Scattata la trappola delle lavatrici svizzere


fonte: etleboro.org

Roma – I recenti eventi connessi al caso Fastweb-Di Girolamo confermano quanto l’Osservatorio Italiano aveva gia’ annunciato. Le societa’ italiane stanno diventando delle vere e proprie lavatrici di denaro sporco mentre il traffico di droga e’ il nuovo prodotto interno lordo. Anche se in questo momento nessuno difenderebbe il Senatore Di Girolamo, visto che anche i suoi amici piu’ cari lo stanno allontanando, non possiamo negare che lui e’ solo un capro espiatorio e che sono gia’ in atto tutte le manovre per chiudere il piu’ in fretta possibile il caso. Questa e’ la classica “polpetta avvelenata”, consegnata ad arte. Ancora una volta i giochi di potere stravincono, con l’immediata pubblicazione delle foto e la solita dichiarazione di Saviano. Contrariamente a quanto ci vogliono far credere, dietro lo specchio della Mafia esiste il Gossip: ci sono cosi i calabresi e i casalesi, e dall’altra parte i salotti e i signori. “Fuori la mafia dallo Stato”, hanno gridato, ma e’ impossibile perche’ “non esiste la mafia senza lo Stato”. E cosi, dopo la scoperta della grande truffa in Italia, altrove saltano progetti e garanzie bancarie. Sbuca anche il collegamento svizzero, visto che nel 2007 la societa’ di telefonia Svizzera Swisscom
acquista la Fastweb con un’offerta molto importante, mentre era gia’ in corso un’indagine nei confronti della stessa Fastweb relativa a false fatturazioni e riciclaggio di denaro illecito. E’ evidente quindi che una gran parte di aziende italiane, sono drogate da titoli collaterali da operazioni che vengono studiate ad arte nelle security della banche svizzere, il resto e’ solo sceneggiata. Tutto cio’ che sta intorno serve solo per costruire dei capri espiatori, e di fatti viene creare una grande confusione di eventi, mischiando varie situazioni con svariati personaggi, per nascondere una trappola gia’ pronta. Le manette sono gia’ scattate, tutto e’ stato gia’ deciso. Per cui, rivolgendoci al Senatore Di Girolamo, crediamo che “sia meglio essere capra oggi, piuttosto che un perseguitato domani”. La scelta piu’ giusta potrebbero essere le dimissioni, per affrontare dinanzi ad un magistrato ogni accusa, perche’ questi ‘signori’ hanno gia’ studiato nei minimi dettagli come incastrare la propria preda e insabbiare tutto il resto.

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La mafia e il gossip

E’ una guerra invisibile quella a cui assistiamo di giorno in giorno. C’e’ chi bombarda Paesi e chi traffica droga per costruire oleodotti. Da una parte c’e’ la mafia che tutti noi conosciamo, i casalesi, la camorra, quelli che vendono la droga alla spicciolata. E poi ci sono i vip, gente di spettacolo e di gossip, quelli che organizzano ‘festini’ e gran-gala’, allietando i loro ospiti con prostituzione moderna e droga, ma si servono rigorosamente dai ‘pusher’ e non dagli spacciatori. La differenza, tra questi due mondi, e’ davvero sottile, e sta solo nel fatto che i ‘pirla’ sniffano cocaina frullata con aspirina e altre schifezze, mentre invece i signori ”’ per intenderci quelli che vediamo in tv e sulle riviste ”’ sniffano quella pura all’80%, la cocaina colombiana. Questi due mondi sono paralleli, ma rappresentano in maniera perfetta quello che e’ oggi il business della ‘creazione del denaro’. Nessun complotto stavolta, ma la dura realta’, ossia che gli Stati dietro un protocollo segreto, trafficano rifiuti speciali e nucleari tramite organizzazioni di copertura: le scorie sono un segreto di Stato. E’ dura a dirlo, ma e’ anche difficile da credere. Purtroppo e’ cosi, e dietro tutto questo gioco al massacro vi sono i latitanti che prendono le colpe da espiare – tanto son sempre latitanti – e i signori , che viaggiano in aerei di lusso e stappano bottiglie di champagne. Il male dunque sono i trafficanti, i mafiosi, tanto un reato in piu’ e un reato meno ,ad un delinquente non cambia la vita.

Questa e’ solo una premessa per far capire ai magistrati italiani che le loro indagini non portano a nulla, perche’ sono inconsistenti e prive di elementi reali su cui costruire una strategia di lotta al crimine. In altre parole, i nostri inquirenti non hanno proprio idea di dove stiano seduti e di cosa sia davvero il traffico di droga. Basta leggere le parole del Procuratore Pietro Grasso (vedi Procuratore Grasso: i Balcani sono il deposito della cocaina ) che al Vjesti dice che ‘i Balcani sono il deposito” della droga dell’Europa’, che ‘la droga puo’ essere trasportata in meno di 24 ore ad una posizione ben determinata in Europa’. Ci aspettavamo che il Procuratore Grasso spiegasse anche come faccia la droga a trovarsi in 24 ore in qualsiasi punto dell’Europa, dicendo per esempio che viene usato Google Heart, le chat o Skype, che consente di reperire la posizione di dove si trovera’ il carico e dove si posa il denaro. Grasso parla di una ‘nuova mafia’, della connessione della mafia calabrese con quella serbo-montenegrina, parla della cocaina colombiana e di quella dell’Afghanistan. Insomma tutti concetti frammentari che l’Osservatorio Italiano ha gia’ avuto modo di spiegare, anticipando le mosse di qualcosa che sta succedendo da tanto tempo e nessuno ha visto ( si veda Scacco matto alla cocaina colombiana ).

Ma facciamo un piccolo passo indietro, e parliamo della magistratura italiana, quella che ha lasciato che si consumasse indisturbato il contrabbando di sigarette lungo le cose pugliesi senza muovere un dito, per poi contrattaccare dopo anni e sgominando tutto il traffico in pochi mesi. Possiamo dire, con la certezza matematica, che i cosiddetti scafisti sono stati solo un capro espiatorio, e il vero business lo ha fatto qualcun altro perche’ i conti non tornano. Il contrabbando di sigarette, se le cifre ufficiali e quelle ufficiose sono giuste, avrebbe consegnato alle organizzazioni criminali pugliesi milioni di miliardi di lire: ma dove sono finiti tutti questi soldi? Possiamo assicurarvi che solo il 20% e’ finito nelle tasche dei contrabbandieri, mentre l’80 % in quelle dei Signori che hanno la residenza e le societa’ in Svizzera. D’altronde, questo sistema ha creato il Procuratore del Ticino Carla del Ponte, poi divenuta Procuratore del Tribunale dell’Aja.
Facendo un po’ i conti, sappiamo che su uno scafo di tipo ‘corbelli’ potevano essere caricate 330 casse di sigarette, ogni cassa veniva acquistata presso la societa’ montenegrina Zetatrans, e costava 500 euro. Per il trasporto, occorreva avere il supporto logistico a terra, 3 furgoni con tre autisti da pagare 200 euro l’uno e 10 ragazzi da pagare 75 euro a testa. Arrivavano ogni settimana dal ‘dutee free olandese’ circa 14 tir a settimana, che contenevano ciascuno 1980 casse. Al costo delle sigarette occorre aggiungere il pizzo pagato su ogni cassa, oltre che 2500 euro di nafta, su cui i clan locali avevano avevano il monopolio. A gestire il rifornimento della benzina degli scafi era il famoso fratello di Milo Djukanovic, il pistolero Aco Djukanovic. Lui viveva in una casa insieme al suo amico Paolo, amico dei siciliani, che era in grado di far arrivare in Puglia 30 corbelli in 2 giorni. Paolo e’ annegato, ma l’autopsia non e’ stata mai fatta.

Questa come ve l’abbiamo descritta e’ l’organizzazione logistica dei costi del contrabbando, sostenuti in sostanza dai contrabbandieri. Per quanto riguarda poi i guadagni, parliamo di 14 milioni di euro a settimana che incassavano e riciclavano i broker e i banchieri svizzeri, e in un anno sono ‘solo’ 168 milioni di euro. Quello delle sigarette e’ stata solo la punta dell’iceberg, perche’ poi c’e’ la droga e il traffico dei clandestini. Si stima che i contrabbandieri di Ostuni, in 5 anni di lavoro, devono aver portato a Brindisi 840 milioni di euro, che riportati in lire sono tantissimi soldi, forse troppi per l’epoca di allora. Non ci sono dubbi che la Procura italiana non ha fatto assolutamente i conti, anche perche’ poi tutto e’ stato smantellato nel giro di pochi mesi. Siamo seri signori, il contrabbando l’avete fermato nel giro di un mese, e l’avete combattuto per anni. Chi ha incassato i soldi? Le coste pugliesi da chi erano controllate?
La mafia? Certo che esiste, ma non esiste la mafia se non c’e’ lo Stato.

Adesso veniamo alla droga colombiana. I Balcani sono diventati un centro logistico, come l’Osservatorio Italiano ha scritto piu’ volte, parlando di mafia trasnazionale oppure di una Santa Alleanza Balcanica, fatta da gruppi di potere locali e di diversita’ etnica, che possono trasportare droga oltre confine con assoluta facilita’, proprio come un tempo le coste pugliesi erano aperte a tutto. Sappiamo che oggi occorrono per il fabbisogno italiano 3 tonnellate al mese di cocaina, che i signori colombiani vendono a 10-15 mila dollari al chilo, con un quantitativo minino di 1 tonnellata, ossia circa 10 milioni di dollari. Per avere dunque un buon prezzo bisogna organizzare il trasporto e sopratutto operazioni che fanno girare 30 milioni di dollari al mese. Non e’ assolutamente pensabile che un tale traffico abbia alle sue spalle personaggi come Toto’ Riina o Provenzano, che non sanno ne’ scrivere e ne’ leggere. In realta’ vi sono menti raffinate, che dispongono di una rete in grande stile di avvocati, consulenti finanziari, direttori di banche, notai, ma soprattutto ricchi ‘nullafacenti’, per organizzare lo spaccio ad altissimi livelli.

Ai piedi di questa piramide, vi sono i criminali tradizionalmente intesi, i trafficanti e contrabbandieri che vivono ai margini della societa’ perbene, fanno il lavoro sporco e rischiano la loro vita ogni giorno. Entrano ed escono continuamente dalle carceri con un sistema collaudato e a prova di ‘procuratore’. Se viene fermato con 10 chili di droga viene arrestato, ma prima che i giornali riescono a dare la notizia, e’ gia’ fuori di prigione grazie al processo per direttissima. Qui viene condannato, ma se ha le attenuanti generiche ”’ perche’ incensurato ”’ esce nel giro di pochi mesi. Tutto dipende dall’avvocato e dal fatto che ha o meno dietro di se’ un’organizzazione seria. In caso contrario, c’e’ il carcere, allora li scatta una strategia ‘fai da te’: si compra droga all’interno del carcere, dimostrando di essere un tossico dipendente. In questo caso, viene affidato al centro di riabilitazione che permette di uscire dal carcere, a seconda della clemenza della Corte, ma comunque si acquisisce una condizione di semi-liberta’ che consente di manovrare ancora il traffico. Al contrario, per i recidivi scatta la condanna a tre anni, ma anche in questo caso vi e’ la possibilita’ di beneficiare del condono di due mesi, dunque la pena viene ridotta a sei mesi. Con un buon avvocato, e la riduzione di pena per buona condotta, in circa 7-10 mesi e’ fuori: altro giro e altra corsa.

La droga che acquistano i grandi importatori ha una purezza dell’80%, poi la frullano mettendo dentro un 20% di varie sostanze, raggiungendo cosi il 60-65% circa. Un kilo in Italia costa circa 24-26 mila euro, che viene tagliata in varie percentuali, a seconda dalla bonta’ d’animo del ‘frullatore’, che puo’ ridurre la purezza sino al 35%. Questa droga va a finire sul mercato piu’ povero, negli angoli di strada, e costa circa 30 euro al grammo, per cui quel chilo tagliato e ritagliato, alla fine viene a costare 15-20 mila euro. Il prezzo lo fa non solo la purezza, ma anche la disponibilita’ e l’urgenza di piazzarla. Se ce n’e’ troppa si svende, se ce n’e’ poca si alza il prezzo e si racimola 30 mila euro per 1000 dosi, tutto dipende dallo smercio. E’ impensabile che tutto questo contante sia gestito dalle mafie locali, e confluisce cosi nelle mani di uomini d’affari, che chiudono l’affare in un salotto di qualche fiduciaria, comprando e vendendo azioni di societa’ ad alto rendimento. D’altronde, la capitale della mafia e’ Milano, dove puoi comprare e vendere droga con una transazione, anche perche’ a 40 minuti c’e’ il confine con la Svizzera. Li ci sono tanti “bordelli”, e ci si puo’ anche divertire: c’e’ la zona degli albanesi, dei montenegrini, dei croati e si puo’ fare qualsiasi cosa. Ed e’ qui che il crimine del contrabbando si mischia a quello finanziario, imprenditoriale e bancario. Dietro il business dei titoli collaterali e dei bonds, e le tante operazioni fittizie, c’e’ la droga, dietro le vendite di opere d’arte false, gioielli, si vendono le partite di droga. Allora ci si chiede quali sono le grandi societa’ che finanziano le grandi opere, i progetti infrastrutturali? E ancora, cosa c’e’ dietro i paradisi fiscali, cosa si nasconde dietro il segreto bancario svizzero? Chi sono gli avvocati fiduciari svizzeri, che un giorno sono amici dei criminali e dopo sono magistrati che devono indagare i loro amici?

Questo e’ il vero business, il cuore della creazione dei capitali e della ricchezza della societa’ moderna, per cui i paesi europei ”’ ed in particolare l’Italia ”’ hanno pagato un grande prezzo. La criminalita’ e’ fatta dalle prostitute di alto bordo, da gente dello spettacolo e del gossip, che non ha ne’ arte e ne’ parte, ed hanno fatto del ricatto e dello spaccio della cocaina la loro fonte di reddito principale. In un festino si puo’ anche guadagnare 500 mila euro in una sola sera, vendendo migliaia di dosi a 100-150 euro al grammo (la riservatezza costa anche 500 euro a grammo). Il meccanismo e’ lo stesso, solo che lo smercio avviene nelle grandi ville, nei castelli privati, tutto lontano dagli occhi di polizia e magistrati. Per cui, da una parte abbiamo il contrabbando povero, quello destinato ai ragazzini figli di papa’, e dall’altra abbiamo il traffico di lusso. La differenza pero’ sta nel fatto che, mentre la mafia ti ammazza per strada e chiude li la storia, questi Signori tengono sotto scacco un Paese intero, ricattando politici, industriali, gli stessi magistrati, con l’arma dello scandalo e del ricatto. Tutto questo tramite societa’ pubblicitarie, di immagine e comunicazione. Vedi il recente caso di Bertolaso, capo non solo della protezione civile italiana, ma anche parte di un grande progetto di sicurezza europea che consentira’ di creare una ‘protezione civile transnazionale’ senza violare le regole della NATO. Le due mafie quindi si uniscono, perche’ una ha l’intelligenza di poter aprire conti e parla inglese, l’altra fa il lavoro sporco, serve a trafficare, ad accollarsi la colpa, perche’ viene pagato per fare da cavia. Se si rischia l’ergastolo, ci si accolla di altri 10, facendo l’ergastolano a vita, ma anche li si puo’ negoziare e vendere la propria liberta’: basta pagare. Chi ha parlato di ‘cupola’ ha detto la verita’, e ancora una volta non e’ stato ascoltato. Quando Pupo ha cantato con il pupillo dei Savoia ‘Italia amore mio’, ci siamo sentiti un po’ tutti fieri, fieri al punto che ci siamo chiesti : ‘Ma il male da che parte sta?Dalla parte della mafia o del gossip’.

Osservatorio Italiano

(Tratto da: http://www.stampalibera.com)

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