L’Italia regno della (non) politica

di Gianfranco La Grassa Parte II. Non mi diffondo sugli aggrovigliati nodi di una possibile effettiva politica, i più negletti o superficialmente trattati dall’odierno ceto ufficialmente considerato afferente a tale sfera dell’attività sociale. Fino all’inizio degli anni ‘ 90 è esistito un insieme di agenti politici, aderenti a partiti inquadrati da determinate ideologie e portatori di programmi relativamente definiti con un minimo di coerenza. Lungi da me rimpiangere quel periodo o farne un’indebita apologia. Tuttavia, dopo mani pulite , la devastazione è stata pressoché completa e ha comportato la fine della politica in senso proprio. Nessuna autonomia essa ha più avuto rispetto ai particolari interessi dei vari comparti economici (produttivi e finanziari), che dei politici (guitti scadenti come mai nella storia d’Italia) si sono serviti solo da copertura per portare avanti obiettivi e progetti spezzettati, senza respiro strategico e con scadenti mediazioni, tanta protervia e manovre di inganno e raggiro tese a compiacere ambienti della potenza straniera, alle cui decisioni si è scelto di soggiacere.

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