La Santa Sede favorevole agli ogm?

Ogm: sì o no? Sono dannosi o no? Potrebbero davvero aiutare le popolazioni del Terzo e Quarto Mondo a uscire dalla tragedia del sottosviluppo e della denutrizione? Il Vaticano indica la strada degli Ogm (Organismi geneticamente modificati) come quella da seguire, con molta prudenza certo, e con dei distinguo.


 La posizione della Santa Sede è orientata in tal senso, come si è compreso soprattutto durante il convegno organizzato nel novembre 2003 dal pontificio Consiglio Giustizia e pace, di cui è presidente il cardinale Renato Martino, sul tema: Ogm: minaccia o speranza?, in cui erano intervenuti studiosi e specialisti dall”Italia e dall”estero. In molti mostrarono sorpresa per l”orientamento pro Ogm emerso dai lavori del convegno, più orientato a fornire elementi di speranza, invece che di minaccia.

In precedenza, sia la pontificia Accademia per la Vita nel 1999, sia la pontificia Accademia delle Scienze nel 2000 avevano dedicato agli Ogm due studi sulla materia, entrambi con giudizi favorevoli. Ma hanno sempre più fatto notizia le frequenti dichiarazioni di guerra di vescovi, missionari, sacerdoti, contro le trasformazioni biotecnologiche, bollate come nemiche della natura e dell”uomo. Il cardinale Martino ha annunciato la preparazione di un documento con il quale la Santa Sede dovrebbe pronunciarsi in merito dal punto di vista religioso, etico-culturale e pastorale. La pubblicazione di questo documentato si prevede piuttosto lontana. Ma un giudizio sostanzialmente favorevole agli Ogm è ormai consolidato in Vaticano.

Ora vengono pubblicati gli atti del convegno del 2003 e il volume viene presentato oggi all”Universtà degli Studi di Milano, nel corso di una conferenza all'Ateneo pontificio Regina Apostolorum dallo stesso titolo: Ogm: minaccia o speranza?, al quale parteciperanno in qualità di relatori Francesco Sala, docente di Biotecnologie vegetali e direttore dei tre Orti botanici, Natalie Moll, relazioni istituzionali Assobiotech, e Giuliano D”Agnolo, direttore del Dipartimento di biologia cellulare e neuroscienze dell”Istituto Superiore della Sanità . L”assunto è che da quando è nata l”agricoltura, dieci-dodicimila anni fa, l”uomo è intervenuto sulle piante, modificandole. Negli ultimi duecento anni, ma soprattutto dopo l”avvento della genetica, il miglioramento dei semi e delle piante è diventato una scienza sempre più precisa, fino alle moderne biotecnologie.

Le nuove piante geneticamente modificate garantiscono – secondo alcuni degli esperti interpellati – una maggiore produttività , pur utilizzando meno antiparassitari e concimi, crescendo in minor spazio e con meno acqua. Con le sementi transgeniche di prima generazione si è in grado di difendere le piante dai parassiti e di permettere loro di crescere in terreni avversi, mentre sono già in produzione piante transgeniche di seconda e terza generazione in grado di generare prodotti arricchiti di vitamine, come il golden rice, e produrre vaccini e medicinali che potranno essere assunti tramite l'alimentazione. (man)

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