Il Los Angeles Times ha dedicato tre lunghi articoli alle conseguenze dell”abolizione, avvenuta il 1° gennaio, delle quote applicate alle importazioni di prodotti tessili e abbigliamento dai Paesi aderenti all'Organizzazione mondiale del commercio [RSInews].
Il timore è che ciò si traduca in un trasferimento delle produzioni dai Paesi più poveri verso Cina e India, in grado di abbattere maggiormente i costi.
Gli articoli analizzano le possibili conseguenze sociali nei Paesi poveri e il ruolo che le imprese occidentali importatrici possono giocare nel garantire condizioni di lavoro accettabili e il riconoscimento dei diritti dei lavoratori.
Nell”articolo del 16 gennaio, Clothes Will Cost Less, but Some Nations Pay viene affrontata la divergenza d”interessi tra consumatori dei Paesi sviluppati e Paesi poveri.
Nell”articolo del 17 gennaio, When Fear Follows Fabric Along the Assembly Line, vengono analizzate le conseguenze disastrose, derivanti dalla perdita del lavoro da parte delle donne, che nei Paesi più poveri mantengono spesso la famiglia.
Nell”articolo del 17 gennaio, Workers” Rigts at risk, vengono riportate le dichiarazioni dell”amministratore delegato di Gap, che intende essere capofila di un impegno delle aziende del settore, affinché siano garantite condizioni di lavoro accettabili nei Paesi fornitori. Il riconoscimento di diritti dei lavoratori potrebbe diventare elemento di contrattazione per il mantenimento delle produzioni nei Paesi più poveri. La linea di Gap viene confrontata con quella del gigante della vendita al dettaglio Wal-Mart.
Nel 2003 la Cina ha coperto il 17% della produzione tessile mondiale. Secondo l”Organizzazione mondiale del commercio, dopo l”abolizione delle quote, nel giro di tre anni questa percentuale salirà al 50%.
Lo scorso mese, il commissario europeo al commercio, Peter Mandelson, ha chiesto alla Cina moderazione in questa crescita, affermando che ci sono Paesi, come Bangladesh, Sri Lanka e Mauritius, nei quali il destino di milioni di lavoratori dipende da impianti tessili fragili e logori . In questi Paesi, si apre una prospettiva di duri sconvolgimenti, aspra povertà e forse disordini civili, se non verrà dato loro il tempo di adeguarsi alla nuova concorrenza della Cina.
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