Durante il suo discorso di reinsediamento, il presidente Hamid Karzai ha dichiarato che ‘nei prossimi cinque anni l’Afghanistan sara’ in grado di assumere progressivamente le nostre responsabilita’ in tema di sicurezza’ il che, ha aggiunto ‘permettera’ il progressivo disimpegno delle forze internazionali’.
Queste parole confermano la nuova linea di ‘afganizzazione’ del conflitto e di ‘exita’ strategy’ decisa dall’amministrazione Obama e avallata dagli alleati nel summita’ della Nato di Bratislava dello scorso 22-23 ottobre. Strategia di lungo periodo che non contrasta con le necessita’ di breve-medio periodo: inviare sostanziosi rinforzi per evitare una sconfitta militare immediata e reggere fino al passaggio di consegne alle forze afgane.
Karzai ha anche auspicato la convocazione di una Loya Jirga, il tradizionale gran consiglio tribale afgano, per facilitare la riconciliazione con i talebani: altro pilastro della nuova strategia Usa, che non esclude piu’ la reintegrazione dei talebani nel governo afgano: ‘Il nemico e’ Al Qaeda, non i talebani’, e’ la nuova parola d’ordine che circola da settimane a Washington. Difficilmente, pero’, finche’ continua l’occupazione occidentale i talebani accetteranno di negoziare con Karzai e con gli Usa, vista la posizione di forza che oggi la resistenza afgana ha sul campo. L’invio di rinforzi che verra’ presto annunciato da Obama e ufficializzato al summita’ Nato di dicembre e’ volto anche a ridurre l’attuale vantaggio militare dei talebani nella speranza di convincerli a scendere a patti.
Se questo non dovesse accadere, se Usa e Nato non riuscissero a ‘ribaltare le sorti della guerra entro 12 mesi’, come ha detto il generale McCrystal, l’exita’ strategy alleata si tradurrebbe, in concreto, nella pianificazione dell’ennesima guerra civile afgana.
(Tratto da: http://www.ariannaeditrice.it)
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