I capitali gia’ impegnati

Suggerisco a coloro che sono interessati al social lending di vedere l’intervento di David Roodman su Kiwa. A partire da questa nota poi si trova la risposta di Matt Flannery, direttore di Kiwa.

Di che si discute?
Del fatto che Kiwa propone un modello di social lending specifico per il microcredito, basato su un canale elettronico. Chi si accredita sul sito di Kiwa puo’ vedere vari progetti di microcredito in avvio e decidere su quale investire (con una quota) il proprio risparmio. Il cliente finale descrive il proprio progetto e lo promuove di fronte ai finanziatori. Uno schema di social lending molto chiaro.

Ma la chiarezza e’ in una certa misura simulata. Il post di David Roodman descrive il modo secondo cui i progetti descritti sul sito di Kiwa e proposti al pubblico sono in realta’ gia’ finanziati ed avviati. I progetti sono gia’ partiti e Kiwa in questo modo recupera i capitali precedentemente impegnati.

Trovo questa analisi molto interessante; si aprono nuovi spunti di osservazione. Da un lato si sostiene che Kiwa in sostanza propone una soluzione di marketing raffinata che ha meno meriti di quanto uno superficialmente immagini. Quanto marketing puo’ essere aggiunto su uno schema di social lending ? Una componente di dissimulazione della realta’ e’ certamente presente e questo mi sembra criticabile. Inoltre la soluzione Kiwa non e’ nella sostanza diversa dalla soluzione di cartolarizzare i crediti gia’ concessi. Sono due soluzioni che funzionano da canale scolmatore. Quando il portafoglio prestiti e’ troppo alto si passa a scolmarlo. Come fanno tutte le banche del mondo. I canali scolmatori del portafoglio crediti di una banca (anche nel campo del microcredito) hanno vantaggi tecnici, ma anche pericoli. E’ lo schema intermediate to distribute, che per qualcuno ha responsabilita’ dirette come fattore co-causativo della crisi finanziaria.

(Tratto da: http://www.finansol.it)

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