Il grande viaggio della tua vita. Selene Callini Williams si racconta

Pubblichiamo un articolo di Selene Calloni Williams nel quale racconta la propria storia e la sua visione circa il lavoro ed il denaro.

Michael Williams, il mio maestro di Yoga e Sciamanismo mi ha detto: “prima di fare qualcosa chiediti per tre volte ‘questa cosa mi dà piacere?’, se anche per una sola volta ti rispondi ‘no’, non farla, perché ciò che non dà vero piacere non produce buoni frutti”.
Avevo diciannove anni. Da allora non c’è mai stato nessuno che potesse convincermi a fare qualcosa che non nascesse da un atto di creatività e di passione. Solo ciò che prende avvio da passione, solo ciò che è creativo, infatti, produce vero piacere.
Non ho mai lavorato. Lavorare è una pessima abitudine! Non ho mai fatto vacanza un solo giorno della mia vita da quando avevo diciannove anni. Da cosa dovrei fare vacanza, se ogni cosa che faccio la faccio perché nasce da una passione profonda e in ogni istante faccio esattamente ciò che mi dà più piacere fare?
Io non ho mai lavorato, ma sono sempre stata al servizio della passione. Da quarant’anni tendenzialmente mi sveglio alle 5 della mattina, a partire dalle 6 incomincio a produrre ciò in cui credo e alle 22 sto ancora producendo qualcosa, tutti i giorni, specialmente durante i fine settimana, quando conduco i seminari.
Mi sento ricca, anche troppo, perché non c’è bisogno di avere tutto quello che abbiamo, sul serio, non c’è bisogno, allora piuttosto che comprarmi la seconda giacca (una basta e avanza) preferisco dare i miei soldi per le cause in cui credo, come aiutare la natura, perché se non ce la fa lei non ce la fa nessuno di noi!
Quarant’anni fa mia madre mi diceva che lo yoga non era un “lavoro” e che avrei dovuto trovarmi un “lavoro serio”. Per lei, ovviamente, un lavoro serio era un lavoro salariato. Oggi pensando a tutte le cose che non avrei potuto fare avendo un normale salario, mi dico: “scampato percolo!” e benedico la mia ribellione.

È stato Edward Bernays, il nipote di Freud, che ha inventato l’ingegneria del consenso a convincere, nei primi anni del secolo scorso –lautamente pagato dai banchieri- gli americani che esistevano lavori seri e che lavorare per le banche era un lavoro serio e spendere i propri soldi per comperare prodotti finanziari e contrarre mutui e prestiti dalle banche era una cosa buona e giusta. Certo che è buona e giusta, per le banche, però, non per i cittadini che devono spendere gli anni migliori della loro vita a pagare i debiti!
Uno dei principali clienti di Bernays fu la “United Fruit Company”, la produttrice delle banane Chiquita, che possedeva vaste piantagioni di banane in Guatemala. Per decenni la United Fruit aveva controllato il paese mediante dittatori corrotti, era riconosciuta come la “Repubblica delle Banane”. Ma nel 1953 fu eletto presidente del Guatemala Arbenz Guzman, il quale promise di liberare il paese dal controllo della United Fruit. Quello stesso anno annunciò che il governo avrebbe confiscato molte delle terre della compagnia.
Arbenz era un socialista democratico senza alcun legame con Mosca, ma Bernays macchinò per renderlo una minaccia comunista. Bernays convise gli americani che Arbenz Guzman era un pericoloso comunista che minacciava l’America e la democrazia nel mondo. Così preparò il terreno alla Cia che organizzò un colpo di stato in collaborazione con la United Fruit. La CIA addestrò e armò un esercito di ribelli che rovesciò il governo di Arbenz, ovviamente molta gente morì, convinta di morire per la libertà, per la democrazia e per rendere il mondo un posto più sicuro. Da allora questo modo di fare è diventato una prassi nei confronti di quei governi che, nel mondo, non sono in linea con gli interessi del capitalismo.
Bernays, pagato dalle industrie che producevano sigarette, spinse le donne americane a fumare, convincendole che fumare era un gesto di affermazione della loro emancipazione e della loro libertà.
La propaganda che Bernays aveva invetato era in grado di far fare alle masse tutto ciò che le industrie volevano. Oggi, a oltre cento anni di distanza, i meccanismi che Bernays ha inventato sono pontetissimi e danno a pochi il pieno controllo sulle masse. Nel suo libro intitolato “Propaganda”, Bernays afferma:
Coloro che hanno in mano questo meccanismo (la Propaganda) costituiscono […] il vero potere esecutivo del paese. Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. […] Sono loro che manovrano i fili…”
Bernays ha nutrito il consumismo con la peggiore psicologia possibile e il consumismo ha compromesso la sopravvivenza della vita sul pianeta. Se continueremo a credere alla psicologia delle masse, alla psicologia da supermercato, ai life coach da supermercato, non ci rimarrà più nulla, nemmeno una lacrima priva di microplastiche.
Dobbiamo ribellarci, lo dobbiamo a noi, ai nostri corpi, alle nostre anime e alla natura che ci è Madre.
Un essere umano senza un ideale non sarà mai felice. Sarà sempre manipolabile dalle ideologie e sarà sempre un lavoratore che lavora per far crescere il sogno di qualcun altro.
Passare i migliori anni della vita a fare soldi (pochi, sudati e mai certi, perché i soldi non sono mai un valore reale, hanno valore solo perché uno stato garantisce per questo valore, ma in qualsiasi momento possono essere svalutati e non valere più niente) e coltivare il sogno di qualcun altro è tradire la propria anima. In una tale situazione non si può pensare di essere felici in questo mondo!
Vivere nell’abbondanza continua, essere ricchi a 360 gradi: ricchi economicamente, sentimentalmente, creativamente… facendo ciò che la passione suggerisce, nel nome di un ideale che incarna la missione dell’anima, questo non solo è possibile ma è doveroso, lo dobbiamo ai nostri corpi, ai nostri figli e al pianeta!
Quando, quindici anni fa, ho chiesto un aiuto per aiutare gli altri, la mia anima mi ha portato a Ukok, al confine tra Siberia, Mongolia, Cina e Kazakistan, un luogo vastissimo mai abitato da umani ma solo da spiriti, aquile e marmotte.
Ukok non è mai stato né capitalista né comunista, né di destra né di sinistra, non è mai stato nel mondo delle divisioni e dei contrasti.
Chi viene a Ukok  a cavallo deve tagliare con il mondo perché a Ukok non c’è nessuna possibilità di contatto con il mondo: solo tu, il cavallo, torrenti, laghi viola, incredibile, sconcertate bellezza . Bisogna avere il cuore puro! Per questo prima della grande traversata, i potenti sciamani ereditari di Kosh Agach, i protagonisti dei miei libri “Il profumo della luna” e “Discorso alla luna” fanno per noi straordinari rituali di purificazione e benedizione.
Per liberarti dal condizionamento devi avere l’opportunità di uscire dalla civiltà, almeno per un istante. Chi non è mai stato fuori dalla gabbia non sa neppure di essere in gabbia. Almeno per un giorno, almeno per un’ora, almeno per un istante dovrebbe uscire dalla gabbia e respirare l’aria che è oltre il pensiero dominante. È un’aria che nutre e vivifica a tal punto che nulla potrà mai più essere come prima. Allora vivrai una vita libera, che è la sola vita in cui puoi davvero avere una possibilità di diventare ricco, di realizzare i tuoi sogni e di lasciare a chi verrà dopo di te un mondo e un buon motivo per ricordarti..
Un uomo che non è libero non sarà mai veramente ricco, avrà sempre paure e limitazioni che bloccano i suoi obiettivi e sarà sempre manipolato da qualcosa che è fuori di lui.
Se vuoi davvero portare il benessere, la sicurezza e la gioia e la realizzazione nella tua vita come prima cosa devi puntare ad essere libero!
Ukok è il luogo che gli antichi Sciti (la misteriosa popolazione delle amazzoni e delle dee sciamane) usavano per i loro rituali più sacri, non ci hanno mai abitato, ma vi si recavano per celebrare i riti più sacri. Ukok è il posto della magia, dove tutto ciò che non è mai stato possibile, entra nel reame del possibile. Devi venire, almeno una volta nella vita!

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