di Victor Grossman – 5 aprile 2013
Il volto di Angela Merkel di solita mostra un’espressione piuttosto schietta, amichevole, quasi benevola, che si accorda con le sue parole schiette e benevole. Ma in rari momenti in cui non si sorveglia, dicono alcuni, si colgono delle sembianze molto dure che si accordano, sempre raramente, con parole che sarebbe arduo definire benevole, come la sua seccata affermazione che Cipro stava “esaurendo la pazienza dei suoi partner europei”. Sì, Angela può seccarsi e perdere la pazienza, soprattutto con quelle terre e quei leader irresponsabili del Sud così riluttanti a sopportare da uomini la quota necessaria dei loro oneri.
Tali oneri comprendono tagli agli stipendi e ai salari governativi, amputazione dei diritti previdenziali, lasciar crescere i prezzi dei beni di prima necessità, stare a guardare la disoccupazione mentre esplode tagliando contemporaneamente i mezzi per aiutare quelli che ne sono colpiti e privatizzare elementi chiave dell’economia, svendendoli ai migliori offerenti, o a quelli più favoriti. L’assistenza ospedaliera e all’infanzia deve essere ridotta, le scuole essere ridotte alla fame? Tali prezzi devono essere pagati se le economie devono essere salvate “nel quadro dell’euro”. E’ l’Austerità, la parola d’ordine magica della Merkel per la ripresa economica.
Ma per un numero sempre maggiore dei destinatari, tali soccorsi e tale ripresa sono peggiori dei pericoli e dei mali che già stanno attraversando. E’ per questo che gente furiosa da Lisbona, all’estremo ovest d’Europa, a Nicosia, nella Cipro all’estremo est, con in mezzo Roma e Atene, compresa anche gente della settentrionale Dublino scrive aspri commenti su manifesti a proposito della Germania o scarabocchia baffetti alla Hitler sul volto così amichevole e sorridente della Merkel.
Un dirigente bancario cipriota ricorda una riunione a Bruxelles del 2001 quando la Merkel, il presidente francese Sarkozy, il boss del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde e i leader di destra dell’Unione Europea Juncker e Barroso presero decisioni sulla Grecia e sull’ancor più inerme Cipro che hanno determinato gli sviluppi sino al momento attuale. Come riferisce l’International Herald Tribune: “Nei tre anni dall’inizio della persistente crisi europea del debito esplosa inizialmente in Grecia, governi e cittadini dei paesi colpiti più duramente si sono infuriati per il fatto che le decisioni assunte a Bruxelles hanno prestato scarsa attenzione ai loro interessi e sono state dettate dagli interessi economici e dai cicli elettorali della Germania (17 marzo 2013, pag. 19).” Parlando di tale trattamento, soprattutto da parte dei tedeschi, un esperto cipriota ha mugugnato: “E’ stata una cosa molto brutale, simile a una guerra”.
Manifestazioni gigantesche hanno prevenuto il piano originale di tassare i conti bancari di tutti, persino dei più poveri, per pagare i debiti dei banchieri. Ma ci si aspetta che il piano modificato, anche se meno estremo, tagli per anni il livello di vita dei ciprioti. Paura e rabbia sono in aumento.
E’ vero, gli euro rendono la vita più facile a chi viaggia in gran parte dell’Europa; nessun cambio di moneta, nessuna necessità di calcolare, mentalmente o elettronicamente, quanto costa quella carne o quel paio di scarpe nella propria moneta. Ma impedendo che ciascun paese modifichi i propri tassi di cambio per adattarli alla propria situazione, l’euro li costringe, deboli o forti, in un unico stampo dalla forma di un vero e proprio strudel tedesco.
L'”euro stabile” va bene per i grandi esportatori, come la Germania, non per gli altri. E nemmeno per tutti i tedeschi. Che si tratti di auto Volkswagen, di carri armati o di chimica della Bayer, forzare esportazioni che vincano in prezzo quelle dei concorrenti richiede di tenere basse le paghe e le altre indennità in patria. Anche se la media dei disoccupati è solo al 5,4%, ci sono comunque tre milioni senza lavoro e un gran numero degli “occupati” lo sono in lavori incerti, temporanei, spesso “collocati” da agenzie private la cui attività consiste nell’imbrogliarli, o lavorano a paghe così basse che devono continuare a rivolgersi all’assistenza statale per sopravvivere. A parte queste agenzie private, un’altra istituzione sta facendo affari tragicamente rapidi: la rete di dispense alimentari per i poveri, solitamente piena fino al limite … di gente affamata. I lavori regolari, costanti a paghe decenti stanno diventando sempre più difficili da trovare.
Per nulla difficile da trovare nei telegiornali è l’uomo sulla sedia a rotelle, Wolfgang Schaeuble (si pronuncia ‘Scio-ible”). Un personaggio duro, che è sopravvissuto a un tentativo folle di omicidio nel 1990 che lo ha lasciato paralizzato dal busto in giù, detiene quasi il record di longevità nella politica tedesca e ha avuto una gran varietà di incarichi chiave di destra. Da ministro delle finanze dal 2009 e ombra della Merkel nei negoziati internazionali è stato definito “l’uomo più pericoloso d’Europa”. E’ un potente principale produttore di accordi feroci che decidono i destini di Grecia, Cipro o di qualsiasi altro paese nei guai. Molti incolpano le sue politiche per i disastri in entrambi i paesi. Quando Schaeuble ha affermato che l’accordo di Cipro che aveva contribuito a far approvare poteva essere un “modello di business” per altri paesi, persino il placido ministro degli esteri Asselborn dello stabile piccolo Lussemburgo si è adombrato: “Ho un’enorme difficoltà a digerire quell’espressione, ‘modello di business’,” ha affermato; non voleva che nessuno gli ordinasse che cosa doveva fare, e meno di ogni altro il ministro tedesco delle finanze Schaeuble (Focus, 26.3.2013).
In Germania gli sforzi di Schaeuble sono diretti al pareggio di bilancio, accada quel che accada. Per ottenerlo vuole tagliare 3,5 miliardi di euro dai fondi per la sanità, 1,5 miliardi in più di quanto programmato in origine. “Risparmi costanti, a lungo termine e crescita non si escludono reciprocamente”, ha affermato, aggiungendo: “E’ un segnale forte per l’Europa”. Parecchio simile al deputato Ryan!
Il suo obiettivo principale, secondo un’intervista al New York Times del novembre 2011, è l’unione politica dell’Europa, e con tale intento “egli considera i tumulti [del mercato] non come un ostacolo, bensì come una necessità”: “Possiamo conseguire l’unione politica solo se abbiamo una crisi”.
Due cose del passato di Schaeuble meritano di essere ricordate. Nel 1999-2000 è stato implicato in un gigantesco scandalo relativo a somme donate segretamente (e illegalmente) al suo partito, l’Unione Cristiano-Democratica, da un commerciante d’armi potente e molto corrotto. Nessuna fognatura sarebbe all’altezza dei metri cubi di merda che furono scoperti; in conseguenza Helmut Kohl, totalmente compromesso, dovette lasciare la presidenza del partito. Schaeuble ne prese il posto ma dovette presto lasciarlo e cedere il passo a una giovane dell’Est ancora immacolata, Angela Merkel. Schaeuble non è mai stato processato né punito per tutta la corruzione, gli spergiuri e le diffamazioni del caso. Oggi, poiché la Merkel non ha motivo di temere la sua rivalità (ha già 71 anni) i due sono, almeno esternamente, una squadra.
La stella di Schaeuble ha brillato anche dieci anni dopo; o, piuttosto che una stella si è trattato di un “buco nero” divoratore di ogni cosa? Nel 1990 è stato lui a negoziare l’incorporazione della Repubblica Democratica Tedesca, la GDR, nella Germania Ovest e, con l’aiuto di corrotti complici dell’est, ha assicurato che ogni traccia di industria nazionalizzata, ogni residuo del sistema sociale un tempo così generoso, anche l’intero sistema mediatico, accademico, amministrativo e giudiziario, sì, qualsiasi cosa e ogni cosa con un minimo sentore di socialismo, fossero risucchiati e eliminati. Nella GDR del 1989 c’erano quasi dieci milioni di posti di lavoro; quattro anni dopo ne restavano solo poco più di 6 milioni. La formula di Schaeuble per la GDR è stata modificata per i vicini dell’Unione Europea. Vero, nessuno di essi può essere in alcun modo sospettato di essere socialista. Ma farebbero meglio a neppure sognarsi di muoversi in quella direzione! Quella, secondo me, è la funzione principale di tale organizzazione, con squadre occhiute, come quella Merkel-Schaeuble, nelle torri di guardia. Portogallo, Spagna, Grecia, Cipro, Italia e tutti gli altri: nessuno deve marciare fuori passo!
***
La Germania ha ancora qualche scandalo nuovo di tanto in tanto, con echi del passato a molti decibel. E’ stato nel novembre 2011 che abbiamo appreso dell’assassinio a sangue freddo di 8 dettaglianti turchi, uno di origini greche, e di una donna poliziotto, e di un’esplosione che ha ferito più di 20 persone, prevalentemente di origini turche, e di 15 rapine in banca a mano armata. La vicenda da allora è rispuntata e scomparsa periodicamente dai media, con comitati investigativi di vario livello a digerire tonnellate di prove ma apparentemente senza arrivare da nessuna parte. Poche cose sono diventate chiare: le uccisioni sono state opera di una banda nazista, ma sin dall’origine sono stati fatti tentativi xenofobi di ascriverle a gruppi “mafiosi” di immigrati che si sparavano addosso reciprocamente. E sin dall’inizio ci sono stati tentativi di insabbiare i fatti relativi al coinvolgimento del governo, incolpando l’incompetenza e la burocrazia per gli “incidenti” mortali, anche riguardo alla sospetta distruzione di prove importanti.
Finalmente è programmato un processo a Monaco, a partire dal 17 aprile, all’unica sopravvissuta del trio omicida, Beate Zchaepe, e a quattro presunti complici. Ma, come segnala il canale giornalistico Der Spiegel Online:
“Il trio di neo-nazisti che aveva creato l’Underground Nazional-socialista (NSU) era circondato da informatori collegati all’Ufficio per la Protezione della Costituzione … Ciò nonostante le autorità non avevano idea di quali piani fossero covati nella clandestinità neonazista … Una delle grandi domande che oggi si pone è se l’Ufficio per la Protezione della Costituzione e i suoi metodi siano adatti a proteggere la costituzione tedesca, o se abbia in realtà rafforzato i gruppi militanti di destra … ‘La maggioranza delle fonti’ era costituita da ‘devoti estremisti di destra’ che ritenevano ‘di poter agire impunemente per perseguire la loro ideologia, sotto la protezione dei servizi segreti, e che non dovevano prendere sul serio la polizia.'”
In effetti non poche irruzioni della polizia contro i neonazisti più virulenti sono arrivate in qualche modo troppo tardi; qualcuno aveva avvertito in anticipo delle perquisizioni. Che cosa rivelerà il processo? Che cosa coprirà? Le cose potrebbero diventare probabilmente molto calde e imbarazzanti.
In realtà sono già enormemente imbarazzanti. Il tribunale di Monaco che deve giudicare il caso ha scelto un’aula con soli 230 posti, metà dei quali sarà riservata agli avvocati e ai parenti delle vittime. Cinquanta posti sono stati riservati alla stampa. Ma sono stati in qualche modo accaparrati così in fretta che neppure un singolo corrispondente turco è riuscito a ottenere un posto. Come ha lamentato un giornalista di uno dei principali giornali in lingua turca:
“Il mio giornale, Hurriyet, ha telefonato ripetutamente al tribunale prima del periodo per l’accreditamento chiedendo di essere informato delle date in modo che non le mancassimo. Ci siamo registrati il primo giorno di accreditamento e ora ci è detto dall’ufficio stampa dell’Alto Tribunale Regionale di Monaco che altri sono stati più rapidi? Com’è possibile?”
Ogni tentativo di utilizzare un’altra aula, posti alternativi, procedure televisive o anche scambi di posti per consentire la rappresentanza dei media turchi è stato respinto per motivi formali. La sola soluzione della corte è che gli addetti dei media turchi cerchino di essere i prima nella fila per i pochi posti pubblici restanti. Il fatto che non sia stato riservato nemmeno un posto per l’ambasciatore turco, costringendo anche lui a fare la fila, magari insieme con i neonazisti, rende la faccenda ancor più sospetta. Restano circa due settimane per correggere questo “pericolo per l’immagine della Germania”. E poi, forse, per assistere a interessanti scossoni politici, o a un insabbiamento! Staremo a vedere.
Victor Grossman, giornalista e scrittore statunitense, risiede a Berlino Est da molti anni. E’ autore di Crossing the River: A Memoir of the American Left, the Cold War, and Life in East Germany (University of Massachusetts Press, 2003) [L’attraversamento del fiume: memorie della sinistra statunitense, della Guerra Fredda e della vita nella Germania Est].
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://www.zcommunications.org/for-the-finance-minister-of-germany-crisis-is-a-necessity-by-victor-grossman
Originale: Mr Zine
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2013 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0
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