A 33 anni dall’omicidio di Aldo Moro

(Fonte: Inviatospeciale.com/)

Il leader democristiano fu assassinato il 9 maggio del 1978. La sua morte fu il culmine di una strategia che doveva demolire la democrazia italiana. Operazione riuscita.

Molti ‘giovani’ non sanno neppure chi sia stato Aldo Moro. Come ignorano i nomi dell’attuale e dei passati presidenti della Repubblica o non sanno nulla su Mazzini o Gramsci. La societa’ italiana e’ stata spinta all’oblio da anni di cattiva politica e di demagogia e cosi si e’ perso non solo il ricordo dei Padri della nazione, ma anche la consapevolezza dei doveri e dei diritti dei cittadini.

Per fare un esempio che si puo’ comprendere con grande facilita’ si puo’ citare il recentissimo matrimonio reale inglese del principe William con Kate Middleton. Quando la coppia si e’ affacciata al balcone di Buckingham Palace il cielo di Londra e’ stato sorvolato da tre aerei ‘speciali’: una gigantesca fortezza volante Lancaster scortata da due leggendari caccia, uno Spitfire ed un Hurricane.

La memoria della Seconda guerra mondiale, la difesa aerea della capitale britannica dalle bombe di Hitler, non e’ mai tramontata nella mente dei sudditi della corona, perche’ nei Paesi civili non si dimentica mai chi ha impegnato la propria vita per la liberta’. I tre velivoli, allora, hanno ricordato alle migliaia di persone presenti alla cerimonia che la storia esiste per impedire, nei limiti del possibile, che le tragedie si ripetano e per questo non puo’ essere cancellata.

Il sequestro di Aldo Moro comincio’ a Roma con la strage della sua scorta, composta da Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi, in via Fani il 16 marzo e si concluse con l’uccisione dello statista ritrovato in via Caetani, sempre nella capitale, 55 giorni dopo. Nessuno, ancora oggi, sa quale sia la verita’ su quell’episodio. Come nessuno conosce ancora i nomi dei veri colpevoli degli attentati alla Banca nazionale dell’Agricoltura a Milano o a Piazza della Loggia a Brescia o sul treno Italicus o delle altre decine di episodi di violenza di quella che un tempo si definiva ‘Strategia della tensione’.

I responsabili di quegli attentati sono stati individuati di volta in volta in estremisti di destra o di sinistra. Per il sequestro del leader della Dc sono stare ‘scelte’ le Brigate rosse, per altri episodi militanti di organizzazioni di destra.

Tuttavia, le indagini ed i processi su questi crimini sono finiti sempre con sentenze poco credibili, tra depistaggi, infiltrazioni, corruzione di testimoni, sparizione di prove. Ogni volta in quegli episodi compariva qualche esponente delle istituzioni, per l’occasione definito ‘deviato’. Agenti segreti, alti ufficiali delle forze armate, politici di vario genere.

Per fare solo un esempio, durante il rapimento Moro l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, in quel frangente ancora ministro dell’Interno, aveva nominato due comitati di crisi. In tutti e due abbondavano personaggi iscritti alla loggia massonica P2 ed anzi in uno era presente tale ‘ingegner Luciani’, che altri non era se non Licio Gelli in persona inserito sotto falso nome.

Per l’assassinio dello statista democristiano che stava lavorando per il superamento delle barriere invisibili che impedivano al Pci di arrivare al governo del Paese sono stati condannati alcuni brigatisti rossi, altri sono riusciti a fuggire grazie a coperture misteriose.

A dimostrare il clima di sospetto che ha sempre circondato il terrorismo italiano si deve ricordare che uno dei latitanti del presunto gruppo di fuoco che organizzo’ il rapimento Moro, tale Casimirri (condannato all’ergastolo) in seguito si trovo’ al centro di una vicenda singolare. Due agenti dei servizi segreti lo avvicinarono in Nicaragua, dove era fuggito e viveva allegramente gestendo ristoranti, probabilmente per ‘reclutarlo’, ma l’operazione ando’ a monte dopo la pubblicazione di un articolo che la svelava sull’Unita’. Sua moglie in quell’epoca, Rita Algranati, e’ stata arrestata al Cairo solo nel 2004, dopo anni di latitanza e peregrinazioni tra Italia, Angola, Nicaragua, Algeria ed Egitto. Grazie a quali aiuti e coperture non si sa.

‘Relazioni pericolose’, missioni ‘top secret’ svelate da quotidiani di opposizione, agenti in trasferta e terroristi ristoratori, documenti falsi e frontiere colabrodo: insomma, il pasticci e le trame non hanno risparmiato nessuno ed ancora si aspetta di sapere chi ha scritto per davvero la sceneggiatura della tragedia che ha portano alla morte dell’esponente della Dc.

Ma ancor di piu’ rimangono nell’ombra i responsabili di quella strategia della tensione che ha ferito a morte la democrazia italiana, portando il Paese alla crisi di oggi. E forse per questo non solo non si deve dimenticare, ma e’ necessario ricordare per riconquistare i diritti che i cittadini italiani hanno perso a causa di bombe, stragi ed oscure manovre.

(Tratto da: http://www.inviatospeciale.com/)

Be the first to comment on "A 33 anni dall’omicidio di Aldo Moro"

Leave a comment