Oligarchia all’americana

La disuguaglianza e’ di nuovo nei notiziari, fondamentalmente grazie a Occupy Wall Street, con un aiuto fornito dal Congressional Budget Office. E cerchiamo di capire di cosa si parla: e’ l’ora di spazzare vie le nebbie!

Chiunque abbia seguito l’argomento nel tempo sa cosa intendo. Quando si minaccia di analizzare con piu’ attenzione le disparita’ di reddito, c’e’ sempre un’affidabile sequela di difensori che cerca di confondere le idee. I think tank fanno pubblicare articoli dove si afferma che la disuguaglianza non sta davvero aumentando, o che la cosa non e’ importante. Gli esperti cercano di edulcorare il fenomeno, affermando che non si parla dei pochi ricchi contro tutti gli altri, ma che sono i piu’ istruiti contro i meno istruiti.

E allora si deve sapere che tutte queste dichiarazioni sono in effetti tentativi per oscurare la chiara realta’ dei fatti: siamo in una societa’ in cui i soldi sono sempre piu’ concentrati nella mani di pochi e in cui questa concentrazione di reddito e di ricchezza minaccia di rendere la democrazia una parola vuota.


In resoconto del CBO, vengono riportati i cambiamenti, in percentuale, delle quote di reddito, ripartite su tre gruppi. Il quintile piu’ altro escludendo l’1 per cento piu’ alto – che e’ sostanzialmente coincide che le persone molto istruite che non fanno parte dei pochi fortunati – e’ riuscito solamente a tenere il passo della crescita totale dei redditi. Quasi tutta la redistribuzione e’ passata dalla fascia che comprende l’ultimo 80 per cento dei redditi al primo 1 per cento (e sappiamo anche che gran parte se ne e’ andato nelle tasche del primo 0,1 per cento).

L’ufficio del bilancio ha fatto trapelare parte di questa chiara realta’ in un recente report che ha documentato il drastico declino nel totale dei redditi della quota relativa agli americani di classe bassa e media. Ci piacerebbe pensare di essere una nazione composta dalla classe media. Ma con l’80 per cento dei proprietari che percepiscono meno della meta’ del totale degli introiti, si tratta di una considerazione che cozza sempre piu’ con la realta’.

Come risposta, i soliti sospetti hanno sciorinato i consueti argomenti: i dati sono errati (non lo sono), i ricchi sono un gruppo sempre mutevole (non e’ vero) e cosi via. L’argomento preferito ora sembra essere che non forse non siamo piu’ una societa’ della classe media, ma che siamo ancora una societa’ in cui la classe medio-alta dei lavoratori piu’ istruiti, che hanno le competenze per lavorare nel mondo moderno, stanno facendo davvero bene.

E’ una bella storia, e molto meno deviante rispetto alla descrizione di una nazione in cui un gruppo molto piu’ ristretto di ricchi sta diventando sempre piu’ dominante. Ma non e’ vera.

I lavoratori con la laurea hanno in effetti, in media, fatto meglio di quelli senza, e la forbice si e’ allargata sempre piu’ nel corso del tempo. Ma gli americani con un’educazione superiore non sono stati assolutamente immuni alla stagnazione dei redditi e alla crescente insicurezza economica. Gli incrementi di reddito per la gran parte dei lavoratori laureati sono stati insignificanti (e inesistenti dal 2000), e i ben istruiti non possono piu’ contare su impieghi con alti benefit. In particolare, in questi giorni i lavoratori con una laurea ma senza formazione successiva hanno piu’ difficolta’ a trovare una copertura sanitaria col posto di lavoro rispetto ai lavoratori che nel 1979 avevano solamente un diploma.

E allora chi sta percependo i forti guadagni? Una piccolissima e ricca minoranza.

Il report dell’ufficio del bilancio ci dice che essenzialmente che la redistribuzione dei maggiori redditi si e’ spostata dall’80 per cento verso il piu’ ricco 1 per cento degli americani. Di questo si tratta, e i manifestanti che ritengono di rappresentare gli interessi del 99 per cento hanno fondamentalmente ragione, e gli esperti – che li assicurano con solennita’ che tutto questo riguarda solo la formazione e non i guadagni di una piccola e’lite – hanno totalmente torto.

Va invece detto che i contestatori stanno ponendo la staffa troppo in basso. Il resoconto recente dell’ufficio del bilancio non analizza in profondita’ l’1 per cento, ma un documento precedente, che arriva solo al 2005, ha riportato che quasi i due terzi degli incrementi di reddito nelle fasce piu’ alte e’ andato davvero al primo 0,1 per cento, le migliaia di americani piu’ ricchi che hanno visto le proprie entrate crescere piu’ del 400 per cento nel periodo che va dal 1979 al 2005.

Chi c’e’ in questo 0,1 per cento? Sono gli eroici imprenditori che creano posti di lavoro? No, per la gran parte sono dirigenti delle multinazionali. Le recenti ricerche mostrano che circa il 60 per cento del primo 0,1 per cento per reddito sono dirigenti di compagnie non finanziarie o che fanno i soldi con la finanza, come esempio si puo’ portare Wall Street in senso allargato. Aggiungete gli avvocati e gli agenti immobiliari, e si arriva a circa il 70 per cento di quelle fortunate migliaia.

Ma perche’ questa sempre maggiore concentrazione di ricchezza affluisce in cosi poche tasche? Parte della risposta e’ data dal fatto che la crescente disuguaglianza porta a una nazione in cui la maggior parte delle famiglie non hanno alcun beneficio dalla crescita economica. Un’altra parte della risposta e’ che una volta che si e’ capito quanto piu’ ricco e’ diventato chi ricco lo era gia’, l’ipotesi che aliquote piu’ alte sui redditi piu’ alti debba fare parte di un qualsiasi accordo di lungo termine sui redditi diventa inoppugnabile.

La risposta, comunque, e’ che l’estrema concentrazione dei redditi e’ incompatibile con la democrazia. Si puo’ negare seriamente che il nostro sistema politica e’ stato devastato dall’influenza dei grandi capitali, e che la devastazione sta peggiorando mentre la ricchezza di pochi diventa sempre piu’ grande?

Alcuni esperti stanno ancora cercando di sminuire le preoccupazioni sulla maggiore disuguaglianza come se fosse un argomento stupido. Ma in verita’ e’ lo stato di salute della nostra societa’ che e’ in bilico.

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Fonte: Oligarchy, American Style

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

(Tratto da: http://www.ariannaeditrice.it)

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