(Fonte: Inviatospeciale.com/)
I nodi vengono al pettine: l’Italia di Berlusconi, Bossi e Tremonti e’ sull’orlo del collasso. La Corte dei Conti prevede una manovra da 46 miliardi per risanare il debito.
Dopo i dati Istat che hanno rilevato come un italiano su quattro sia povero o a rischio poverta’ adesso a smascherare la folle gestione della cosa pubblica da parte del centrodestra (in misura molto minore del centro sinistra) sono i magistrati amministrativi.
Secondo la Corte per non tradire gli accordi europei sul debito e’ indispensabile un intervento “del 3 per cento all’anno, pari, oggi, a circa 46 miliardi nel caso dell’Italia”.
Il dato e’ stato esposto senza fraintendimenti nel ‘Rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica’.
Per l’organo di giustizia amministrativa si tratta di mettere in atto “E’n aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni Novanta per l’ingresso nella moneta unica”.
La Corte dei Conti ha ricordato “l’eredita’ dei condizionamenti dovuti agli effetti permanenti causati dalla grande recessione nel 2008-2009″, mettendo in rilievo come “si sia verificata una perdita permanente di prodotto, calcolata a fine 2010 in 140 miliardi e prevista a crescere a 160 miliardi nel 2013″.
“La fine della recessione economica non comporta il ritorno ad una gestione ordinaria del bilancio pubblico richiedendosi piuttosto sforzi anche maggiori di quelli accettati”, hanno aggiunto i giudici.
Per raggiungere l’obiettivo della riduzione del debito e rispettare i vincoli europei “gli elevati valori di saldo primario andrebbero conservati nel lungo periodo – ha scritto la Corte – rendendo permanente l’aggiustamento sui livelli della spesa, oltre che impraticabile qualsiasi riduzione della pressione fiscale, con la conseguente obbligata rinuncia ad esercitare per questa via una azione di stimolo sull’economia”.
La Corte ha sottolineato comunque che nonostante “la complessita’ delle prospettive” non bisogna “sottovalutare l’importanza del risultato che la finanza pubblica ha conseguito nel 2010 nella gestione dei conti ai diversi livelli di governo, rendendo evidente che, grazie alle misure di rafforzamento e di progressivo adattamento, gli strumenti di regolazione sono stati muniti di una efficacia non sempre riscontrata nel recente passato”. Questi strumenti di coordinamento “appaiono in grado di contribuire anche per il futuro al mantenimento dell’equilibrio dei conti pubblici ed insieme ad una auspicabile accelerazione della crescita”.
La ‘semipromozione’ per l’attivita’ del governo nello scorso anno, tuttavia, appare piu’ un ‘ammortizzatore dialettico’ finalizzato ad evitare l’ennesimo scontro frontale con l’esecutivo che un dato effettivo. Perche’ se si incrociano altri dati, tra i quali quelli riguardanti la spesa pubblica, si nota come a fronte di tagli durissimi in tutti i settori il saldo complessivo e’ del tutto insufficiente.
La Corte dei Conti ha evidenzia anche “quanto impervio sia il percorso che la finanza pubblica italiana e’ chiamata a seguire nei prossimi anni per rispettare i vincoli europei e rendere possibile una crescita economica piu’ sostenuta”.
I magistrati contabili hanno spiegato per il futuro: “Non e’ sufficiente che la spesa primaria rimanga costante in rapporto al prodotto, e neanche che rimanga costante in termini reali. E’ necessario che si riduca in termini reali, rispetto a livello, gia’ compresso, previsto nel Def per il 2014. Non essendo quindi sufficiente limare ulteriormente al margine la spesa pubblica occorre interrogarsi su quelli che possono realisticamente essere i nuovi confini ed i nuovi meccanismi dell’intervento pubblico nell’economia”.
Solo pochi mesi fa il Cavaliere negava l’esistenza della crisi ed invitava i cittadini “a comprare” per rilanciare l’economia.
Le cose sono ben diverse ed il peggio, forse, deve ancora arrivare.
(Tratto da: http://www.inviatospeciale.com/)
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