Biodiversita’: le migliori conoscenze scientifiche per indirizzare le decisioni della politica

A Trondheim in Norvegia, dal 1 al 5 febbraio scorsi, si e’ tenuta la sesta conferenza mondiale sulla biodiversita’

Trondheim

Siamo entrati, come piu’ volte abbiamo ricordato nelle pagine di questa rubrica, nell’anno internazionale della biodiversita’; il 2010 infatti e’ stato cosi dichiarato dall’assemblea generale delle Nazioni Unite. Numerosi studiosi, esperti e decisori politici, figure del mondo economico e imprenditoriale, stanno lavorando alacremente per avere il quadro il piu’ possibile esaustivo delle attuali conoscenze sulla ricchezza della vita sulla Terra e del ruolo delle politiche sin qui realizzate in difesa della biodiversita’, per comprendere le motivazioni che ci hanno condotto a fallire l’obiettivo del raggiungimento del target 2010 (relativo alla significativa riduzione del tasso di perdita della biodiversita’ sul pianeta), per individuare il piu’ correttamente possibile i target del post 2010, e cercando quindi di capire come intervenire efficacemente sulle cause della perdita di biodiversita’ a livello planetario.

A Trondheim in Norvegia, dal 1 al 5 febbraio scorsi, si e’ tenuta la sesta conferenza sulla biodiversita’ (vedasi il sito www.trondheimconference.org) . Si tratta di un’iniziativa molto significativa ed importante che e’ stata avviata sin dal 1993, poco prima che la Convenzione sulla Biodiversita’ (Convention on biological diversity, vedasi il sito www.cbd.int) entrasse in vigore come strumento normativo internazionale. L’obiettivo di queste conferenze, supportate dal programma ambiente delle Nazioni Unite (United nations environment program), dalla stessa Convenzione sulla biodiversita’ e dal governo norvegese e’ proprio quello di stabilire le basi delle migliori conoscenze scientifiche per indirizzare le decisioni politiche e di gestione necessarie all’implementazione efficace della Convenzione sulla Biodiversita’, facilitando cosi anche il lavoro della sua struttura di supporto, definita Convention on biological diversity subsidiary body on scientific, technical and technological advice (Sbstta).

La sesta conferenza sulla biodiversita’ di Trondheim e’ stata certamente molto importante soprattutto per la qualita’ degli speaker intervenuti e per il dibattito che ne e’ seguito, senza dubbio utile per avviare quest’anno un significativo processo rivolto alle azioni da intraprendere da subito a tutela e corretta valorizzazione della biodiversita’ planetaria.

La comunita’ scientifica, ad esempio, si sta sempre di piu’ interrogando su come ‘evitare una pericolosa soglia di perdita di biodiversita” (‘avoiding a dangerous biodiversity loss’) e su come comprendere ed evitare il sorpasso dei cosidetti ‘tipping points’ (i punti critici) del nostro impatto sulla biodiversita’ e gli ecosistemi. Cio’ vuol dire conoscere bene la resilienza dei sistemi naturali, rispetto a cio’ che sappiamo della loro struttura, delle loro funzioni e dei loro processi e quindi anche dei loro livelli di vulnerabilita’. Inoltre e’ fondamentale comprendere il valore della biodiversita’ e degli ecosistemi per il benessere e l’economia umana, come sta indagando, in questi ultimi anni, lo straordinario progetto Teeb (The economics of ecosystems and biodiversity, del quale piu’ volte ho parlato in queste pagine e che rendera’ noto il rapporto finale nell’ottobre di quest’anno, dopo aver pubblicato diversi rapporti intermedi, vedasi il sito www.teebweb.org ).

Non a caso l’economista Pavan Sukhdev, leader del TEEB, e’ intervenuto con un’approfondita relazione a Trondheim, insieme ad altri studiosi che stanno lavorando per il rapporto TEEB, come Patrick ten Brink, sottolineando l’importanza dell’integrazione della valutazione economica della biodiversita’ e dei servizi che gli ecosistemi offrono al benessere umano, negli assessment politici e nella contabilita’ economica dei sistemi nazionali di contabilita’. Ad esempio, le proposte operative e gli esempi concreti dei meccanismi definiti PES (Payments for ecosystems services), cioe’ il riconoscere economicamente ad alcune comunita’ locali o a certe nazioni il loro contributo di ‘custodi’ di alcuni servizi degli ecosistemi (come la salvaguardia dei cicli idrici o delle foreste) costituisce un fronte molto interessante e promettente, mirato anche a ristabilire un’economia che tenga realmente conto dell’importanza di chi salvaguarda i patrimoni naturali.

Johan Rockstrom, direttore del prestigioso Stockholm Resilience Centre ed autore insieme ad altri 28 illustri scienziati dell’articolo apparso su ‘Nature’ nel 2009 sui ‘confini planetari’ (Planetary boundaries) che l’intervento umano non dovrebbe sorpassare nelle sue relazioni con i sistemi naturali della Terra (studio che ho ampiamente illustrato in altri articoli di questa rubrica), ha svolto un’interessantissima relazione sull’importanza della biodiversita’ per il nostro sviluppo socio-economico e della resilienza e del funzionamento dei sistemi naturali. I cambiamenti ecosistemici sono molto difficili da prevedere e controllare e, molto spesso, sono repentini. Inoltre e’ molto difficile inserire nei nostri modelli di indagine dei cambiamenti ambientali globali i fenomeni dei tipping points.

Proprio i tipping points degli ecosistemi costituiscono oggi un importante campo di indagine e a Trondheim, il grande studioso brasiliano di scienze del sistema Terra, Carlos Nobre, del Brazilian institute for space research (INPE), ha fatto il punto sui complessi legami atmosfera-biosfera della foresta amazzonica, legami che sono oggetto anche di un ampio programma di ricerca specifico, che dura da diversi anni ed al quale collaborano numerosi autorevoli scienziati.

Le importantissime ricerche dell’INPE sullo stato della deforestazione della foresta amazzonica, basata sull’analisi sistematica delle fotografie satellitari, ha consentito di disporre di informazioni estremamente puntuali sulla scala ed il pattern di deforestazione dell’Amazzonia brasiliana. Il tasso di deforestazione annuale della porzione amazzonica che si trova in Brasile e che costituisce la maggior parte della foresta amazzonica, e’ sceso sostanzialmente dopo aver raggiunto il picco di oltre 27.000 kmq nel 2003. La perdita di foresta negli anni 2007 e 2008 e’ stato intorno ai 13.000 kmq costituendo quindi un declino del tasso di deforestazione di circa il 53%.

Nel frattempo pero’ l’INPE ha messo a punto nuove metodologie di analisi dalle stesse immagini satellitari, non solo della deforestazione, ma anche del degrado degli ecosistemi forestali dovuto sempre alla nostra crescente pressione su questi delicatissimi ambienti naturali che indicano, purtroppo, un trend in direzione opposta (vedasi il sito www.inpe.br e in particolare www.inpe.br/noticias/arquivos/pdf/tabelaprodes_2001-2008.pdf e www.obt.inpe.br/degrad ). Il primo risultato consolidato reso noto nel 2009 indica che mentre il tasso di deforestazione nell’Amazzonia brasiliana, rimane costante tra il 2007 ed il 2008, l’area della foresta degradata che cioe’ ha quindi perso i suoi connotati di evoluzione naturale a causa dell’intervento umano, e’ cresciuta del 70%, passando dai circa 16.000 kmq del 2007 ai piu’ dei 27.000 kmq nel 2008. Le aree di foresta degradata contengono minori livelli di biodiversita’, hanno minori capacito’ di sequestrare carbonio, e sono molto piu’ suscettibili ai fenomeni degli incendi e alla futura deforestazione.

Il ‘circolo vizioso’ esistente tra intervento umano, deforestazione e degrado della foresta, modifiche nei delicati meccanismi dell’evapotraspirazione dell’ecosistema forestale, innesco di incendi, ruolo del fuoco, innesco di situazioni climatiche siccitose e ulteriore perdita di foresta nonche’ connessioni, piu’ ampie, con la situazione climatica complessiva, fornisce molti strumenti all’analisi degli scienziati per indicare questo problema, come uno dei significativi ‘punti critici’ degli ecosistemi planetari che ormai stiamo raggiungendo.

Anche a Trondheim scienziati, economisti e politici si sono trovati d’accordo ad agire con urgenza e tempestivita’. Non abbiamo raggiunto il target 2010 ma e’ fondamentale aggiornarlo e lavorare seriamente per raggiungerlo quanto prima.

(Tratto da: http://www.ariannaeditrice.it)

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