TV, non m’inganni più: i principi base per educarci all’uso dei media


Non è semplice cambiare il modo d’agire dei grandi gruppi di comunicazione. La chiave della trasformazione, o almeno della resistenza, è oggi nelle mani dei cittadini in grado di fare una lettura critica dei media. Da qui nasce l’importanza di un’educazione ai media, che Volontari per lo Sviluppo sta rilanciando attraverso corsi per adulti e seminari nelle scuole. Uno strumento per scoprire i segreti del prestigiatore. E formare cittadini democratici.

di Alvaro Duque e Tiziana Montaldo

Dieci i punti principali da cui si può partire per lavorare:

1] I media costruiscono la nostra cultura. La nostra percezione della realtà è modellata dai mezzi che usiamo per comunicare. Ma gli stralci di realtà presentati dai media non sono la verità nella sua completezza. Così, per avere un quadro ampio dei diversi avvenimenti occorre conoscere almeno: chi emette cosa? Con quale scopo? Perché un’informazione viene data in un determinato momento piuttosto che in un altro? E ancora: perché sono stati scelti quei particolari dettagli della storia? Le cifre che offrono hanno un significato? Che cosa può esser stato nascosto? Questo servizio è davvero più importante degli altri?

2] I media contengono messaggi ideologici e di valore.
Osservare i valori che ci sono dietro ogni storia permette di trasformarci da consumatori passivi a cittadini attivi, in grado di contrastare le logiche che oggi reggono la produzione di informazione, cultura e comunicazione, ad esempio: la vita è solo per i vincenti, bisogna primeggiare in tutti i campi, la felicità consiste nel ‘possedere’, tutto è facile e si può ottenere velocemente, il prestigio è dato dall’ostentazione di un prodotto, per vincere non serve altro che ‘apparire’.

3] I media usano tecniche identificabili. Avvicinandosi alle logiche di funzionamento dei media, si possono cogliere fenomeni come quello dell’autoreferenzialità mediatica. Questo significa che i mezzi di comunicazione pubblicizzano notizie magari non importanti di per sé, ma che diventano tali nel momento in cui sono state [o stanno per essere] pubblicate da un altro media. Un esempio: il matrimonio di un calciatore. Se una testata che appartiene allo stesso proprietario della squadra considera importante quel fatto, così da pubblicarlo, molto probabilmente altri media faranno eco alla notizia. E poiché i media spesso hanno rapporti anche con case editrici, discografiche o cinematografiche, o con ditte di telecomunicazioni o informatica la suddetta autoreferenzialità diventa una spirale infinita.
Saper interpretare la logica mediatica è un altro fattore importante che ci permette di capire come mai la stessa notizia che un giorno apre i telegiornali e le prime pagine dei quotidiani, il giorno seguente cade nell’oblio, con la rapidità con cui la schiuma sale e scende in un boccale di birra.
La mucca pazza, il divieto di caccia alle balene, l’inquinamento dei mari, il buco nell’ozono, sono esempi tipici. Ma è l’Aids la miglior rappresentazione di questo modo di agire dei media. Solo quando la malattia ha colpito personaggi famosi se n’è parlato. Ora che non si percepisce come un grave problema sanitario nel Nord del pianeta, il tema è passato nel dimenticatoio e pochi si ricordano dei 1.600 bambini che muoiono ogni giorno a causa della malattia o dei 32 milioni di persone affette dal virus.

4] Ogni persona interpreta diversamente i messaggi.
Se è vero che i media trasformano i concetti tradizionali di spazio [sembra che gli avvenimenti accadano nel proprio quartiere] e di tempo [utilizzo di un presente continuo con pochi riferimenti al passato o al futuro, e una prevalenza dell’effimero], è altrettanto vero che spesso ogni persona costruisce i propri significati, le proprie opinioni, proprio a partire dai media.

5] Le immagini si leggono in modo diverso rispetto ai testi.
Le immagini offrono un tipo di conoscenza caratterizzato dalla velocità , dalla fluidità e dal decentramento, che ci fanno vedere il mondo in modo molto diverso da quello rappresentato tipograficamente. Le tecnologie basate sulle immagini e sull’interattività fanno sì che l’intelligenza sequenziale, che finora ha caratterizzato l’Occidente nella costruzione delle proprie conoscenze, ceda ogni giorno di più il passo all’intelligenza simultanea.

6] I media sono più potenti quando toccano le emozioni.
La sostituzione di caratteristiche quali importanza e attualità di una notizia con quelle di interesse, novità e verosimiglianza, fa sì che i media facciano più spesso richiamo alle emozioni.

7] La maggior parte dei media sono controllati da interessi commerciali. Nessun mezzo è gratuito, per cui conoscere i proprietari dei media e le loro logiche commerciali ci permette di ‘digerire’ le informazioni che consumiamo.

8] I media costruiscono mondi di fantasia.
I media non solo riproducono la realtà , spesso la creano, originando così un mondo diverso da quello quotidiano e ‘reale’ delle persone. Ad esempio, i tempi utilizzati sono molto diversi da quelli reali, una persona può nascere, diventare adulta e morire in due ore.

9] I messaggi dei media possono essere decodificati.
Nei media esiste una retorica della esattezza dei dati, che opera illustrando cifre e risultati, così da dare una parvenza di obiettività ai messaggi offerti e produrre consenso. Anche l’adulazione, la ripetizione, il timore, l’umore, le parole potenti e le immagini sessuali sono tecniche particolarmente comuni ed efficaci ai fini della persuasione. Un metodo per decodificare i messaggi nasce a partire da cinque domande: Come sappiamo quello che sappiamo? Chi parla? Che cosa causa un avvenimento, un fatto? In che modo i fatti avrebbero potuto essere presentati in modo diverso? Chi ha determinato cos’è rilevante?

10] Diventare ‘consumatori attivi e consapevoli’ dei media.
Confrontare le prime pagine di più quotidiani di diverso indirizzo [anche su Internet] è un semplice trucco per guardare gli eventi da più punti di vista e cercare di farsene un’idea propria. Incrociare mezzi di informazione diversi sulla stessa notizia [tv, giornali, agenzie in rete]. Astenersi dalle trasmissioni di puro intrattenimento che contengono in sé, di fatto, una potente forza di modellamento ideologico e di valore [punto 2]. Seguire anche qualche media slegato dai grandi gruppi [tv locali, giornali indipendenti, siti di diversa natura]. Sono piccoli passi. Ma che possono aiutare ad acquisire capacità di osservazione e interpretazione critica delle cose che si vedono o leggono.

Senza demonizzare i mezzi di informazione che, se ben usati, ci aprono la strada per trasformare in conoscenza l’enorme quantità di dati oggi disponibili, l’educazione ai media cerca di formare persone caute. O, per dirla con Ambrose Bierce nel suo Dizionario del diavolo, persone ‘prudenti’: «quelle che credono alla metà di quanto vedono, a un quarto di quanto ascoltano e a una quinta parte di quanto sentono con l’olfatto o toccano con il tatto».

Bibliografia minima:
AA.VV., Media activism, Derive Approdi, 2002.
C. Ottaviano, Media, scuola e società , Carocci, 2001.
P.C. Rivoltella, Media education, Carocci, 2001.
M. Tricarico, Insegnare i media, GS Editrice, 1999.
M. Morcellini, La tv fa bene ai bambini, Meltemi, 2001.
J. Gonnet, Educazione, formazione e media, Armando, 2001.

Siti web da non perdere:
http://www.medmediaeducation.it [Associazione Italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione]
http://www.formedianet.it [Gruppo di professionisti della formazione e dei media che fanno Em]
http://www.zaffiria.it [Centro permanente per la formazione ai mass media]
http://www.osservatorio.it/index.php [Tutela il pluralismo sociale, culturale e politico nei mezzi di comunicazione]
http://www.medialit.org [Center for Media Literacy].
http://www.mediaed.org.uk [Sito inglese sull’Em]

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