Le liberta’ di Internet dopo l’aggressione a Berlusconi

DOPO L’ATTENTATO A BERLUSCONI IL ‘POPOLO DI INTERNET’ E LE SUE LIBERTA’:
E’ L’ORA DELL’AUTOCOSCIENZA E DELLA TRASPARENZA

Prevedibile l’attentato di Milano, dopo il clima di ‘odio preventivo’ alimentato dal partito trasversale golpista contro il governo e il Presidente del Consiglio. Prevedibile la reazione del ministro Maroni che dichiara di voler oscurare i siti che quest’odio seminano quotidianamente e a tutto campo. Il problema e’ pero’ stabilire i confini dell’ ‘odio’ , che non possono essere che quelli indicati dal Codice penale, al quale nessun ‘popolo di internet’ (e nessun governo) puo’ ne’ deve sfuggire.

Per il governo di centrodestra il rischio e’ tornare indietro rispetto alla legge 85/2006 (per il testo della legge vai sul sito 21e33.it) da esso stesso varata, che ha depenalizzato o ridotto significativamente le sanzioni per tutta una serie di reati di opinione e ‘vilipendi’ ereditati dalle precedenti legislazioni e, in alcuni casi, addirittura dal codice Rocco. E ci sara’, questo e’ sicuro, qualche ‘potere forte’ che approfittera’ dell’attentato di Milano di cui esso stesso potrebbe aver gioito e beneficiato, per trascinare il centrodestra in questa direzione, vale a dire l’imbavagliamento a tutto campo, del libero dissenso in rete.

Per il cosiddetto ‘popolo di internet’ (che non esiste, perche’ internet e’ campo di azione di tantissimi cittadini onesti dalle diversissime opinioni, ma anche di criminali che nascosti quasi sempre nell’anonimato, e facendo leva su una strumentale ‘liberta’ di opinione’ diffamano, istigano a delinquere e esaltano gesti criminali), il rischio e’ l’arroccamento sullo status quo, che e’ assolutamente insostenibile, inaccettabile ed e’ anzi l’altra faccia, speculare, delle minacce liberticide contro la liberta’ di opinione in rete. Per il cosiddetto ‘popolo di internet’, insomma, e’ sempre piu’ urgente un’operazione di autocoscienza che divida cio’ che e’ lecito, giusto e va difeso, e cio’ che e’ inaccettabile .
E dunque:

1) Al di la’ delle difficolta’ tecnico procedurali da risolvere, i siti web non possono sfuggire a quanto previsto dai codici penale e civile: la battaglia per la liberta’ di opinione va condotta, in ogni paese, su questo terreno e non rivendicando una ‘liberta” senza limiti e senza regole in rete, che pretende di mescolare, per fare alcuni esempi limite, pedofilia e pornografia, revisionismo storiografico e razzismo, critica radicale e diffamazione, polemica politica e istigazione a delinquere o addirittura minacce di aggressione e di morte.

2) Il vero pericolo per internet – come tutti i veri dissidenti sanno – non viene affatto da una sacrosanta regolazione del fenomeno da parte di quale che sia governo, ma dai grandi gruppi privati che esercitano – secondo una sorta di ‘diritto feudale’ – una loro arbitraria e illegittima ‘giustizia privata’: forme di ricatto indiretto, improvviso oscuramento di pagine web non gradite ma assolutamente lecite in base alla legislazione del paese in cui vengono redatte, atti di ‘hackerismo’ ‘dall’alto’ che trasformano il presunto automatismo di server e provider in vera e propria politica di repressione e di diminutio delle ‘voci fuori dal coro’. La chiusura nemmeno annunciata da parte di Facebook di diversi siti che si occupano di Medio Oriente e’ uno dei tanti esempi possibili, che quanto meno induce all’autocensura chi volesse riaffacciarsi, post censura subita, su questa piattaforma frutto di una geniale invenzione di Zuckerman & C.. I governi non solo hanno il diritto di applicare a internet i codici vigenti nei paesi di cui sono alla guida (e se tali codici sono illiberali, su questo terreno va combattuta la battaglia), ma devono imporre ai grandi gruppi privati transnazionali – esattamente come si sta tentando di fare con i ‘paradisi fiscali’ sul terreno finanziario – il rispetto della liberta’ di opinione e, peraltro, il rispetto della stessa autorita’ giudiziaria che sola, sulla base di leggi varate dall’autonomo potere legislativo, ha facolta’ di distinguere fra quel che e’ dissenso politico, ideologico, storiografico e quel che e’ reato. E’ da notare al proposito che lo stesso Facebook che chiude siti invisi al signor Zuckerman, fa circolare spesso in forma anonima diffamazioni, istigazioni a, o esaltazioni di, gesti criminali.

3) Nella rete bisogna promuovere la trasparenza: bisogna insomma applicare anche a internet le leggi sulla stampa , possibilmente abbassando l’eta’ richiesta per la responsabilita’ legale di siti e pagine web, in modo da favorire il pieno uso della rete da parte dei piu’ giovani. Comunque ogni sito deve avere un responsabile ai sensi della legge sulla stampa . Se questa fosse in un determinato paese troppo restrittiva, e’ su questo terreno che va combattuta la battaglia per la sua liberalizzazione. Terreno che in Italia e’ comunque ampiamente praticabile da tutti.

4) I commenti anonimi vanno aboliti o quanto meno scoraggiati e ridotti al minimo. Chi accettasse dentro il suo sito ospiti anonimi – i cui ‘commenti’ consistono spesso in frasette e battute demenziali, che sviliscono l’autorevolezza e la professionalita’ dello stesso sito – deve assumersene la responsabilita’. La locuzione ‘non siamo responsabili ” e’ una affermazione forse valida nella giungla di Tarzan, ma senza senso e offensiva in un paese civile. Alle volte peraltro, alcuni siti utilizzano i commenti anonimi come una forma di riequilibrio e di compromesso per ospiti ‘troppo’ fuori del coro, che abbandonano al linciaggio gratuito di gruppi organizzati, forse prezzolati da poteri forti, comunque pericolosi e ostativi per la vera liberta’ di opinione in rete.
La deriva che si e’ sviluppata su questo specifico terreno dell’anonimato in internet e’ molto pericolosa: le minacce di morte contro Berlusconi sono circolate a migliaia proprio grazie a questo meccanismo terroristico. Ma la domanda e’ questa: se anziche’ di ‘migliaia’ di persone, si trattasse di gruppi molto piu’ piccoli e agguerriti che utilizzano piu’ nicknames per diventare virtuale ‘maggioranza’ su internet, e dunque cosi facendo creare progressivamente una effettiva maggioranza nelle piazze? Questo e’ il punto, questo e’ l’aspetto assolutamente negativo di uno strumento – internet – che resta un formidabile strumento di liberta’ e di liberazione per tutti i cittadini. Scrollarsi di dosso la pidocchieria anonima e’ passo necessario e consustanziale alla difesa della vera liberta’ in rete: non sarebbe male, ed anzi sarebbe auspicabile che l’autorita’ giudiziaria incaricasse la Polizia postale di svolgere accurate e sistematiche indagini per individuare chi si nasconde vigliaccamente nell’anonimato non per difendere la propria liberta’ (non siamo nel Cile di Pinochet!) ma per aggredire quella degli altri, parlamentari di opposizione e di governo compresi.

(Tratto da: http://www.ariannaeditrice.it)

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