
Il fatto che la Rai acquisti questi “format” e d’ora in poi dovrebbe farlo foraggiando direttamente Mediaset (che è la nuova proprietaria di Endemol), segna una crisi di identità e soprattutto la crisi del ruolo di SERVIZIO PUBBLICO, che da tempo è degenerato in SERVIZIO AI PARTITI POLITICI con la feroce spartizione di direttori, capi struttura,consiglieri di amministrazione, tutti di nomina politica e non per capacità, e ulteriormente modificata geneticamente in quanto non produce in proprio i programmi di interesse generale, ma si fa risucchiare in una concorrenza con la TV privata per rimbambire e omologare i cittadini con isole dei famosi e grandi fratelli.
Da tempo sostengo che la RAI, in quanto realizzata con denaro pubblico, e finanziata annualmente dal canone, è di proprietà dei cittadini. Deve ottenere lo “status” di “public company” e il direttore generale, con il potere di nominare il consiglio di amministrazione, deve essere eletto ogni 5 anni, in concomitanza con le elezioni politiche, dai cittadini con bollettino del canone pagato alla mano.
Tutto questo deve avvenire con la stessa tempistica delle elezioni politiche, con tanto di campagna e primarie, affinché i cittadini decidano il nome e il programma più vicino alle loro esigenze, ma con il limite che questo forte potere decisionale possa durare solo una legislatura e quindi non rieleggibile.
Bisogna passare dalla dittatura autoreferenziale dei partiti, che godono tutti della massima visibilità elettorale controllando la RAI, alla democrazia dei cittadini, i veri azionisti RAI, che sceglieranno chi considerano il miglior rappresentante della loro visibilità e dei loro problemi.
Berlusconi si è messo sotto i piedi la democrazia acquisendo una enorme visibilità grazie all’uso spregiudicato delle sue Tv, dei suoi giornali, delle sue case editrici, calpestando ogni elementare “par condicio” con i suoi avversari, complice una sinistra senza identità che non è stata capace di porre in modo serio la ineleggibilità di chi parte così enormemente avvantaggiato rispetto agli altri.
Portare la RAI a difendere e rappresentare i cittadini azionisti, è banalmente ciò che è dovuto ai legittimi proprietari, e l’attuale situazione è uno scippo partitocratrico, uno spreco di denaro, una omologazione sulla Tv commerciale, una spartizione di sottogoverno di posti e favoritismi.
Varrebbe la pena che le forze antagoniste mettessero in piedi una campagna di rivendicazione e di lotta in questa direzione, senza se e senza ma, da condurre tenacemente fino alla vittoria!
Grillo e Dario Fo potrebbero essere i padri nobili di questa iniziativa e proporre un “MANIFESTO” in questo senso.
Ricordiamo che il partito radicale, con l’1% dei voti, su temi assai più impegnativi e contrastati (divorzio e aborto) portò vittoriosamente a casa le leggi che li regolano.
Paolo De Gregorio
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