:::: Matteo Pistilli :::: 15 febbraio, 2010 ::::fonte Eurasia-rivista.org
Per anni i responsabili giapponesi hanno fatto di tutto per nascondere i patti clandestini firmati segretamente con gli Stati Uniti negli anni della guerra fredda, aventi lo scopo di assicurare agli Usa il controllo dell’Asia orientale; tali patti obbligavano il Giappone a far stazionare presso i propri porti armi nucleari statunitensi nonche’ a pagare il costo dell’occupazione militare americana.
Addirittura, nel 1972, dopo aver negato voci attendibili di protagonisti e diplomatici sull’esistenza degli accordi, fu arrestato un giornalista che aveva portato alla luce prove evidenti. Ora la questione torna alla ribalta grazie alla volonta’ del nuovo Governo giapponese, eletto la scorsa estate dopo un cinquantennio di ininterrotto governo liberal-democratico, che a quanto pare vuole farla finita con anni di reticenze e controllo burocratico. In febbraio sono infatti attese le risposte di un gruppo di studio creato ad hoc dal Ministero degli esteri.
Il Governo guidato da Yukio Hatoyama che si sta segnalando fra l’altro per l’indipendenza con cui sta reclamando il trasferimento di una base americana a Okinawa (tanto da aver ricevuto un richiamo ufficiale dal Ministro degli esteri Usa Hilary Clinton), sta spaventando i fautori del patronato Usa in Giappone, che temono un allontanamento di Tokyo da Washington.
Se questa sopravvenuta indipendenza non produrra’ nel medio periodo la temuta fine dell’alleanza fra Giappone e Usa, considerata da questi ultimi una ‘pietra miliare’ per la sicurezza (ossia sicurezza degli interessi strategici Usa) dell’Asia orientale, di certo produrra’ degli effetti culturali e politici non indifferenti. Primo fra tutti bisognera’ ripensare i concetti che impediscono il riarmo nucleare del Giappone quando sara’ evidente che armi nucleari sul suolo giapponese ci sono sempre state e per di piu’ sotto controllo americano. E si porra’ la possibilita’ di revisione della Costituzione ‘pacifista’ imposta dai vincitori della seconda guerra mondiale, oltre che l’eventuale richiesta di eliminazione delle basi militari Usa ancora presenti.
La possibilita’ di raggiungere alcuni documenti non piu’ secretati (ma quanti ancora lo sono?) dara’ la possibilita’ di sapere qualcosa in piu’ su quanto successe subito dopo la fine della seconda guerra mondiale e aiutera’ a capire in che modo fu amministrata la forza americana dipanata nel mondo.
Questo sara’ interessante anche per quanto riguarda l’Italia che nel dopoguerra ebbe, con tutte le differenze del caso, un trattamento per certi versi simile a quello giapponese, con l’istallazione di numerose basi Nato/Usa sia terrestri sia marittime sul proprio territorio, data l’importanza strategica durante la guerra fredda; gli archivi militari e civili, europei ed americani ci diranno sicuramente verita’ in piu’, che in tempi di democrazia (termine piu’ che mai abusato a quanto pare), sarebbero dovute essere di dominio pubblico gia’ da molto tempo, ma che, per gli effetti che potrebbero avere sul sistema di sicurezza statunitense, vengono rese note con reticenza quando non negate.
(Tratto da: http://www.stampalibera.com)
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