maggio 20, 2011 di byebyeunclesam
Un’ attenta analisi della potenza nordamericana nel dopoguerra suggerisce che l’egemonia globale degli USA poggiava su due pilastri, in grado di sorreggersi reciprocamente.
Il primo pilastro era il ruolo di Wall Street come centro finanziario indiscusso del mondo, erede della City londinese, e piu’ importante ancora, l’idea che il dollaro statunitense fosse e dovesse rimanere la valuta di riserva mondiale, cosi come la lira sterlina lo era stata fin dalle guerre napoleoniche.
Il secondo indispensabile pilastro della potenza nordamericana postbellica era il Pentagono, e l’affermazione degli USA, nell’agosto 1945, come maggiore potenza militare al mondo. Tramite il calcolato lancio delle bombe atomiche su centinaia di migliaia d’innocenti civili giapponesi, le e’lites statunitensi segnalarono che il predominante ruolo imperiale degli USA come finanziatori del mondo sarebbe stato sorretto dalla forza delle armi.
L’interazione tra la supremazia militare globale degli USA post-1945 ” una supremazia mai veramente minacciata dai Sovietici ” ed il loro ruolo di banchieri mondiali e fonte della valuta di riserva per gli scambi con l’estero, rappresento’ la base da cui le e’lites statunitensi furono capaci di proiettare la propria potenza su gran parte del pianeta, almeno fino al cambio di secolo.
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In un certo senso vi furono quattro distinte fasi dell’impero postbellico statunitense. La prima e’ quella che potremmo chiamare eta’ dell’oro: dal 1945 fino all’agosto 1971, quando Nixon abbandono’ il gold exchange standard di Bretton Woods. In questa fase gli USA detenevano il 70% circa dell’oro monetario globale, possedevano le risorse scientifiche ed industriali piu’ avanzate, ed esportavano verso il resto del mondo. L’inflazione era minima. Il mondo mendicava un dollaro statunitense che era buono quanto l’oro.
La seconda fase e’ quella che chiamo del riciclaggio dei petrodollari. Il regime di cambi fluttuanti tra le valute, che comincio’ nel 1971 con una drammatica svalutazione del dollaro pari al 40% del suo valore, fu rovesciato dall’apprezzamento del petrolio, pari al 400% tra la fine del 1973 e l’inizio del 1974, Questo choc petrolifero, come ho dimostrato dettagliatamente ed in esclusiva nel mio libro A Century of War, fu congegnato da Kissinger, i Rockefeller e le Sette Sorelle del petrolio per salvare il ruolo di moneta di riserva mondiale del dollaro, pur a spese della prosperita’ dell’economia industriale degli USA e di gran parte degli altri paesi. La strategia di salvare il dollaro tramite uno choc petrolifero fu tramata alla riunione del Bilderberg tenutasi nel maggio 1973 a Saltsjoebaden, in Svezia. Questa fase duro’ piu’ o meno fino alla prevedibile esplosione della crisi del debito del Terzo Mondo, negli anni ’80.
La terza fase del Secolo Americano implico’ il massiccio saccheggio dei paesi in via di sviluppo, strumentalizzando la crisi del debito ed il ruolo del FMI di gendarme per conto di Chase Manhattan, Citibank, JP Morgan, Lloyds Bank ed altre potenze finanziarie anglo-americane. Potremmo definire questa fase quella del Washington Consensus. Il dollaro fu sorretto saccheggiando dapprima America Latina e Africa. Quindi, all’inizio degli anni ’90, con la dollarizzazione delle economie dell’ex Unione Sovietica e dell’Europa Orientale, Russia inclusa ed ancora una volta sfruttando il FMI.
Questa terza fase esauri le proprie fonti di sostentamento nel periodo 1997-2002. La fase finale dell’espropriazione delle economie sotto-sviluppate- del Sud, dell’Est e del Nord ” raggiunse un limite o confine fisiologico approssimativamente nel 1997-98, quando Washington e Wall Street lanciarono un’operazione di guerra finanziaria che prese il nome di Crisi asiatica, e che distrusse il Giappone ed il modello delle Tigri asiatiche auto-sufficienti.
La fase terminale ha consistito nel volgersi all’interno, per un ultimo saccheggio di quanto rimaneva dell’economia statunitense ” la fase della cartolarizzazione dei cespiti, nota nei media generalisti come crisi immobiliare. Essa segno’ la quarta, e di fatto ultima, fase del Secolo Americano. Un fraudolento castello di carte finanziario comincio’ a crollare nell’agosto 2007, quando scoppio’ la cosiddetta crisi dei mutui sub-prime.
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Fin dallo scoppio della crisi dei sub-prime, nel 2007, i salvataggi delle grandi banche congegnati da Wall Street hanno dato un contributo decisivo all’esplosione del debito federale statunitense. Quando George W. Bush conquisto’ la Presidenza, sul finire del 2000, il debito federale ammontava a 5.600 miliardi di dollari; gonfiatosi a circa 8.500 miliardi gia’ entro l’inizio del 2007, oggi s’aggira sui 13.500 miliardi ” una fase di crescita iperbolica o esponenziale del debito che nessuna nazione nella storia ha potuto sostenere a lungo senza incorrere nel collasso o nella guerra.
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Quanto detto chiarisce che, cosi come la Gran Bretagna di fronte al suo esiziale declino dopo il 1873, le e’lites degli Stati Uniti non intendono accettare graziosamente un ruolo minore sulla scena internazionale. Cio’ porta verso soluzioni drammatiche, molto probabilmente di natura militare, come avvenne nei tardi anni ’30 per riordinare la scacchiera mondiale. Sul piano interno cio’ si traduce ” ed e’ sempre piu’ evidente ” in una svolta significativa verso forme di controllo statale totalitario su una popolazione sempre piu’ infelice. A livello internazionale, significa piu’ pugno di ferro, sul modello Bush-Cheney. Sul finire del 2010 il Secolo Americano e’ un impero al tramonto. Ma per nulla intenzionato ad accettare mansuetamente il proprio destino. Il risultato e’ un miscuglio esplosivo, che agitera’ il mondo intero nei mesi ed anni a venire.
Da L’odierna posizione geopolitica degli USA, di F. William Engdahl, in Eurasia. Rivista di studi geopolitici, n. 3/2010, pp. 58-63.
In tale numero, il cui dossario e’ dedicato agli Stati Uniti d’America, si segnalano altresi gli articoli Come nacque un impero (e come finira’ presto) di Daniele Scalea, nonche’ Progetti e debiti di Fabio Mini.
(Tratto da: http://www.stampalibera.com)
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