di Gianfranco La Grassa 3. Nella lotta per il conseguimento della propria autonomia, i gruppi dominanti delle formazioni (paesi) subordinati ad una dominante (e dunque legati in una catena di predominio che va spezzata) devono prendere di punta la finanza, approfittando soprattutto di quei momenti di crisi in cui essa si squilibra rispetto al reale e si presenta perciò nel suo aspetto apparentemente parassitario, suscitando violenta avversione da parte di una rilevante quota della popolazione, appunto subornata e rovinata da questa peste (e dalla febbre borsistica ), così come in un primo tempo ne era rimasta affascinata e speranzosa di facile arricchimento. Se si mira realmente all’autonomia, la finanza deve essere ricondotta con energia (politica, anche con metodi di forte autoritarismo) alla sua funzione di stimolo dell’economia reale. Questo obiettivo non è però il più rilevante, così come crede il solito ideologo economicista, poiché è in realtà il corollario della tensione ad una meta più alta: la riconduzione della finanza sotto il controllo di quei gruppi dominanti che perseguono l’autonomia e che, per ottenerla, rompono la catena di subordinazione rispetto alle strategie dei gruppi dominanti della formazione predominante (mettiamo gli Usa), catena il cui lato finanziario si è particolarmente esposto ed indebolito nella crisi, mostrando il suo aspetto iniquo , la rovina della gente , il divorare i deboli e gli ingenui , che a volte si ribellano.
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