Sindaco-Pescatore, dimmi dimmi mio Signore, dimmi che tornera’. Per il trigesimo di Angelo Vassallo

Angelo VassalloUn mese fa abbiamo innalzato un’altra croce, quella di un sindaco coraggioso che ha osato sfidare “o sistema”. Uno schiaffo verso chi anela alla legalità, ma anche una dimostrazione di debolezza: anche un sindaco di un piccolo comune può far paura se si mette di traverso. La vigliaccheria del gesto merita davvero pochi commenti, ma forse a fare ribrezzo più della morte di un giusto, è l’indifferenza crassa con cui la notizia è stata accolta. Offuscata dalle cialtronerie di palazzo e dalla grottesca situazione dell’esecutivo impegnato in una rivoltante “campagna acquisti”. Una seconda morte per Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore di Pollica (Sa).
Non voglio in queste poche righe ricordare l’uomo: purtroppo è morto, e non si può che esprimere l’umana vicinanza alla famiglia, ma ciò che questo nostro eroe ha rappresentato e deve rappresentare per la società civile. Ciò che Angelo Vassallo ha incarnato nella sua esperienza amministrativa deve vivere, deve vivere perché è il modo migliore per rendere omaggio al suo impegno.
Morto perché costituiva un esempio e perché dimostrava che i comuni possono davvero essere delle istituzioni che fanno la differenza promuovendo solidarietà, sviluppo e rilanciando un’idea alta di cittadinanza. Con buona pace di chi crede che il loro ruolo sia solo quello di fare da cassa di risonanza per quella che Vendola, giustamente, chiama “sociologia del dolore” o, peggio, quello di portare avanti la  più annoiata e stanca (quando non disonesta) “ordinaria amministrazione”.
Le buone pratiche, in un comune, si vedono e si toccano con mano, pertanto queste realtà possono davvero essere il modo per riempire il vuoto fra istituzioni e società civile. In un comune è possibile dare un volto diverso allo “stare insieme”, ma ancor di più in un comune è possibile coltivare una piantina rara: la speranza. Evangelicamente il “granello di senapa”, il più piccolo fra i semi, ma il più grande degli alberi.
Non è un caso che, pur avendo la Lega il vento in poppa, i tagli agli enti comunali siano all’ordine del giorno e la finanza dei comuni sia ridotta al lumicino. Con buona pace del federalismo e delle baggianate con cui quotidianamente si sciacquano la bocca i cacicchi padani.
Sembra sempre che la politica si faccia un gradino più in alto, ma la politica del compromesso sa bene quale pericolo venga dai centri delle funzioni amministrative dello Stato, come l’art. 118 della Costituzione tratteggia i comuni. Depotenziarli significa allontanare la politica dalla gente, proprio quel che serve alle varie cricche per prosperare, espandersi e curare le proprie cointeressenze.
Un comune, insomma, può fare molto, specialmente può aiutare, appoggiare, sostenere e mettere in rete i cittadini che vogliono cambiare il mondo, e che non hanno perso lo scontrino.
La scia di sangue dell’Italia repubblicana ha avuto un’altra triste continuazione, e non sembra destinato a mutare l’atteggiamento della politica nazionale: con il cadavere di Angelo Vassallo ancora caldo, il ministro Brunetta ha avuto la sfacciataggine di definire un “cancro etico” la conurbazione di Napoli. Salvo poi affrettarsi a votare per la negazione dell’uso delle intercettazioni nel caso-Cosentino. Giustamente un “cancro etico” è la conurbazione, non i voti che da lì provengono, che quelli servono.
E come non ricordare, e rilanciare, l’appello di “Antigone” e “A buon diritto” rivolto ai sindaci sul cui territorio sorge un carcere per fare almeno il gesto di diffidarne l’amministrazione al fine di provvedere all’adeguamento verso la decenza delle condizioni di vita per i detenuti. Finora le adesioni non abbondano, ma è un altro significativo esempio di cosa possa voler dire “essere sindaco” e “amministrare una comunità”.
Angelo Vassallo, come tutte le altre vittime, ci lascia un testimone scomodo, un impegno da perseguire nel quotidiano, ma se ne saremo all’altezza, forse un giorno scopriremo che il Sindaco-Pescatore “s’era assopito all’ombra dell’ultimo sole”, come un altro “Pescatore” cantato da De André.

Alberto Leoncini
albertoleoncini@libero.it

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