Il prestito senza interessi e le valute a interesse negativo

Un tempo il sistema monetario soddisfava i bisogni commerciali delle grandi industrie. Ma oggi meno del 5% del commercio riguarda il mondo reale di beni e servizi: il resto e' speculazione valutaria, che cresce a un ritmo del 15% annuo e non e' neppure tassata! (e' stata proposta la Tobin Tax, ma una valuta a interesse negativo la renderebbe inutile).
In Svezia la Banca JAK ha piu' di 20.000 clienti che non sono soggetti a tasso d'interesse e pagano soltanto le spese amministrative.


Il trucco sta nei “punti di risparmio”: non sono dati solo dalla somma di denaro presente sul conto, ma anche dal tempo di permanenza, e sono misurati in euro/mese (corone/mese in Svezia). Normalmente si puo' chiedere un prestito solo fino alla cifra di euro/mese che si e' riusciti a risparmiare. Ma si puo' ottenere fino a otto volte di piu' se si continua a risparmiare mentre si restituisce il prestito. Gli euro/mese risparmiati devono corrispondere a quelli restituiti: in questo modo si costruisce un fondo che dev'essere alimentato fino alla restituzione totale del prestito. Questo equilibrio tra prestiti e risparmi isola sia la Banca JAK sia i suoi clienti dalle crisi del mercato monetario. Non si e' toccati in alcun modo dal tasso di interesse praticato a livello nazionale.
 
Il movimento JAK nacque in Danimarca negli anni Venti e le banche JAK hanno aumentato la prosperita' in tutti i luoghi in cui sono state introdotte. Le banche tradizionali fanno di tutto per eliminarle, perche' il movimento minaccia la sorprendente concessione che la societa' fa alle banche: quella di creare denaro e tenere per se' gli interessi. Ma la banca svedese JAK ha escogitato una formula che si sta diffondendo e che il sistema difficilmente riuscira' a fermare.
 
Ma cosa succede se ampliamo gli orizzonti? Dopotutto questo libro ha criticato duramente l'interesse. Bernard Lietaer, considerato il maggior commerciante di valute del mondo, suggerisce che servirebbe non una valuta a interesse zero, ma addirittura a interesse negativo: quest'ultima potrebbe aumentare di molto il giro d'affari.
 
La nostra valuta, su cui grava l'interesse, obbliga le imprese a fare investimenti di breve periodo; se non si ha bisogno di un prodotto fino all'anno successivo non lo si mette in produzione: il valore del denaro cresce piu' in fretta del tasso di inflazione.
 
Grazie all'attualizzazione dei flussi di cassa, una tecnica usata da tutti i promotori finanziari, un onere ripartito su dieci anni costa un terzo della cifra che costerebbe oggi. Se un'impresa decide di essere coscienziosa, investendo per il futuro, qualche sciacallo avido di beni la fagocitera'. L'aumento di valore della valuta porta alla speculazione, non all'investimento in beni reali. Ma se una valuta perde costantemente valore (valuta a interesse negativo) e' vero il contrario. Per esempio, se siete convinti che i dispositivi fotovoltaici o le celle a combustione avranno molto mercato tra dieci anni, prima avviate un'industria e meglio e'. Farlo vi costera' molto di piu' tra qualche anno, perche' la vostra valuta si sara' svalutata. Quindi la valuta a interesse negativo favorisce gli affari e la programmazione a lungo periodo, incoraggiando le persone a mantenere la loro proprieta', e non puo' essere usata per la speculazione.
 
Un tempo il sistema monetario soddisfava i bisogni commerciali delle grandi industrie. Ma oggi meno del 5% del commercio riguarda il mondo reale di beni e servizi: il resto e' speculazione valutaria, che cresce a un ritmo del 15% annuo e non e' neppure tassata! (e' stata proposta la Tobin Tax, ma una valuta a interesse negativo la renderebbe inutile).
 
Nazioni, industrie e banche sono impotenti di fronte a questa speculazione. Si basa sull'instabilita', altrimenti il meccanismo non produrrebbe profitto. La speculazione valutaria, una sorta di cancro al cuore del nostro sistema. Prevedibilmente, le grandi imprese non amano commerciare in queste valute instabili, quindi un quarto del commercio mondiale ha gia' riscoperto il baratto.
 
La Pepsi, per esempio, si fa pagare i profitti del mercato russo con la vodka; la Francia costruisce centrali nucleari in cambio di petrolio. Questo ritorno al baratto e' certamente un'ammissione della sconfitta degli economisti fanatici ed e' tempo che essi comincino a pensare a meccanismi che siano utili al mondo reale.
Le valute a interesse negativo in passato sono state utili a civilta' fiorenti, come la Dinastia Ming, l'Antico Egitto, l'Europa dei secoli X-XIII (l'epoca delle cattedrali) e oggi e' piuttosto probabile che le imprese ricerchino la stabilita' di una valuta a interesse negativo per sfuggire al carosello degli speculatori.

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