
Il sindaco di Rimini è decaduto in quanto ineleggibile perché primario nell’ospedale comunale. Un consigliere di circoscrizione a Milano è decaduto in quanto ineleggibile perché portiere in uno stabile comunale. Invece un tizio concessionario dello Stato per tre tv nazionali è eleggibilissimo e, finché resta all’opposizione, non è in conflitto d’interessi. Lo sarà solo se, grazie alle sue tv, tornerà al governo. Poi potrà risolvere comodamente la faccenda parcheggiando le azioni in un blind trust o abolendo la legge che gli impone di farlo. Questo prevede, in sintesi, il ddl sul conflitto d’interessi voluto da Dl, Ds, Prc e Boato.
In commissione Affari costituzionali, il giurista Orazio Licandro del Pdci, sostenuto dai dipietristi e dalla sinistra ex-Ds, ha proposto una soluzione a tenaglia, in due fasi.
La prima riguarda le cariche elettive (parlamentare, consigliere regionale, provinciale, comunale, sindaco, presidente di provincia e regione): ineleggibilità per chiunque possegga grandi imprese, tv, radio, giornali e si candidi partendo avvantaggiato sugli altri candidati. Come i candidati devono presentare la dichiarazione antimafia, altrimenti la Corte d’appello li cancella dalla lista, così l’imprenditore o l’editore deve vendere tutto in anticipo. Altrimenti non può esser eletto, dunque non si candida.
La seconda fase riguarda le cariche non elettive (premier, ministro, sottosegretario, assessore): incompatibilità in caso di possesso di beni superiori a una certa soglia. Anche il ddl Franceschini-Violante passato in commissione prevede l’incompatibilità per le cariche di governo (nulla invece per quelle elettive). Ma, diversamente dalla proposta Licandro, non contiene sanzioni. Poniamo che Berlusconi torni premier senza vendere le aziende né conferirne le azioni al blind trust. A questo punto – dice la legge dell’Unione – l’Antitrust accerta il conflitto e gli intima di rimuovere la causa di incompatibilità o rinunciare alla carica. Se lui tace, è come se optasse per i suoi interessi e dunque il Garante comunica alle alte cariche dello Stato la sopraggiunta incompatibilità. Ma qui casca l’asino: non è previsto alcun automatismo di decadenza. Chi è incompatibile può restare premier, o ministro, senza che nessuno possa farci niente. I suoi atti saranno nulli e inefficaci se parteciperà al voto, ma basterà che si astenga uscendo dalla stanza, e saranno validi. Si crea un nuovo Limbo, dopo quello appena abolito dal Papa. La parola «decadenza», nel testo varato venerdì, non compare mai. Scusa ufficiale: la Costituzione non prevede la revoca dei ministri (come ogni cosa non prevista fosse vietata).
Ricapitolando: chi è in conflitto d’interessi può essere eletto; se riceve incarichi di governo, deve girare le azioni al blind trust; se non lo fa, non c’è modo di sloggiarlo. Naturalmente Berlusconi si finge disperato, aiutando chi ha concepito questa barzelletta a spacciarla agli elettori per una legge draconiana. E chi dissente è un pericoloso agitatore di «sinistra radicale».
Fossero vivi Sylos Labini e Galante Garrone, saprebbero bene come qualificare questa pantomima. Ma, anche da morti, sono molto più vivi di tanti morti viventi.
Marco Travaglio
Be the first to comment on "Bluff-trust, la barzelletta dell’ineleggibilità"