Energie pulite, quale futuro?

(di Tania Careddu – http://www.altrenotizie.org)

Hanno garantito la riduzione delle importazioni di fonti fossili, del prezzo dell’energia elettrica e delle emissioni di gas serra. Questo però solo fino al 2013. Dopodiché, è arrivato il crollo. Nei due anni successivi, le energie pulite sono diminuite alla velocità della luce. Chi ne porta la responsabilità?

Andiamo con ordine: i governi (Monti e Letta, per la cronaca) che si sono succeduti fino a oggi hanno ridotto le possibilità di investimento nelle fonti rinnovabili fino a quando, nel 2012, sono cominciati i tagli per tutto il settore. Nel 2013 sono stati cancellati gli incentivi in conto energia per il solare fotovoltaico e quelli per la sostituzione dei tetti in amianto.

Negli ultimi venti mesi l’attuale governo, con il decreto ‘Spalma-incentivi’ – intervenuto in maniera retroattiva – si è espresso con nuove tasse per l’autoproduzione da fonti rinnovabili con regole penalizzanti per gli oneri di dispacciamento, giustificate con la non programmabilità delle energie pulite e con uno stop degli investimenti sugli incentivi alle rinnovabili non elettriche (ancora prima che entrasse in vigore il decreto che le regolamenta).

E così, le installazioni fotovoltaiche ed eoliche sono precipitate del 92 per cento. E pensare che il solare ha assicurato il 38 per cento dei consumi elettrici, salvando l’ambiente, creando migliaia di posti lavoro – sarebbero centomila gli occupati nelle diverse filiere – apportando vantaggi alle famiglie e alle imprese.

Tutte insieme, le fonti rinnovabili, riducono: la produzione da termoelettrico, ossia quella degli impianti più dannosi per il clima oltre che dipendenti da esportazioni; le importazioni dall’estero di fonti fossili, tipo gas, petrolio, carbone, usati nelle centrali elettriche; le emissioni di CO2; il costo dell’energia che permette di tagliare fuori l’offerta delle centrali più costose, le quali vendono e producono energia da petrolio, carbone e gas.

Ma, riducendo il prezzo dell’energia elettrica, aumentano la concorrenza. E i grandi gruppi non ci stanno. Dettano legge all’Esecutivo. Con le seguenti conseguenze, riportate nel dossier di Legambiente ‘Stop alle rinnovabili in Italia’: nel 2011, la Robin tax viene estesa anche alle società operanti nel settore delle rinnovabili; nel 2012, un nuovo decreto ministeriale di incentivo per le rinnovabili non fotovoltaiche con limiti alle installazioni, aste e registri.

Quindi, nel 2013, stop agli incentivi per il solare fotovoltaico attraverso il Conto Energia; nel 2014, l’approvazione del decreto ‘Spalma incentivi’ e oneri per autoconsumo e, qualche mese più tardi, arriva una nuova disciplina sbilanciamenti; nel 2015, ecco una nuova bozza di decreto di incentivo per le rinnovabili non fotovoltaiche.

Sempre nel 2015, qualche giorno fa, in occasione di Cop21, il governo ha affermato che l’Italia ha un piano investimenti di quattro miliardi di dollari. Denaro da investire da qui al 2020. E le nostre aziende? A detta del nostro premier, “da Eni a Enel, sono in prima fila”.

Detentori della leadership in molti settori delle rinnovabili, “hanno cambiato pelle” e sono diventate “protagoniste del rinnovamento”. Verso un futuro più pulito. Sarà così?

Tratto da: http://www.altrenotizie.org/societa/6769-energie-pulite-quale-futuro.html

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