Riforma Renzi-Boschi: una foto dell’Italia

La riforma costituzionale nota con il nome “Renzi-Boschi” (frutto dell’opera del governo Renzi ed in special modo della ministra per le Riforme e per i Rapporti con Parlamento, Maria Elena Boschi) sulla quale i cittadini italiani si troveranno a dover esprimere il loro parere nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, è un passaggio importante nella storia della costituzione italiana.

Il suo testo, infatti, riporta una grande quantità di riforme da applicare alla nostra costituzione, e l’esito della consultazione referendaria – qualunque esso sia – esprimerà un parere importante sulla situazione socio-politica dell’Italia.

Perché? Prima di tutto perché ci informerà sul grado di partecipazione degli elettori stessi. In ballo, infatti, non c’è una questione particolare o limitata ad ambiti ristretti della vita politica, bensì un cambiamento che riguarda una fetta importante dell’assetto politico italiano. Dunque, quanto i cittadini italiani sono consapevolmente coinvolti nella sfera politica che, volenti o nolenti, li condiziona da molto vicino? Quanto essi considerano importante la carta costituzionale che in questo momento viene posta in dubbio in maniera tanto estesa? E soprattutto, come si muoveranno? Prevarrà il fronte conservatore vòlto al mantenimento della costituzione così com’è, oppure trionferà il cambiamento?

Qualunque sia l’esito delle risposte al quesito referendario, per tutti l’occasione sarà quella di conoscere una parte importante dell’impegno politico in Italia e sulla sua natura.

La Riforma

Venendo ai dettagli della riforma proposta dal governo attualmente in carica, ci accorgiamo innanzitutto che a essere riformato è il Titolo V della Parte Seconda della costituzione. In questo passaggio della costituzione è regolato il funzionamento amministrativo dei rapporti fra lo Stato e i suoi enti locali. In particolare, la Riforma Renzi-Boschi vorrebbe eliminare le parti ivi presenti riguardanti le province, fatta eccezione per quelle di Trento e Bolzano. In sostituzione, si amplierebbero le regolamentazioni sulle città metropolitane, già poste in essere da una riforma del 2001.

Ad essere riformati, sarebbero anche i casi di sovrapposizione legislativa fra lo Stato e le regioni, i quali, fra le altre misure, vedrebbero applicato la “Clausola di Supremazia”, strumento al quale lo Stato può ricorrere nei casi di interesse nazionale.

Bicameralismo

Ma c’è anche un altro mutamento importante che la riforma introdurrebbe in caso di conferma popolare. È il superamento del bicameralismo paritario, una delle caratteristiche più determinanti del nostro assetto politico. Il Senato della Repubblica verrebbe ridotto nel numero dei suoi componenti e modificato nella sua composizione. I nuovi senatori verrebbero eletti fra i consiglieri regionali (74 membri), i sindaci (21) e fino a 5 senatori a vita nominati dal Presidente della Repubblica.

Una tale composizione agirebbe in funzione di una maggiore rappresentanza politica degli enti regionali, che nel disegno di legge voluto dalla ministra Maria Elena Boschi è uno dei due filoni di ammodernamento che dovrebbero permettere alla Repubblica di migliorare il suo funzionamento.

Il secondo filone è quello dello snellimento delle istituzioni e di gran parte della burocrazia legislativa, con lo scopo non secondario di ridurre le spese politiche.

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