Prevedere cosa succedera’ nelle prossime giornate e settimane e’ impresa impossibile. Ma si puo’, e si deve, ragionare sulle cose che si vedono e che sono accadute. Prima di tutto non cadere nella tentazione di ‘spiegare’ il paese in base ai risultati elettorali di una legge che lo ha depredato della democrazia. Legge truffa=risultato falso. 
Ha votato un’Italia piagata dalla crisi, ingannata dai media, parzialmente istupidita dalle televisioni del padrone e del palazzo, impossibilitata a capire. Ma anche un’Italia che non si arrende.
C’e’ un vincitore ed e’ il Movimento 5 Stelle, che e’, al momento, Beppe Grillo. E c’e’ uno sconfitto, che e’ il Partito Democratico. Berlusconi e’ un guitto che va bene a quella parte degli italiani che e’ stata formata nel suo teatrino, ma che ha troppi scheletri nell’armadio e troppi nemici in Europa per poter esercitare fino in fondo il suo potere di ricatto.
Del resto Machiavelli aveva gia’ descritto il tipo e la situazione quando scrisse che ‘sono tanto semplici gli uomini e tanto obbediscono alle necessita’ presenti, che colui che inganna trovera’ sempre chi si lascera’ ingannare’. E dunque la questione vera, per il futuro, e’ quanti saranno gli uomini e le donne di questo tipo nella societa’ italiana. Questione di educazione e di etica. Che implica, per essere risolta, di una guida e di un’idea forte.
E tuttavia la possibilita’ di ricatto del guitto esiste. Una maggioranza non c’e’ e nemmeno il padre non eterno Napolitano potra’ inventarla. O meglio: ce n’e’ una sola. La stessa maggioranza che sostenne Monti. La Grande, Misera Coalizione del tutti-insieme-aggrappati-alle-poltrone. Del tutti-contro-Grillo. Del dopo-di-noi-il-diluvio.
Ma senza Monti, finito miseramente quarto, cioe’ finito tout-court. Del resto la sua piccolezza umana gli ha giocato un brutto scherzo, conducendolo a credere di avere la popolarita’ che gli assegnavano i servi del mainstream. Rubero’ una battuta, pronunciata da Dagospia nella serata post elezioni della 7: ‘non poteva vincere uno che ha la bocca che fa pensare alla fessura di un bancomat’. Aggiungo io: un bancomat che, invece di darti i soldi, te li ruba.
Chi sara’ l’uomo di questa insulsa ‘provvidenza’? Vedremo, non e’ poi cosi importante sapere il nome di quel kamikaze. Ma sara’ (se lo sara’) una Grande-Misera-Coalizione condannata a trascinarsi dietro due pesanti code di paglia. La prima e’ che puo’ fare solo guai, cioe’ preparare la via ad un tracollo istituzionale e a un trionfo a breve scadenza di una seconda onda possente della protesta elettorale e popolare. La seconda coda e’, appunto, il fatto che durera’ poco.
Poi si tornera’ a votare. Nel frattempo i poteri forti della finanza mondiale giocheranno sulle nostre teste come con le bocce di un grande biliardo, pieno di buche. Ci trasformeranno in bersagli. Bisognera’ tenere duro, tutti insieme. Senza dimenticare che adesso quei signori senza nome e senza volto hanno paura di noi, cosi come hanno paura di noi i loro maggiordomi di primo e secondo livello. Ma come scrisse qualcuno, essi stessi, tra di loro “non si amano, ma si temono. Sono solo dei complici.” Potremmo metterli dunque in difficolta’ anche se sono potenti e lontani.
Infine abbiamo assistito alla fine del ‘Secondo Arcobaleno’. Avevamo avvertito gli ultimi residuati della sinistra che sarebbe stato esiziale, per loro, tentare un secondo arcobaleno dopo quello che, nonostante la sua ineffabile leggerezza, li aveva fatti affondare nelle elezioni precedenti. La vernice multicolore che copriva il piombo li inganno’. Non abbastanza da renderli vigili questa seconda volta. La sinistra e’ finita. Definitivamente. Per proprio ottuso e invincibile demerito. Spiace soltanto che abbia trascinato con se’ anche un uomo nobile come Antonio Ingroia che, insieme ad essa, ha sbagliato i suoi conti.
Ora si dovra’ ricominciare a tessere una tela che consenta a milioni di persone, rimaste nella ‘voragine’, di essere rappresentate, cosi come Grillo e’ riuscito a trovare la strada per altri milioni, salvandoli dalla disperazione e salvando anche noi. Ma non credo che si possa ripartire dall’infelice esperienza che si e’ consumata il 31 dicembre del 2012 con ‘Cambiare si puo”. Si dovra’ ripartire in altro modo, con altre idee, con un altro orizzonte.
(Tratto da: http://www.ariannaeditrice.it)
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