Val Susa Libera: adesso l’Italia vuole sapere

altaltSi fa presto a dire: non si sale sui tralicci e non si picchia la gente. Lo diceva anche De Andre’: ‘Si sa che la gente da’ buoni consigli, sentendosi come Gesu’ nel tempio’¦’. Si fa presto ma, al contrario di quel che avviene ‘a pensara’ male’, molto spesso non ci si azzecca.

In Val di Susa c’e’ una guerra, e non e’ una guerra da tastiera di pc. La gente e’ doppiamente indurita: al carattere montagnoso e temprato si

aggiungono anni ed anni di vita in trincea, passati a riscaldarsi dentro a baracche improvvisate, di giorno e di notte, al gelo, sotto la neve e con il ghiaccio, pronti ad essere svegliati nel cuore della notte da una catena di sms pur di non arretrare di un millimetro. Pur di non farsi rubare il futuro mentre dormono. E non sono sfaccendati, perditempo o debosciati, come certa stampa e certi commentatori distratti amano definirli per lavarsene le mani e tornare ad occuparsi della farfallina di Belen. Sono docenti universitari, sono ingegneri, sono politici e sono sostenuti da ricerche pubblicate perfino sul Sole24ore. La loro frustrazione e’ comprensibile ed e’ anche la mia.

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