Scrisse Niccolo’ Machiavelli: ‘Governare e’ far credere’. Se il problema e’ tutto qui, dobbiamo convenire che i governi di destra succedutisi al potere dal maggio del 1994 ad oggi hanno fatto un egregio lavoro.
Del resto, se si andasse oggi alle urne, l’attuale governo strapperebbe ancora un ampio consenso, favorito in questo dall’assoluta inesistenza di un’opposizione politica e nonostante le liti ormai quotidiane tra gli esponenti delle sue variegate componenti.
Effettivamente il ‘far credere’ che tutto vada a gonfie vele, cioe’ il prendere in giro la gente con il potente aiuto dei mezzi mediatici, paga e di fronte a cio’ non c’e’ ragione che tenga. D’altronde, se questo popolo ha continuato a votare i democristiani e i socialisti per piu’ di quarant’anni, anche quando i loro beniamini rubavano scopertamente e a man bassa arrogandosi benemerenze per una crescita della nazione che dipendeva da tutto e da tutti fuorche’ da loro, non ci sara’ da meravigliarsi se lo stesso popolo votera’ per altri quarant’anni il ‘fritto misto’ al potere anche senza mai ottenere nulla di quanto ritualmente promesso in ogni campagna elettorale.
Probabilmente la meta’ degli italiani che non va piu’ a votare, conciostesso ponendosi fuori da un sistema in cui non si riconosce piu’, ha capito questo: che non ne vale la pena, che e’ meglio rassegnarsi, starsene in disparte, magari rivolgendosi al manovratore solo in caso di bisogno. D’altronde, come puo’ una compagine che annovera al suo interno tutto e il contrario di tutto (liberisti e statalisti, federalisti e presidenzialisti, secessionisti e unitari, indagati e condannati, clown e mediocrita’ indiscusse) trovare un qualche accordo per risolvere i problemi del paese, tenendo anche conto che la sovranita’ di questa nazione e’ gia’ in partenza limitata dalle sudditanze europee e internazionali.
Alla meta’ degli italiani rassegnati, si aggiunge l’altra meta’, composta di coloro che si illudono ancora,non accorgendosi – o fingendo di non accorgersi – che questo paese (che forse mai fu nazione) e’ a rotoli: che i disoccupati crescono di giorno in giorno, che le banche non aiutano piu’ le aziende senza subire ostative di sorta dal governo, che paghiamo (furbi esclusi) tasse sempre piu’ onerose senza avere servizi decenti, che arriviamo ad aspettare un anno per poterci sottoporre ad un esame ospedaliero urgente, che abbiamo le paghe piu’ basse d’Europa e uno dei debiti pubblici piu’ alti, che non e’ vero che la crisi ‘sta per finire’ e che ormai ‘siamo fuori dal tunnel’ perche’ questa e’ una crisi di sistema che potra’ venir superata solo promuovendo una nuova cultura e cambiando i ritmi di marcia.
Un Belpaese davvero, diviso tra rassegnati e illusi e impotente di fronte alle esibizioni in diretta dei clown collocati dai partiti nelle istituzioni.
‘E’ chiaro che oggi in Parlamento ci sono grosse difficolta”, ha sentenziato il Presidente della Repubblica Napolitano (19 novembre 2009). E come potrebbe essere altrimenti, stando cosi le cose.
All’annuncio di questi giorni della ripresentazione da parte dell’on. Margherita Boniver, craxiana di ferro, di un disegno di legge per il ripristino dell’immunita’ parlamentare, ho ripensato con nostalgia al mio insediamento in Senato nel 1992, quando, assieme al collega Manfroi e al senatore dell’Ulivo Biscardi, ci demmo da fare con successo per abolire il doppio stipendio ai parlamentari.
In piazza, in quegli stessi giorni, davanti all’Hotel Raphael, piovevano le monetine sul capo di Craxi, capro espiatorio di un regime di ladri, mentre in aula il leghista Orsenigo alzava un cappio e i parlamentaridel M.S.I.indossavano i guanti bianchi di ‘mani pulite’ gridando ‘ladri’ all’indirizzo dei colleghi che avevano votato contro l’autorizzazione a procedere per il leader del Psi.
Sembra passato un secolo: ora i massimalisti del Psi sono diventati i capi di Forza Italia, mentre Gianfranco Fini e le sue quattro ‘oche al passo’, diventate nel frattempo antifasciste, cercano di far le scarpe a Berlusconi per ringraziarlo di aver dato loro un futuro e Bossi e’ diventato il miglior amico dell’ ex ‘mafioso di Arcore’.
Come diceva Leo Longanesi, ‘Chi rompe non paga e si siede al governo’.
(Tratto da: http://www.ariannaeditrice.it)
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