Maria Grazia Marzot, prima studiosa ammessa all”istituto biblico pontificio, è malata di sclerosi multipla. «Clandestina? Colpa di un cavillo»
Sulle colline di Orvieto in una casa solitaria su un cucuzzolo c”è una donna paralizzata dalla sclerosi multipla che ha bisogno, nei momenti di crisi, perfino che le soffino il naso. Non è facile vivere, se devono soffiarvi il naso. Ma la rumena che badava a lei, col nullaosta già ottenuto e il contratto pronto, ormai tutte le carte in ordine, «Scusi l” equivoco, signora», è stata espulsa e scortata all”aereo come una delinquente. Erano dispiaciuti, i carabinieri. Tanto dispiaciuti. Ma la legge è legge. E così l”anziana disabile è rimasta sola.
Completamente sola, lassù fuori dal mondo. Da quasi quarant”anni che Maria Grazia Marzot sa di avere la sclerosi multipla, una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale che porta progressivamente alla paralisi «Me la diagnosticarono quando avevo solo 28 anni. Praticamente ho resistito così tanto, a questo degradazione da diventare un caso clinico. Non è donna da lasciarsi abbattere facilmente. Appassionata di teologia, è stata la prima domina accettata al Pontificium Institutum Bibljcum di Roma, ha proseguito gli studi a Tubinga con il teologo cattolico Hans Kung e il protestante Ernst Kaseman, ha vissuto trentasei anni (metà dei quali come moglie un ex prete anglicano padre di sette figli) a Boston dove ha preso il Ph.D. in Sociologia e Antropologia e dove ha poi insegnato in vari posti, dalla Harvard Medical School alla Massachusetts University. Insomma, una vita intensa. Al che, smesso di insegnare, ha reinventata una nuova vita come pittrice e per una decina di anni prima che la malattia l”avesse vinta costringendola prima al bastone, poi alle stampelle e infine alla carrozzina aveva vissuto in una cooperativa di artisti guadagnandosi da mangiare con la vendita dei quadri. Finché neppure la voglia di vivere e il cocciuto ottimismo le han più permesso di restare in America: «Troppe spese, per quel sistema sanitario». Ed è tornata in Italia per sistemarsi nella casa comprata anni prima su una collina di Allerona, a nord di Orvieto, dove si arriva dopo mille curve e vari chilometri di strada sterrata. Una casetta isolata, attrezzata per una disabile testardamente decisa a pesare il meno possibile sugli altri. Pochi mobili e studiati apposta per chi sta
inchiodato su una carrozzina elettrica, un piccolo montacarichi per salire in camera, qualche leggio qua e là per posare i libri, troppo faticosi da tenere in mano. Libri tra i quali c”è anche la raccolta «Elegie duinesi» di Rainer Maria Rilke, che Maria Grazia Marzot ha tradotto dal tedesco per Crocetti. Fino a qualche mese fa, con enormi sforzi, riusciva ancora ad arrangiarsi. Poi ha dovuto rassegnarsi. Non poteva più lavarsi da sola, né farsi da mangiare, né portare il cibo alla bocca o suonare un campanello, nei momenti di maggiore debolezza. E dopo aver avuto due domestici sudamericani (messi in regola, sempre) ha assunto una donna. Meglio: ha provato ad assumere una donna. Ed è lì che è andata a scontrarsi con la legge Bossi-Fini. Tema: affidereste la vostra vita, fin nelle pieghe delle cose più personali ed intime, a una persona mai vista prima, assunta a centinaia di chilometri di distanza e magari del tutto ignara dell”italiano? No. E così lei ha fatto: ha offerto ospitalità , segnalando la cosa ai carabinieri come prescrive la legge, a un rumeno (Georghe Anghel, in regola con un contratto stagionale in una vicina azienda agricola) e alla moglie Ileana, entrata provvisoriamente con un visto turistico: «Le mansioni assistenziali comportano una intimità tra assistito e assistente che richiede un minimo periodo di prova. Solo che questo periodo non previsto dalla legge». Una forzatura delle regole? D”accordo. Ma ovvia, nel caso di una disabile che si consegna a una persona che diventerà «le sue mani e le sue gambe». Tanto più in un caso così, dove il breve periodo di reciproca conoscenza è stato immediatamente seguito dalla richiesta di regolarizzazione. Negata: «La fila in questura era cominciata alle 3 di notte e all”intera provincia di Terni era stata assegnata la quota di 28 posti di lavoro. Così che delle 1.300 richieste solo 28 hanno potuto essere soddisfatte. La mia non era tra queste». Una vergogna. La legge, spiega l”avvocato Alessandra Ballerini che sulle contraddizioni della «Bossi-Fini» ha scritto un libro, non prevede eccezioni: «Chi assume una badante deve seguire le stesse procedure di chi assume un muratore. Ma il muratore sta in cantiere, la badante ce l”hai in casa 24 ore su 24. Solo ora nel Veneto grazie a un accordo tra Regione, Patriarcato e Ministero, hanno aperto uno spiraglio con l”apertura fuori quota a cento badanti. Che la Caritas potrà abbinare una ad una alle persone giuste». Un progetto da plauso. Anche sotto il profilo economico: solo nel Veneto le badanti sono 15 mila e ciascuna evita alle casse pubbliche un esborso medio di 20 mila euro l”anno. Totale del risparmio: 300 milioni di euro. Seicento miliardi dl vecchie lire.
Nonostante l”assenza, in Umbria, di una simile opportunità , Maria Grazia era riuscita comunque, date le sue condizioni di totale dipendenza, a ottenere il nullaosta per assumere Ileana Anghel. Doveva solo trovare chi garantisse per lei: le sue pensioni, compresa l”invalidità , non bastavano. Nessun problema: garantivano il fratello Marzio, grande fotografo e marito di Maria de Lourdes Jesus, e la sorella Vera, che è stata la costumista di film come «La caduta degli dei» di Visconti, «Matrimonio all”italiana» di De Sica o «Il vigile» di Zampa. Nuova conferma: «Adesso è tutto a posto. Le spediamo l”autorizzazione». Felice, Ileana ha prenotato il pullman per tornare in Romania da dove dovrà tornare stavolta col permesso di soggiorno. Ma ecco che alla vigilia del giorno fatidico, alle sei di mattina, l”ora delle irruzioni nei covi camorristi, arrivano i carabinieri, accusano la docente disabile di ospitare una clandestina, si prendono Ileana e se la portano via. Ogni obiezione è vana. Il tentativo di trovare un rattoppo in extremis in questura e poi dal giudice di pace, fallisce: la macchina burocratica or- mai è In moto. il pomeriggio stesso la pericolosa clandestina viene messa sull”aereo e rispedita a Bucarest dove le autorità locali, che non vogliono grane con l”Italia, sequestra no il passaporto a tutti i rimpatriati. Lei compresa. E” passato un mese, da allora. Maria Grazia Marzot ha tenuto duro, accettando anche l”umiliazione di essere lavata e cambiata e imboccata dal marito di Ileana il cui contratto si avvia a scadere. Ogni giorno le dicono: forse domani, forse domani, forse domani…
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