Un po’ di rispetto. Anche per i greci, per favore!

 (Fonte: znetitaly.altervista.org)

Ingeborg Beugel

di Ingeborg Beugel ” 14 maggio 2015

Da ex corrispondente in Grecia sono ancora regolarmente invitata a programmi radiofonici e televisivi in Olanda o a tenere conferenze o conversazioni da qualche parte nel paese sulla crisi del debito greco. Queste ultime sono solitamente organizzate da qualche tipo di fondazione o organizzazione di Ellenofili. Oltre agli amanti olandesi della cultura greca e a genitori di figli sposati con greci e che vivono da qualche parte in Hellas, il pubblico comprende spesso greci (e loro partner) che vivono in Olanda.

Ultimamente, piu’ che mai, in questo tipo di riunioni mi trovo presentati aneddoti profondamente sgradevoli. I racconti di cittadini olandesi che si rifiutano di pagare il conto dopo aver mangiato e bevuto in locali greci perche’ hanno ormai gia’ dato abbastanza soldi ai greci circolano da anni e sono persino arrivati sui giornali nazionali. Ma oggi mi trovo avvicinata da madri e padri preoccupati di figli per meta’ greci che mi raccontano che le loro figlie o figli sono tornati a casa da scuola arrabbiati, a volte persino in lacrime, perche’ il loro docente di economia, ad esempio, ha descritto sfrontatamente i greci come pigri, inaffidabili, profittatori dell’evasione fiscale dei quali non ci si puo’ fidare che rispettino i loro contratti e che stanno minacciando la sopravvivenza stessa della UE e perche’ l’insegnante ha affermato, con piena convinzione, che cacciare a pedate i greci dall’eurozona e’ la sola soluzione, quanto prima, tanto meglio.

Quando quei ragazzi mezzi greci si oppongono a tali affermazioni in classe, raccontando le storie dei membri della loro famiglia in Grecia che hanno a malapena denaro sufficiente per comprare da mangiare, cercando di spiegare che la Grecia di fatto e’ stata estremamente affidabile negli ultimi cinque anni in termini di rispetto degli accordi di salvataggio ” solo per trovare il debito pubblico in aumento e l’economia ridotta a un macello ” sono stati semplicemente irrisi e umiliati pubblicamente. Dopo la scuola tali rituali spesso si sono ripetuti in cortile. E le cose vanno peggiorando, affermano.

Fin da quando Syriza ha vinto le elezioni greche a gennaio, fin da quando i ragazzi messaggeri da Bruxelles (i vecchi partiti ND e PASOK) sono scomparsi dalla scena politica greca, fin da quando i media hanno sviluppato la loro ossessione di attaccare il nuovo ministro delle finanze Yanis Varoufakis, fin da quando il nuovo governo greco ha cominciato disperatamente a cercare di fare qualcosa ” per quanto graduale possa essere ” per ammorbidire la posizione della Merkel e revocare le catastrofiche misure d’austerita’ e le riforme della Troika (UE, BCE e FMI) e’ diventato comune disprezzare e umiliare apertamente e senza vergogna il popolo greco.

Date semplicemente un’occhiata ai medi; e’ tutto nei dettagli. Considerate la giornalista che, nonostante probabilmente non abbia mai messo piede in Grecia e non abbia la minima idea di che cosa stia parlando, tuttavia chiacchiera in coro con il resto della folla sulla radio pubblica, strillando costantemente che i greci non si sono dati da fare, che non rispettano i loro accordi, che stanno sabotando l’intera operazione e che i greci hanno votato per il partito sbagliato.

I giornali olandesi, non solo i principali giornali popolari ma anche quelli di elevata qualita’, traboccano di frasi come il governo di estrema sinistra di Syriza e’ destinato a essere impopolare in Europa, il primo ministro greco Tsipras ha ricevuto un’accoglienza glaciale a Bruxelles, gli stati membri della UE ne hanno abbastanza della Grecia, la pazienza nei confronti della Grecia si va esaurendo e i greci stanno esasperando la Germania con le loro inaccettabili tattiche diversive, sollevando oggi, tra tutte le occasioni, la questione delle riparazioni di guerra tedesche.

Tutto questo senza alcuna critica, sfumatura o spiegazione. Nessuno nella camera d’eco giornalistica sembra chiedersi se in realta’ sia giusto per un governo democraticamente eletto ” uno che possa dimostrare incontrovertibilmente che le misure d’austerita’ degli ultimi cinque anni hanno reso le cose solo peggiori e percio’ vuole giustamente liberarsene ” dover subire un’accoglienza gelida a Bruxelles. Nessuno corregge la descrizione di Syriza che e’ tutto fuorche’ di estrema sinistra e molto piu’ simile a un partito socialdemocratico che sta semplicemente tentando di difendere lo stato sociale ” o quel che ne e’ rimasto ” in Grecia. Nessuno segnala che il governo greco e’ apparentemente provocatorio e polemico semplicemente perche’ dice una verita’ scomoda, senza essere ascoltato.

Nessuno si congratula con i greci per la pazienza che hanno dimostrato negli ultimi cinque anni nel farsi in quattro quanto piu’ hanno potuto per essere all’altezza delle impossibili pretese dalla troika solo per finire con un debito pubblico in aumento, una disoccupazione alle stelle e una situazione in cui un greco su tre oggi vive sotto la soglia della poverta’ e tre degli undici milioni di greci non hanno piu’ accesso all’assistenza sanitaria pubblica. Nessuno cita il fatto che il nuovo governo a guida Syriza, diversamente dai governi precedenti, e’ il primo a impegnarsi sinceramente a reprimere l’evasione fiscale della corrotta e’lite del paese. O che il primo ministro Tsipras sara’ il primo a far pagare ai magnati dei media, proprietari delle principali stazioni radio e televisive commerciali, le loro licenze di trasmissione, che sino ad oggi sono state distribuite gratis in cambio di sostegno politico.

Tsipras ha anche avviato un’inchiesta sui falsi prestiti offerti a certe stazioni televisive da alcune delle maggiori banche del paese, prestiti che non dovevano essere rimborsati mai fintanto che le emittenti avessero accettato di non esporre la mala gestione e le malefatte dei banchieri. Cio’, a sua volta, spiega perche’ tali emittenti commerciali accusino ferocemente Tsipras e Varoufakis di qualsiasi cosa accada, ripetendo vigorosamente il coro dei media anti-greci degli spin doctor tedeschi di Bruxelles. Nei loro servizi giornalisti stranieri spesso acriticamente ripetono a pappagallo qualsiasi cosa sia detta su tali stazioni televisive, presumendo di citare nuovi canali greci obiettivi, non sapendo (o rifiutandosi di ammettere) che in tal modo finiscono per partecipare alla guerra di propaganda scatenata dai magnati mediatici miliardari che sono indignati contro il governo solo perche’ alla fine sono costretti a pagare per le loro licenze di trasmissione.

Oltre a cio’, nessuno nei media olandesi sembra porre la questione delle riparazioni di guerra tedesche ” un tema che e’ divampato sulla stampa greca gia’ dalla riunificazione della Germania nel 1990 ” in una prospettiva storica piu’ vasta, diversamente dagli stessi media tedeschi, dove compare almeno qualche riconoscimento che i greci in realta’ hanno delle ragioni (e ne hanno da molti decenni) quando si tratta di riparazioni e che la questione resta tuttora da risolvere. Si aggiunga a cio’ il fatto che la Grecia, assieme alla Polonia, e’ stata il paese che piu’ ha sofferto sotto l’occupazione tedesca. Come mostra la documentazione storica gli orrori subiti da un paese come l’Olanda sono stati una passeggiata rispetto a cio’ che nazisti hanno fatto in Grecia. Tuttavia dopo la guerra i greci sono stati molto meno antitedeschi degli olandesi. Non c’e’ alcun equivalente greco dell’insulto antitedesco olandese mof. Gli olandesi non sembrano consapevoli di nulla di tutto questo.

Qualsiasi cosa i greci dicano oggigiorno e’ a priori considerati sbagliata, provocatoria e non e’ ascoltata. Nel problematico consenso della pancia del continente, il disprezzo collettivo e l’irritazione nei confronti dei greci e la voglia di punirli sono piu’ giustificati che mai. E’ quasi come un genio fuggito dalla lampada; come ce lo faremo rientrare? mi ha detto recentemente una madre addolorata, sposata con un commerciante greco di vini, nel corso di una riunione nella cittadina olandese di Groningen. Giovani lavoratori e studenti greci mi contattano regolarmente su Facebook con racconti terribili, dicendomi che si sentono relegati alla posizione di cittadini di seconda classe e raccontando quanto sono diventate aggressive alcune delle loro controparti olandesi. Una di loro e’ stata presa a calci a una fermata del tram da un estraneo qualunque solo perche’ era greca.

Fino ad ora avevo ascoltato questo tipo di racconti e avevo cercato di immaginare cosa si dovesse provare a essere greci di questi tempi. Ma da qualche settimana so cosa si prova, anche se solo un poco.

Sono stata recentemente invitata a comparire in video in due programmi. Uno si presentava come un progetto indipendente, una bella iniziativa di un gruppo di idealisti per introdurre un po’ di profondita’ analitica nei media, registrato in uno studio remoto e trasmesso su YouTube. Mi era stato chiesto di comparire, pro bono, insieme con un economista greco che insegna alla facolta’ di sociologia dell’universita’ VU di Amsterdam, per parlare dei piu’ recenti sviluppi in Grecia. L’altro e’ un popolare programma di discussione di tarda serata cui ho partecipato molto regolarmente nell’ultimo paio d’anni, per un modesto compenso da esperta. La’ mi e’ stato chiesto di apparire insieme con un ex corrispondente da Berlino, per una specie di dibattito, Atene contro Berlino, per cosi dire. Entrambi i programmi erano condotti da presentatori maschi. Non riferiro’ i loro nomi, sono irrilevanti; quello che conta e’ il modo notevole in cui siamo stati trattati l’economista greco e anche io rispetto all’uomo di Berlino. Non e’ stata una novita’ per l’economista, ma lo e’ stata per me.

Nello studio remoto l’economista e io siamo stati lasciati sostanzialmente a noi stessi. Non ci e’ stata offerta una tazza di caffe’, l’intera squadra della produzione era fuori a fumare e non e’ stato che al momento dell’effettiva apparizione nel programma che ci e’ stata offerta dell’acqua per la conversazione. La stessa conversazione e’ stata surreale. Il presentatore ha annunciato che il programma voleva essere un’alternativa alla consueta superficialita’ e mercificazione dei media dominanti. E’ suonato come musica alle mie orecchie, ma cio’ che e’ successo dopo e’ stato l’esatto contrario. L’intervistatore ha avuto un’unica domanda: Grexita’ o non Grexit?

Nonostante il fatto che sia l’economista sia io avevamo trascorso innumerevoli ore a preparare la conversazione al telefono con il produttore del programma, nessuno degli altri argomenti e’ stato discusso. Ogni volta che il mio collega greco ha tentato di spiegare qualcosa di complicato e’ stato zittito. Ogni volta che ho cercato di appoggiarlo lo stesso e’ successo a me. Lentamente ma con certezza ho cominciato a rendermi conto di che cosa stava accadendo: il presentatore semplicemente non ci prendeva per nulla sul serio, non poteva neppure prestare orecchio, per non parlare di un sincero interesse, a quello che avevamo da dire. Senza alcuna vergogna ha mostrato la sua spaventosa mancanza di conoscenza, ma poiche’ parlava a, e a proposito di, greci, non contava un fico, o almeno e’ cosi che sembrava. Prima di rendercene conto ci siamo trovati di nuovo fuori, del tutto frastornati, dopo la piu’ superficiale, vuota e stupida intervista del mondo.

L’economista si e’ messo a ridere.

Quello che succede qui in miniatura, succede in Grecia e a Bruxelles su scala molto piu’ vasta. Ora sai come ci si sente a essere greci di questi tempi, ha concluso, consolandomi con una dolce pacca sulla spalla.

Nell’altro programma, quello di tarda serata, la cosa e’ iniziata gia’ quando sono entrata nell’ufficio editoriale. Stavano circolando le ultime notizie dalla Grecia: il governo greco non solo avrebbe avanzato rivendicazioni su edifici tedeschi ad Atene ” compreso il famoso Istituto Goethe ” come collaterale delle riparazioni di guerra tedesche, ma avrebbe anche cominciato a sequestrare le case private di vacanza dei cittadini tedeschi. In mezzo a tutta la costernazione ho urlato quanto piu’ forte ho saputo che non poteva essere vero, ma lo diceva The Economist e percio’ doveva essere vero. Per un secondo sono riusciti persino a convincermi che ero impazzita, cosi, contro ogni mia miglior valutazione, ho fatto una telefonata ad Atene appena prima dell’inizio della trasmissione in diretta. Ovviamente le voci erano sbagliate. Nessun edificio di proprieta’ statale tedesca sarebbe stato sequestrato, men che meno che le case di vacanza degli ellenofili tedeschi. Ma il tono era stato stabilito. Nello studio, prima dell’accensione delle telecamere, appena prima che cominci la trasmissione, il presentatore da’ sempre il benvenuto al pubblico presente, sintetizza gli argomenti in discussione quella sera e presenta gli ospiti al pubblico. Quando e’ toccato al mio collega di Berlino e a me il conduttore ha rovesciato gli occhi all’indietro e ha detto qualcosa del tipo:

A essere onesto sono davvero nauseato di questo argomento, e anche dei greci ¦ Mi annoia a morte, ma che cosa possiamo fare? Fanno di nuovo notizia. Cosi, come sempre, abbiamo di nuovo Ingeborg Beugel in studio con noi questa sera. Ma fortunatamente abbiamo anche una nuova voce da Berlino, questa volta, l’ex corrispondente bla-bla-bla. Sono raggelata. Nessun ospite vorrebbe mai essere presentato in quel modo. Non mi ero presentata semplicemente per contribuire alle fatiche di qualche presentatore televisivo. Per un secondo ho preso in considerazione l’idea di togliermi il microfono, di alzarmi e di andarmene semplicemente via. Cavolo!, ho pensato, e’ quello che devono pensare anche i dirigenti greci a Bruxelles appena prima di cominciare le loro riunioni con l’Eurogruppo. Non e’ andata meglio quando ho preso posto di fronte al corrispondente da Berlino. Con le telecamere a quel punto in funzione e’ stato introdotto come un ospite competente che sapeva molto della Germania. Io sono stata presentata piu’ o meno sprezzantemente come l’ospite che sta apertamente dalla parte dei greci.

Scusi?

Per quindici anni mi sono guadagnata da vivere ” insieme con i corrispondenti di molti altri paesi ” segnalando instancabilmente tutto cio’ che era palesemente sbagliato in Grecia. Era come se i burocrati e i diplomatici di Bruxelles nemmeno leggessero i giornali: in tutti quegli anni, il silenzio dell’Europa e’ stato assordante. La UE ha continuato a versare sussidi che sparivano in tasche corrotte senza alcun controllo ” per non parlare di sanzioni ” e le banche europee continuavano a prestare somme irresponsabili di denaro ad Atene contro ogni evidenza, accecate dal fascino di profitti facili. Negli ultimi cinque anni sono stata come una voce solitaria che urlava nel deserto dei media olandesi: no, ho sostenuto, la crisi greca non e’ solo colpa dei greci. Mettiamo le cose in prospettiva storica.

Tutti sanno che questa e’ stata soprattutto una crisi bancaria; ma semplicemente non ci e’ permesso dirlo. Ma, ecco!, se le cose si fanno un po’ troppo complicate ¦.  Non c’e’ mai stato spazio o tempo per questo. Ora che il nuovo governo greco a guida di sinistra segnala che gli ultimi cinque anni di tagli e riforme sfrenate, invece di portare alla ripresa hanno portato esattamente al contrario ” a una catastrofe economica e umanitaria ” e che le banche europee sono state le uniche a trarre profitto dai 240 miliardi di euro di prestiti d’emergenza, le cose stanno peggio che mai. Appena prima che io tenti, come dovrebbe ogni buon giornalista, di spiegare la posizione del governo greca e di giudicarlo nel merito, sono considerata essere (e trattata da) una greca. E adesso capisco: si suppone che i greci non vanno ascoltati, e che decisamente non meritano alcun rispetto.

La conversazione nel corso del programma di tarda serata e’ andata avanti coerentemente. Ho potuto a malapena contribuire con i miei due centesimi, sono stata costantemente interrotta e ogni volta che ho detto qualcosa che aveva concretamente senso ” come il fatto che il debito pubblico greco era del 120 per cento nel 2010 e attualmente e’ al 175 per cento, cioe’ che gli ultimi cinque anni di miseria per i greci si sono dimostrati un enorme fallimento ” gli sguardi che ho ricevuto e il linguaggio del corpo dei miei interlocutori sono stati eloquenti. Ho borbottato, in certo modo disperatamente, che il governo greco ha anche le sue promesse elettorali da tenere in considerazioni, che e’ questo il motivo per il quale ha finito per approvare una legge urgentemente necessaria ” che, per inciso, e’ stata gia’ fortemente indebolita sotto pressione della UE ” per dare 200 milioni di euro ai piu’ poveri tra i poveri della Grecia, scatenando l’ira collettiva di tutti gli stati membri della UE.

Ma questo e’ chiaramente folle, ha concluso il presentatore. Semplicemente non avrebbero dovuto votare per un governo del genere. Come se la democrazia non contasse piu’; come se i greci fossero stati disobbedienti e avessero sbagliato nel votare (nuovi) politici al potere che non vogliono piu’ sottostare al diktat tedesco dell’austerita’. Non potevo credere a quello che avevo appena sentito. Ma nessuno e’ sembrato essere minimamente turbato.

Anche se mi sono sentita orribilmente riguardo a quella trasmissione, anche se ho sentito di non essere riuscita a esprimermi correttamente, anche se non permesso di essere messa nell’angolo e di essere calpestata, quella sera ho ricevuto una quantita’ stupefacente di reazioni positive su Facebook e Twitter. Normalmente ricevo messaggi di odio, ma questa volta c’e’ stata chiaramente una sensazione di empatia con il perdente. Apparentemente agli spettatori del programma non e’ sfuggito come io sia stata messa contro il muro, senza via d’uscita; proprio come i greci oggi nell’Eurozona.

Il giorno successivo, per rinfrancarmi lo spirito, ho letto alcuni passi dell’ultimo libro di Wolfgang Streeck, Buying Time: The Delayed Crisis of Democratic Capitalism [Prendere tempo: la crisi rimandata del capitalismo democratico], in cui il sociologo tedesco ed ex direttore dell’Istituto Max Planck spiega che la crisi greca non e’ la conseguenza del fatto che i greci hanno aperto un buco nei loro portafoglio, ne’ del fatto che i tedeschi sono troppo taccagni, ma e’ invece una manifestazione caratteristica dell’intrinseca incompatibilita’ tra capitalismo e democrazia. La democrazia greca e’ semplicemente la prima a essere sacrificata sull’altare del capitalismo europeo, solo per dare altro tempo ai creditori del paese.

Leggere cio’ mi ha fatto in qualche modo sentir meglio. Forse non sono in cosi cattiva compagnia, dopotutto. E cosi metto su un po’ di Aretha Franklin e canto con lei con tutto il fiato:

R.E.S.P.E.C.T.

Anche per i greci, per favore!

Ingeborg Beugel e’ una giornalista olandese che ha risieduto in passato in Grecia come corrispondente estera di vari media olandesi. Appare regolarmente sulla televisione olandese e sulla stampa per commentare la crisi del debito greco. Questo articolo e’ stato tradotto dall’olandese [in inglese] dal direttore di ROAR Jerome Roos.

 

Da Z Net ” Lo spirito della resistenza e’ vivo

www.znetitaly.org

Fonte: [https:]

Originale: Roarmag.org

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2015 ZNET Italy ” Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

 

 

(Tratto da: http://znetitaly.altervista.org)

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