
Infatti, al padiglione 7 delle fiera di Milano “Fa la cosa giusta”, svoltasi lo scorso fine settimana, accanto alla presentazione di alimentari, artigianato e cosmesi, hanno sfilato le magliette di produzione della prima filiera equosolidale argentina. Il consorzio CTM altromercato, attraverso 130 organizzazioni socie e 350 Botteghe del Mondo in Italia, ha dato il via ad una produzione di cotone e tessili che vuole “riprendere il filo dei diritti e della dignità” dei lavoratori nell’intreccio del mercato globale.
La produzione della fibra inizia nella regione Chaco, nel nord dell’Argentina dove l’Asociaciòn Civil Uniòn Campesina, associazione di contadini di etnia Toba, vende il cotone direttamente a personale locale Ctm, che si occupa del trasporto e delle fasi successive di lavorazione. In questo modo si evita il ruolo degli Acopizadores (intermediari speculativi) in una regione in cui si produce il 90 % del cotone argentino e dove è l’unica fonte di reddito.
La lavorazione della fibra è gestita, poi, dalla toma, fabbrica recuperata dalla cooperativa Textiles Piguré situata a 600 km da Buenos Aires. Qui 150 operai gestiscono l’impianto, dopo che un colosso multinazionale ne aveva deciso la chiusura. Oggi la sfida è reinserirsi nel mercato dimostrando che la gestione cooperativa non è solo una risposta a un momento di crisi ma è un alternativa economicamente sostenibile.
Infine l’ultima fase, il confezionamento, avviene nella periferia più povera di Buenos Aires dove una cooperativa di ex disoccupati ha creato un laboratorio tessile con l’aiuto di Ctm altromercato. Si tratta in pratica di piccoli centri produttivi che confezionano magliette offrendo opportunità di lavoro, in particolar modo, a personale femminile. L’esempio più significativo è quello de La cooperativa Suanita, una piccola cooperativa creata da ex disoccupati nel distretto periferico di Buenos Aires, La Matanza.
Queste tre fasi sono di certo un complesso reticolo produttivo ma di certo sono l’esempio di come un’alternativa a determinati processi produttivi sia possibile. È possibile contrastare i danni ambientali causati dalla monocoltura rispettando l’economie locali delle comunità. Si può offrire un giusto prezzo alla manodopera agricola ed industriale rispettandone la dignità lavorativa. La cooperativa si pone forse come il miglior alleato per il raggiungimento di tali obiettivi. È la principale protagonista di un’esperienza produttiva che permette ai lavorati di organizzarsi indipendentemente, senza la schiavitù delle multinazionali, proteggendoli dalla speculazione e dalla antiregolamentazione delle società internazionale.
Eliana Valerio
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