Scioperi, manifestazioni e proteste. Ma le notizie non ci sono.

Il Paese sembra essere in coma e non e’ vero.

In questi ultimi due giorni e’ difficile leggere i giornali o guaradare i Tg, sembra che non succeda nulla. Il caso Marrazzo e la legge sul ‘processo breve’ sembrano essere le uniche cose sulla quali giornali e telegiornali si impegnano un po’ per conquistarsi la pagnotta quotidiana.

Persino la tragedia del Grande Fratello, doppiato da nonno Libero nella gara degli ascolti, o la prossima pubblicazione di un libro (discutibile) sulle ‘memorie’ di Patrizia D’Addario, capace di raccontare nelle ancipazioni di un presidente del Consiglio (a caso) che “infila le mani tra le mie cosce” sembrano incapaci di rompere la palude del nulla.

Eppure a ieri Roma, per la precisione in Via Casalotti 300, un gruppo di precari dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sono saliti sul tetto dell’azienda e ci hanno passato la notte per protestare contro i licenziamenti. L’ente ha gia’ buttato fuori 200 precari ‘da una vita’ e si appresta a ‘farene fuori’ altri 250, ovvero il 40 per cento del personale e la quasi totalita’ dei lavoratori giovani dell’ente.

Intanto i detenuti dei carceri di Pescara, Lucca e Genova stanno attuando una protesta contro il sovraffollamento delle strutture. Per attirare l’attenzione all’esterno battono oggetti contro le inferriate delle finestre delle loro celle mentre alcuni gridano la parola ‘sovraffollamento’. Un paio di giorni fa il segretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe) Donato Capece aveva parlato di “situazione sempre piu’ incandescente”.

Gli operai della Eurorubber si sono riuniti davanti alla sede della Provincia di Parma. L’azienda lavora pneumatici ‘da ricostruire’ e siccome il gruppo industriale di cui fa parte, il Marangoni, non attraversa un momento semplice, si e’ deciso di ‘tagliare’ 10-12 dipendenti, su un totale di circa 50 persone.

A Caorso i lavoratori dell’ex centrale nucleare hanno scioperato fermando i lavori di smantellamento della struttura per sapere qualcosa sul loro futuro.

A Messina un corteo di studenti ha attraverato la citta’ per contestare la bocciatura dell’emendamento alla finanziaria presentato dal capogruppo dei senatori Udc Gianpiero D’Alia volto a destinare 100 milioni alle zone alluvionate di Messina.

Nel Sannio circa quattrocento studenti dell’istituto alberghiero di Castelvenere, in provincia di Benevento sono scesi in piazza per scioperare contro la mancanza dell’apertura dei laboratori scolastici che “non consente loro di fare pratica di sala e di cucina”.

A Gioiosa Marea si sono mobilitati in quattrocento, occupando la stazione, per protestare contro i ritardi nei lavori di consolidamento del costone di Capo Skino, franato oltre un anno fa. In seguito al crollo la statale 113 e’ stata interrotta e da allora non e’ stata piu’ riparata.

In Puglia si sono svolte numerose manifestazioni di protesta, con il blocco della viabilita’ su molte strade del Nord Barese e del Tarantino. Protagonisti gli agricoltori che denunciavano la crisi del settore e chiedevano misure concrete per la tutela dei prodotti locali e un incontro con il ministro Luca Zaia.

A Venezia in occasione della Conferenza dei Paesi del Mediterraneo i militanti di Pax Christi, Amnesty e dei centri sociali hanno lanciato slogan contro il razzismo. Ci sono stati anche momenti di tensione quando i rappresentanti delle associazioni coinvolte nella protesta hanno alzato uno striscione sul ponte dell’Accademia che postava la scritta “Veneto libero dal razzismo e dalla paura”. La manifestazione doveva continuare con l’esposizione di quattro manichini (di cui una donna incinta e un bambino) simbolo dei migranti deceduti al largo delle coste italiane, ma e’ stata bloccata dalle forze di polizia.

Queste sono solo alcune delle notizie ‘dimenticate’ e solo per ieri. Non fatti ‘locali’, perche’ da una fabbirca quasi dimezzata si passa ad operai che smantellano una centrale nucleare mentre il governo ne vuole costruire altre, da studenti che chiedono a Messina misure dopo i danni dell’alluvione a chi ad un anno di distanza si domanda perche’ una strada statale sia ancora chiusa.

Fatti che hanno una indubbio interesse nazionale, ma che secondo i media non meritano ne’ la prima e tantomeno la seconda pagina. Il problema comincia ad essere serio, perche’ la ‘pigrizia’ di quotidiani e tv sta rapidamente spegnendo qualsiasi consapevolezza collettiva sullo stato delle cose.

Anche questa e’ la forza di un regime. Che non si batte con la ciclica celebrazione del dissenso, o per lo meno non solo con quella. Forse in Italia piu’ che l’ennesima scampagnata per un ‘No B. Day’ sarebbe necessario cercare ogni giorno un motivo per restituire alle migliaia di cittadini in condizioni critiche la dignita’ di esistere e di poter parlare.

(Tratto da: http://www.inviatospeciale.com/)

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