Charamsa, “Perché è un outing non casuale e un reality calcolato”

di Enrica Perucchietti – Lucia Bigozzi – 05/10/2015  Fonte: intelligonews

“Il Sinodo parte male, in uno dei climi peggiori. Nasce sotto una pressione, o meglio una forma di ricatto”. Non usa giri di parole Enrica Perucchietti, giornalista e scrittrice, che nella conversazione con Intelligonews legge il caso Charamsa come “preordinato” dalla manina di un regista che sta nell’ombra. 
 
Coming out di Charamsa alla vigilia del Sinodo. Causale o bomba ad orologeria?
 
«Sicuramente è tutto studiato; a quei livelli non ci possono essere forme di outing casuali. Secondo me non è casuale, è sicuramente preordinato. Sono forme di pressione: bisogna capire chi c’è dietro e cosa vuole ottenere. Da un lato c’è il pressing della famigerata lobby gay; dall’altro c’è anche il tentativo di estremizzare le due fazioni».
 
In che senso?
 
«Nel momento in cui tu estremizzi una posizione, crei le condizioni affinchè non ci sia possibilità di dialogo e quindi di lavorare in modo armonico all’interno del Sinodo. In pratica, è stata gettata una bomba, è il solito metodo del divide et impera. Chi sta dietro non lo conosciamo, ma è indubbio che ci sia un regista di tutta l’operazione»
 
Ma siamo già oltre i lavori del Sinodo? Il tema ormai è quello di accogliere i sacerdoti gay all’interno della Chiesa?
 
«Ci sono due distinguo da fare. Il primo: un conto è il riconoscimento delle coppie gay esterne alla Chiesa e dunque i fedeli e su questo il Sinodo dovrà lavorare e alla fine pronunciarsi. La seconda: il caso Charamsa mette in luce il fatto che accade all’interno della Chiesa. In sostanza, il sacerdote polacco ha fatto carriera ottenendo incarichi prestigiosi in Vaticano, tra l’altro lo ha fatto anche durante il pontificato di Ratzinger che ha una visione più confessionale rispetto a quella di Bergoglio spiccatamente pastorale. Il punto è: tu non puoi entrare a far parte del corpo della Chiesa cattolica e fare carriere se sei omosessuale e hai un compagno. La stessa cosa, ovviamente, vale per i sacerdoti eterosessuali che magari hanno un’amante o una compagna perché tutto ciò va contro la religione cattolica. Charamsa avrebbe potuto fare carriera altrove, magari nella Chiesa protestante o in un’altra Chiesa cristiana ma non in quella cattolica».
 
Dunque, Charamsa ha solo sbagliato “parrocchia” ?
 
«In realtà ha puntato alla carriera all’interno della Chiesa cattolica e quando magari ha ottenuto ciò che voleva, ha fatto coming out. La considero una forma di strumentalizzazione. C’è da ritenere che ci saranno altri come lui o eterosessuali con amanti e compagne che verranno allo scoperto e di cui magari si sa già all’interno della Chiesa; ma il problema è che nel momento in cui fai outing davanti alle telecamere fai una cosa strumentale e non sei cattolico. In altri termini, non dovrebbero stare lì, fare carriera bensì trovare un lavoro da un’altra parte perché sai già in partenza di andare contro le regole della Dottrina»
 
Che effetto può avere la vicenda sull’opinione pubblica e sui fedeli?
 
«L’opinione pubblica, come sempre, si dividerà in fazioni. Da un lato i fans di Charamsa; dall’altro l’ala più dura che sarà contraria. Ma il punto non è questo, è semmai che tu non puoi scardinare per una tua emotività quella che è la storia millenaria della Chiesa. Se la Chiesa deciderà di aprire ai matrimoni tra omosessuali e ai sacerdoti gay, sarà il pontefice a stabilirlo o comunque lo dirà il Sinodo o chi è deputato a farlo. Non può certo accadere per una questione di “televoto” esterno da parte dei fedeli. Ormai, tutto è come un reality: noi stiamo fuori a guardare le cose che succedono e si chiede che la pancia delle persone stia lì a televotare cosa vorrebbe. Ma non funziona così»
 
Con il caso Charamsa, l’esito del Sinodo è già scritto e in che modo secondo lei?
 
«Sicuramente i lavori del Sinodo partono già in qualche modo falsati perché qualunque direzione prenderanno potrà essere interpretata come una reazione a quanto successo. Se ci sarà apertura nei confronti degli omosessuali si dirà: ecco, è stata la pressione della lobby gay; se ci sarà una chiusura si dirà: ecco, è stata una reazione a quanto accaduto. Secondo me, in ogni caso il Sinodo parte male perché prende avvio in uno dei climi peggiori. Nasce sotto una pressione, o meglio una forma di ricatto».


Tratto da  www.ariannaeditrice.it

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