La politica come sport d’élite

 (Fonte: znetitaly.altervista.org) La politica come sport d’e’lite

Di Serge Halimi

1° giugno 2015

Dimostrazioni, partecipazione alle elezioni e all’esercizio del potere sono attivita’ politiche con una caratteristica comune: le classi operaie si stanno allontanando da queste oppure si sentono escluse dalle stesse. Quando, l’11 gennaio,  milioni di persone in Francia hanno dimostrato la loro solidarieta’ con le vittime degli attacchi a Charlie Hebdo,  c’e’ stato un contrasto notevole tra la mobilitazione della classe media e quella minore, come  numeri, della classe media e dei giovani di zone svantaggiate che hanno partecipato. Da anni la protesta popolare e’ stata un’attivita’ sempre piu’ della classe media, cosi come votare: in quasi ogni elezione il tasso di partecipazione diminuisce sempre piu’ giu’ nella scala del reddito. E coloro che rappresentano la nazione non sono certamente migliori, dato che sono quasi identici agli alti ranghi della societa’. Questa e’ politica come uno sport di e’lite.

Questo e’ chiaro nella sinistra europea.  I sindacati  hanno istituito  il Partito  Laburista  del Regno Unito per rappresentare gli elettori della classe operaia.  Nel 1966, il 69% di coloro che facevano lavori manuali avevano votato per  i  Laburisti; questa percentuale e’ scesa al 45%  nel 1987 e al 37%  nelle elezioni del mese scorso. I blaeriani hanno pensato che ci si doveva concentrare sulla classi medie. La missione e’ stata compiuta: il partito ha  avuto una sconfitta  clamorosa con il  maggior numero di elettori della  classe media nella sua storia (vedere: Il Partito Laburista sopravvivra’? ” Di Owen Jones, su: [mondediplo.com]).

La disillusione crescente della classe operaia avuta dai partiti di sinistra, visibile in tutte le democrazie occidentali, e’ probabilmente scollegata dai numeri in calo dei politici delle parti meno  benestanti  della societa’ che hanno sperimentato vite analoghe, dice il politologo Patrick Lehingue. Considerate che nel 1945, il 25% dei membri francesi del Parlamento erano stati lavoratori o impiegati prima delle elezioni; la percentuale e’ scesa al 2.1%. Nel 1983, 78 sindaci di comuni con piu’ di 30.000 abitanti erano stati una volta lavoratori o normali impiegati in uffici (questi costituiscono la maggioranza della popolazione). Ora sono soltanto sei (1). E questo e’ tutto riguardo alla democrazia rappresentativa. Piu’ del 50% degli americani pensano che lo stato dovrebbe redistribuire la ricchezza per mezzo di una maggiore tassazione dei ricchi. Soltanto il 17% dei ricchi, prevedibilmente, condividono questa opinione (2). Ma il modo in cui operano le democrazie occidentali, significa che l’opinione della minoranza prevale senza fare alcun vero dibattito. E una classe ben consapevole dei suoi propri interessi puo’ permettersi di essere rilassata, dato che il dibattito pubblico e’ cosi dominato dalle distrazioni create dai media dei quali e’ proprietaria, che aiutano a dividere la classe operaia contro se stessa.

Con questo sistema cosi ben radicato, tutto cio’ che possiamo fare e’ convocare gli esperti il cui compito e’ di ricordarci che ci si deve aspettare l’apatia e la rabbia quando le societa’ si spostano a destra.

Note:

(1)Su 260. Patrick Lehingue, Nous ne sommes pas repre’sente’s! (Non siamo rappresentati), Savoir/Agir, Bellecombe-en-Bauges, 2/2015.

(2) Vedere Noam Scheiber, 2016  gli speranzosi e i ricchi  [presidenziali] sono allineati  nella disuguaglianza, The New York Times, 30 marzo 2015.

Nella foto: Parigi, Place de la Re’publique l’11 gennaio 2015

Da: Z Net ” Lo spirito della resistenza e’ vivo

www.znetitaly.org

Fonte: [https:]

Originale: Le Monde Diplomatique

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2015 ZNET Italy ” Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

 

 

(Tratto da: http://znetitaly.altervista.org)

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