingiudicabile. La declamazione retorica dei valori cristiani da parte di questo potere è solo un’ipocrita e strumentale copertura che lo umilia, proprio perché Lui ci insegna che il potere è servizio.
Avvertiamo l’urgenza di liberarLo dall’uso strumentale che si attua quando – ed è quasi sempre – si tace sulla fabbricazione e la vendita delle armi, in crescente aumento: sulla legittimazione della guerra e sulla sua presentazione con aggettivi e nomi che non ne cambiano la brutale realtà (necessaria, giusta, umanitaria, portatrice di libertà e di pace, eliminazione del terrorismo). E ancora quando nelle celebrazioni dei funerali religiosi e insieme di stato dei soldati morti in guerra non si assume il dolore come proposito di pace, ma si continua a riproporre la necessità della guerra esaltando il sacrificio della vita. E si dimenticano i tanti civili uccisi, a cominciare dai bambini e dalle donne, chiamati cinicamente “effetti collaterali”. Beati coloro che scelgono la nonviolenza attiva e sono ogni giorno artigiani di pace.
Avvertiamo l’urgenza di liberarLo dall’uso strumentale per rafforzare identità chiuse, difensive e aggressive nei confronti dell’altro diverso, dello straniero. (…) La strada su cui siamo incamminati è spazio e luogo di accoglienza, di affermazione dei diritti umani uguali per tutti, di convivenza fra le diversità».
Dopo tanti anni di cammino insieme, questa volta ci ha accompagnato da un altrove Valeria Valpiana. Al suo cuore di pace un affettuoso ricordo.
Cinzia Agostini
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