Lo Spirito del Pianeta, festival dei gruppi tribali e indigeni del mondo

Manca ormai poco all’appuntamento con la sedicesima edizione dello Spirito del Pianeta, unico festival italiano di gruppi tribali e indigeni del mondo e uno dei più importanti a livello internazionale.
Si terrà a Chiuduno, in provincia di Bergamo, dal 27 maggio al 12 giugno (qui il programma e qui il video di presentazione dell’edizione dell’anno scorso) e ogni serata sarà a ingresso libero.
Ha dell’incredibile ciò che avviene ogni anno nel parco di Chiuduno, un luogo che sarà a breve dichiarato “Patrimonio indigeno dell’Umanità” e che ospita, tra le altre cose, il secondo Moai esistente al mondo fuori dall’isola di Pasqua, costruito dal gruppo di indigeni Rapa Nui durante l’edizione 2015.
Evento nato nel 2000 dall’iniziativa di Ivano Carcano, è diventato negli anni un crocevia di popoli, persone e culture che condividono il loro amore per il nostro pianeta, che si incontrano tra loro e che ci incontrano; per raccontare e raccontarsi a chiunque voglia ascoltarli, con musica, rappresentazioni, ritualità sacre, danze e conferenze.
Il festival ha registrato nel corso degli anni un afflusso di presenze sempre maggiore, e quest’anno se ne aspettano addirittura duecentomila nell’arco dei diciassette giorni della manifestazione.
Momenti come questi hanno un’enorme importanza per chiunque abbia a cuore l’ambiente e per la sopravvivenza stessa di tutti quei gruppi nativi che Survival International ha definito i “custodi della Terra per le generazioni future”.
Gli ospiti di quest’anno saranno Sarawak della Malesia; rappresentanti di vari gruppi Aborigeni australiani; Rapa Nui dall’Isola di Pasqua, che completeranno la costruzione del Moai di Chiuduno; rappresentanti di numerosi gruppi del Mesoamerica (Aztechi, Maya, Inca, Chichimeca); un nutrito gruppo di nativi nordamericani (Apache, Zuni, Navajo, Sioux, Hopi, Havasupai – con la rappresentazione di un Pow Wow la sera dell’8 giugno); alcune tribù della foresta amazzonica come i Desana del Brasile e gli Emberà da Panama; e infine rappresentanti del popolo Curdo.
Numerosissime sono state negli anni le iniziative che hanno preso le mosse dal festival, tra cui la lunga marcia di 900 km che nel 2014 ha portato da Bergamo a Roma per chiedere il rispetto dei popoli indigeni; o ad esempio la protesta che ha affiancato le associazioni ambientaliste davanti alla discarica di Montichiari, una delle più grandi d’Europa, nel giugno 2015; le attività di Sesto Sole Onlus, che supporta i progetti e le idee che fioriscono dall’incontro tra i popoli medesimi o con gli organizzatori; inoltre, di grande importanza, la costituzione di un’assemblea permanente dei Rappresentanti dei Popoli Indigeni del mondo, prima e unica nel suo genere, che si riunirà in cerchio ogni sera presso lo Spazio Conoscenza all’interno del festival.
L’energia e l’esperienza maturata in questi anni hanno permesso l’ideazione della prima edizione dello Spirito del Pianeta sul continente australiano, dal 23 al 27 novembre, un evento che si prospetta essere eccezionale perché vedrà per la prima volta nella storia riunire assieme i rappresentanti di tutte le sue quasi 500 tribù aborigene.
E chissà, forse sarà anche grazie a eventi come questi che un giorno arriveremo a capire non solo che uomo e natura non sono affatto in conflitto tra loro, ma pure che non occorre abitare nel mezzo di una foresta per essere indigeni di questo pianeta: lo è chiunque e in qualunque luogo abiti la nostra terra con rispetto, amore e condivisione sotto lo stesso cielo.

Davide De Martini – redazione di ecopolis

Lo Spirito del Pianeta, festival dei gruppi tribali e indigeni del mondo

 

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