Arriva il Bengodi nucleare

di Carlo Bertani  carlobertani.blogspot.com Mentre i giornali ci solleticano con le abituali vicende legate alle tasse ” oggi si tolgono, domani no, troppo tardi, forse dopodomani¦ ” oppure con le molte leggi e leggine utili a riformare la giustizia (minuscolo) per il solo comprensorio di Arcore, sono state emanate le direttive per le future centrali nucleari. In sostanza, si dice che dovranno essere vicine all’acqua e lontane dalle aree sismiche: elucubrazioni che, anche chi non e’ Pico della Mirandola, gia’ sapeva.
Poi si parla d’incentivi: una manna ” gente! ” incentivi a pioggia, per tutti! Chi vorra’, potra’ prendere visione del decreto in nota[1].
Insomma, con il rientro di 95 miliardi di euro, grazie al bel regalo dello Scudo Fiscale ” hanno pagato il 5% di tasse mentre avrebbero dovuto pagare il 40% ” ci saranno tanti soldini per fare tante cose, nucleare compreso?

Ma, quanto costa una centrale nucleare?

Il costo medio attuale di una centrale nucleare e’ di circa 2000-2200 euro/kWe installato, ovvero il costo in conto capitale di una centrale da 1000 MWe e’ di circa 2 miliardi di euro. Il costo dell’EPR da 1600 MWe (il reattore europeo di III Generazione fornito dalla franco-tedesca Areva) e’ di 3 miliardi di euro[2].

In realta’, sul Web circolano anche altre cifre ” qualcuno arriva a dichiarare 15-20 miliardi di euro per il solo reattore ” ma quelle piu’ attendibili variano in una forbice fra 3-7 miliardi di euro. Il nodo, non facile da districare, riguarda cosa s’intenda per costo: il reattore, oppure la struttura? Entrambi?
Non dimentichiamo che, proprio per il nucleare, ci sono delle procedure d’infrazione aperte dall’UE per il finanziamento occulto, usando fondi statali per finanziare imprese private, che lavorano in quello che dovrebbe essere un libero mercato[3]. Insomma, un ginepraio.
In effetti, la cifra di 5 miliari di euro per una centrale (struttura + reattore) da 1600 MWe e’ credibile, ma qui salta fuori un altro coniglio dal cappello: la levitazione dei costi.

Un chiaro esempio di questi problemi e’ la costruzione in corso a Okiluoto, in Finlandia, di un reattore europeo pressurizzato ad acqua (EPR) di nuova generazione ” il primo reattore di questo tipo ” che dopo soli diciotto mesi di costruzione ha gia’ accumulato un ritardo di diciotto mesi sul programma, superando gia’ adesso il budget previsto di 700 milioni di euro[4].

I tempi di costruzione delle centrali, dagli anni ’70 ad oggi, sono praticamente raddoppiati: per la maggior complessita’ tecnologica, per i sistemi di sicurezza, ecc. Se non sono riusciti a star dentro nei tempi (e quindi nei costi) tutti gli altri, c’e’ da sperare che ci riusciremo noi italiani?
Si potra’ ricordare che il reattore finlandese e’ di nuova generazione, ma il fenomeno del procrastinarsi dei tempi di costruzione e’ un fenomeno planetario, che riguarda anche le centrali non sperimentali.

Poi, bisogna conteggiare i finanziamenti per compensazione alle popolazioni (termine assai poco chiaro) che ammonteranno a 3-4000 euro/anno per MWe installato: in pratica, una centrale da 1.600 MWe sborsera’ a qualcuno circa 6 milioni di euro l’anno.
Nel decreto recentemente approvato[5], si parla addirittura di interventi a pioggia per tutti: Comuni, Province, sconti sull’IRPEF, sulle forniture elettriche¦ancora¦roba da Babbo Natale Atomico, mica scherzi.
Saremo curiosi di verificare, dopo le elezioni regionali, quando si sapra’ chi si becchera’ la centrale sulla cocuzza ” prima no, ovvio, votate tranquilli¦ ” quante di queste piogge di denaro rimarranno.
Bisogna stare attenti quando si parla di provvedimenti a favore della popolazione, perche’ quei soldi s’intendono dati agli amministratori locali, che sono cosa assai diversa dalle popolazioni.
Scusate il sospetto, ma i trucchi delle tre carte di Tremonti li conosciamo da tempo: magari cartolarizzera’ quei benefici, spalmandoli in 25 esercizi finanziari¦roba del genere¦ma la centrale arrivera’, sicuro. Cioe’, sicuro: forse.
Calcolando benefici a pioggia, costi di costruzione e quant’altro¦chiudiamo la faccenda a 7 miliardi di euro per una centrale da 1.600 MWe per 25 anni? Senza considerare, ovviamente, l’Uranio, il personale, le scorie¦

I sostenitori del nucleare affermano che la forza di quel sistema e’ una produzione continua, senza interruzioni: falso. Anche le centrali nucleari, come tutti i sistemi complessi, necessitano di manutenzione: altrimenti, si spalancano veramente le porte dell’Inferno Nucleare.
E’ appena passato Natale e vogliamo essere generosi: concediamo a quelle centrali di produrre alla massima potenza per l’80% del tempo, da quando entreranno in funzione (circa 2020) al 2045.
Una centrale da 1.600 MWe produrra’, in un anno (all’80%), circa 11,2 milioni di MWh (11,2 TWh), in 25 anni 280 milioni di MWh (280 TWh).

Quanta potenza elettrica di fonte eolica sarebbe possibile installare con 7 miliardi di euro?
Calcolando il costo di 1 MW di potenza eolica installato in mare ” lontano dalla costa, su piattaforma ancorata, invisibile da terra ” in 1,3 milioni di euro[6] (+ 25-30% rispetto agli impianti a terra[7]), potrebbero essere installati 5.385 MW. Quanto produrrebbero in 25 anni?

Siccome le mappe eoliche del CESI[8] stimano nella aree marine del basso Adriatico, del Canale di Sicilia e del Sud della Sardegna (fondali inferiori ai 100 m) una produzione alla massima potenza per +3.000 ore l’anno, quegli aerogeneratori produrrebbero, sempre in 25 anni, circa 404 milioni di MWh (404 TWh). 124 TWh in piu’ della centrale nucleare!
Crediamo bene che gli alfieri della estetica ambientale si spellino la lingua, in TV, contro l’eolico: potremmo addirittura ipotizzare che qualcuno paghi, e parecchio, per tanto fervore!
Difatti, negli altri Paesi stanno abbandonando il nucleare per investire nell’eolico: lo fa, addirittura, l’ENEL in Texas!

124 TWh in piu’ senza considerare che la manutenzione dell’eolico e’ infinitamente meno onerosa rispetto ai costi del materiale fissile, del personale e della custodia delle scorie (peraltro, ben lontana dal trovare una soluzione)!
A questo punto c’e’ la solita obiezione: le rinnovabili non sono affidabili poiche’ intermittenti, poco costanti.
Cio’ e’ vero, e sarebbe una follia affidarsi al solo eolico.

Carlo Rubbia ” oramai solo di passaggio in Italia ” non ha mancato di tirare le orecchie al governo per lo strampalato piano energetico di Scajola eamp; Co: riteniamo che un Nobel italiano, il quale sta operando proprio nel campo delle rinnovabili (solare termodinamico), almeno il diritto di togliersi qualche sassolino dalla scarpa (per come e’ stato trattato¦) ce l’abbia.
In qualsiasi Paese ” diciamo solo normale ” sarebbe Rubbia a stendere il piano energetico, anche perche’ il solare termodinamico sta funzionando benissimo in Spagna, i tedeschi stanno cercando joint venture per installarlo in Africa, Israele ci sta pensando, cosi l’Algeria, il Marocco¦
Insomma, tante nazioni rivierasche del Mediterraneo puntano su sole e vento¦e noi ” ma saremo proprio i piu’ furbi della nidiata? ” pianifichiamo un obbrobrio costoso, tutto d’importazione, meno redditizio e¦ancora cantiamo?

Un serio piano energetico dovrebbe poggiare principalmente su tre direttrici: solare termodinamico, eolico e biomasse di scarto. Perche’?
Poiche’ le energie naturali sono anche energie stagionali, ossia dipendenti dalla meteorologia, dalla stagione, dai capricci del tempo.
Se e’ vero che il solare termodinamico, grazie all’inerzia delle alte temperature generate, riesce a soddisfare anche la richiesta notturna (che e’ sensibilmente inferiore di quella diurna, circa 1/6), poco puo’ fare quando ci sono prolungati periodi di cielo coperto. In Inverno, ad esempio.
Ma, proprio in Inverno, in Primavera ed in Autunno la circolazione dei venti e’ consistente, favorendo cosi l’eolico. Il quale, e’ certamente meno favorito d’Estate (ampia omeotermia nel Mediterraneo, e quindi ridotta circolazione dei venti), quando il termodinamico raggiunge le migliori rese.

Ogni anno, poi, in Italia generiamo 30 milioni di tonnellate di scarti dell’agricoltura, della silvicoltura e delle industrie di trasformazione (segherie, ecc): scarti puliti, non come i rifiuti, materiali che si possono utilizzare ovunque.
Calcolando in circa 4.000 Kcal/Kg l’energia che si puo’ ricavare da quegli scarti, essi corrispondono all’incirca a 12 MTEP, ossia a 12 Milioni di Tonnellate di Petrolio, circa il 6% del fabbisogno energetico nazionale.
Di piu’: proprio perche’ quegli scarti non inquinano, potrebbero essere utilizzati in un ciclo combinato, ossia per produrre energia elettrica e riscaldare le abitazioni con il vapore esausto delle turbine.
Oggi, nelle centrali termoelettriche, il rendimento non supera il 35%: la gran parte dell’energia se ne va, sprecata, nei fiumi e nel mare, nelle acque usate per il raffreddamento nei condensatori. Nelle centrali a ciclo combinato ” proprio perche’ il calore non viene dissipato bensi utilizzato per riscaldare le case ” il rendimento raggiunge gia’ oggi il 60%[9], ma con l’affinarsi delle tecnologie potrebbe migliorare.

Vorremmo proporre una considerazione ed un’esortazione.
Abbiamo fior fiore di tecnici e ricercatori, bravissimi, in grado di progettare e migliorare qualsiasi settore energetico: sanno fare bene il loro lavoro, al punto che alcune piccole industrie lavorano come sub-contraenti per l’industria eolica. Abbiamo aziende in grado di produrre meccanica di precisione, elettronica di supporto, ecc: non sono questi i problemi.
Mancano filosofi.
Ci vogliono persone in grado di dialogare, di proporre, di valutare ” senza pelli di salame agli occhi ” le future scelte.
Avere un Rifkin sarebbe chiedere troppo?
Forse mi sono sbagliato, i filosofi ci sono: non manchera’, per caso, chi li dovrebbe interpellare? Ad ascoltare certe fregnacce televisive, il dubbio viene.
E veniamo all’esortazione.

Prima di gettare nel nucleare del 2020 miliardi che, per ora, manco ci sono, perche’ non modificare il piano energetico ” a questo punto suddiviso su piu’ esercizi finanziari e con ritorno quasi immediato degli investimenti, non nel 2020 ” su quelle tre direttrici come esperimento pilota?
Tralasciamo, in questa sede, altre forme d’energia, il risparmio energetico e il dilemma di scegliere fra grandi impianti oppure sistemi per l’autosufficienza energetica: la questione diverrebbe troppo complessa, e ci torneremo in un prossimo articolo.
Restringendo l’indagine a questi soli tre sistemi di produzione energetica: quale scenario potremmo ipotizzare?

Alcune centrali termodinamiche nel Sud, campi eolici in mare e centrali a biomasse laddove c’e’ piu’ produzione di scarti agricoli. Poi, fra pochi anni ” da tre a cinque, non nel 2020 ” potremmo gia’ tracciare delle conclusioni, verificare i problemi, migliorare i sistemi, ecc.

Distribuendo i campi eolici al limite delle acque territoriali (12 miglia, circa 23 Km, invisibili da terra), in tre zone ben definite: le coste adriatiche pugliesi, il Canale di Sicilia e l’area a Sud di capo Teulada, l’incostanza del sistema eolico sarebbe compensata dalla distanza poiche’, chiunque abbia un minimo d’esperienza di mare, sa che e’ praticamente impossibile avere le medesime condizioni di vento in aree cosi distanti.

Le centrali a biomasse potrebbero sorgere nei pressi di grandi citta’ della pianura padana (forte produttrice di scarti agricoli), cosi da non incorrere in significative perdite per il trasferimento sulla rete elettrica di distribuzione e facilitando, per la stessa ragione, il teleriscaldamento delle abitazioni. Funzionando prevalentemente durante l’Inverno, compenserebbero la scarsa produzione termodinamica.
Un’accorta programmazione ” dato che il trasporto delle biomasse e’ uno dei principali fattori di costo ” prevedrebbe, in parallelo, di riattare la rete fluviale italiana, dal Po ai canali limitrofi, compresa l’area veneta, ed un maggiore impulso alla navigazione di cabotaggio. Sono interventi non molto costosi, per altro finanziabili in parte con fondi europei.

Per le centrali termodinamiche servono poche parole: che fine ha fatto la modesta centrale sperimentale di Priolo Gargallo, appaltata all’ENI per la costruzione e la messa in esercizio? Di questo passo, potremmo dare in appalto l’Arma dei Carabinieri ad una holding paritetica fra Mafia, Camorra e N’drangheta.
In realta’, il termodinamico sta avanzando nel Pianeta[10], e in Spagna stanno passando dalle prime centrali da 50 MW a quelle, in fase di progettazione, da 300 MW. Se e quando funzionera’ Priolo Gargallo, sara’ una delle prime centrali progettate, ma avra’ la minor potenza fra tutte le altre: 5 MW.
Tutto questo, nonostante Rubbia abbia dimostrato che una superficie di specchi pari a quella compresa all’interno del raccordo anulare di Roma provvederebbe, da sola, ad un terzo del fabbisogno nazionale.

Concludendo, potremo riassumere la faccenda in poche considerazioni.
I dati sui costi reali dell’energia nucleare sono soggetti ad una continua disinformazione e facciamo notare che, nella nostra analisi, non abbiamo considerato i costi dell’Uranio ne’ quelli del personale e neppure la custodia delle scorie, assai onerosa, come avevamo gia’ analizzato nel nostro Vattelapesca forever[11].
Programmare delle centrali per il 2020 e’ un’operazione molto azzardata, poiche’ il costo dell’Uranio ha goduto, dal 1990 in poi, di un importante calmiere del prezzo, dovuto allo smantellamento di moltissime testate belliche del dopoguerra (gli accordi SALT, ecc). Oggi, quella manna e’ terminata, ed il prezzo dell’Uranio ” che influisce sulla produzione elettrica per un 5-10% ” e’ in costante aumento.
Nel 2020 non sappiamo a quanto arrivera’ il prezzo del minerale, poiche’ dieci anni ” in mercati cosi volatili ” possono riservare di tutto: vento, sole ed acqua costeranno quanto costano oggi, cioe’ niente. Le tecnologie per captare le energie naturali, al contrario, man mano che s’affinano e migliorano abbassano il costo del KWh prodotto.
Da ultimo, ricordiamo che il costo d’impianto oggi stimato per il nucleare e’ di 2,2 milioni euro per MW, mentre quello dell’eolico e’ di un milione per le installazioni a terra e di 1,3 milioni per quelle in mare.
Percio’, la scelta insensata va oltre la querelle sulla sicurezza delle centrali: si costruiscono obsoleti macinini ad Uranio e non si guarda oltre. Siamo un paese vecchio, che teme le novita’, la ricerca, la sperimentazione. Nuove verita’ che affossino antiche credenze mettono in dubbio false sicurezze: ma, le false certezze, sono destinate da sole a crollare.

Non siamo ingenui: conosciamo perfettamente la ragione che conduce l’Italia lontano dalle fonti rinnovabili e ad affidarsi, quando quasi tutti gli altri lo stanno abbandonando, al nucleare.
Qualsiasi produzione energetica che necessiti di un rifornimento costante di materiali produce flussi di denaro e, su quei flussi di denaro, la corruzione crea enormi ricchezze per i soliti noti.
Per quanto ci possa consolare il pensiero che corruzione e lobbismo siano radicati ovunque, non c’e’ terra dove la corruzione sia quasi istituzionale, come avviene in Italia. Condite l’insalata nucleare italiana con un po’ d’ignoranza e tanta voglia di soldi sicuri da distribuire ai famelici appetiti della politica e dei baroni dell’economia, ed ecco la risposta.

La questione si sposta dunque dal settore tecnico alla politica: ci rendiamo conto che, per molti, questa e’ la classica scoperta dell’acqua calda, ma riteniamo che ogni tanto sia necessario rinfrescare le idee. Soprattutto a coloro i quali, dopo le elezioni regionali, si vedranno recapitare una centrale nucleare sulla cocuzza: mentre ENEL ed ENI si fregheranno le mani contente ” e con esse il Tesoro, che ha importanti partecipazioni azionarie in entrambe le holding ” quei fortunati vedranno le loro abitazioni precipitare ad un terzo del loro valore. Contenti loro.

Cosa possiamo fare?
L’unica forza politica che ha lanciato una petizione contro la costruzione delle centrali nucleari e’ stata Per il Bene Comune[12], la quale ha consegnato le prime 50.000 firme alla Presidenza della Repubblica, senza che ” fino ad ora ” sia giunta risposta (se gli amici di PBC hanno novita’ in merito, saremmo felici se ci aggiornassero, nei commenti o direttamente all’autore).
PBC non ha passato sotto silenzio che il referendum del 1987 fu un pronunciamento contro l’energia nucleare nel nostro Paese: si potra’ affermare che il meccanismo di qualsiasi referendum abrogativo prevede l’abolizione di una norma, come in quel caso furono abrogate le norme che prevedevano l’impianto delle centrali di Caorso e di Montalto di Castro (semplifico un po’ la questione).
In pratica, furono abrogate le norme per quelle centrali, ed oggi ci sono nuove norme (emesse dall’attuale governo) che, per essere parimenti abolite, necessiterebbero di un altro referendum. Questo e’ il corso giuridico.

Non ci si puo’, pero’, nascondere dietro ad un dito perche’ gli italiani ” concediamo che la vicenda di Chernobyl abbia, all’epoca, modificato i consensi ” si pronunciarono chiaramente contro il nucleare. Oggi, sono favorevoli?
Per niente.
Secondo una ricerca effettuata da Il Sole 24 ore[13] ” che non e’ certo una fonte comunista ” solo il 26,3% degli italiani e’ disposto ad accettare una centrale sul proprio territorio. E, tutto questo, nonostante il buon Mannehimer si sia tanto dato da fare per organizzare ” lo scorso 12 Novembre 2009 ” un bel convegno con un titolo che era tutto un programma: Energia nucleare: la gestione del consenso[14].
Insomma, ‘sti italiani sono contrari, lo erano gia’ nel 1987: come facciamo a farli cambiare opinione? Va da se’ che se la sono sparata fra di loro e basta: di voci contrarie, manco l’ombra.
Il buon Mannheimer deve aver fatto un bel flop, tanto che il governo sara’ costretto a militarizzare le aree delle centrali.

E l’opposizione?
L’UDC e’ favorevole, mentre Di Pietro ha recentemente dichiarato di voler promuovere due referendum abrogativi[15], contro il nucleare e la privatizzazione dell’acqua. Ma, Di Pietro, e’ la stessa persona che si alleo’ con il Presidente della Regione Molise Iorio (all’epoca, Forza Italia) contro il primo campo eolico italiano off-shore. La vicenda e’ comica, e la trattammo in Venti nucleari[16].
Fara’ seguire alle parole i fatti? Ah, saperlo¦
Non e’ il caso di chiederlo al PD ” che, paradossalmente, si dichiara contrario al nucleare e favorevole all’eolico[17] ” per il problema che, loro, prima dovrebbero trovare il PD.

Percio’, l’unica via da seguire e’ appoggiare PBC nella sua petizione e chiedere, finalmente, a Pietruzzo cosa vuol fare da grande. Ha un partito, e’ in Parlamento, puo’ lanciare la raccolta di firme: il 75% degli italiani non vuole quelle centrali.
Se ci sei, Pietruzzo, batti un colpo: altrimenti, taci.

Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.

Ringraziamo Truman Burbank per essersi reso disponibile alla revisione del testo. [1] Vedi : [www.cittadinolex.kataweb.it]
[2] Fonte: [titano.sede.enea.it]
[3] Vedi : [www.greenpeace.org]
[4] Fonte: [www.greenpeace.org]
[5] Fonte: [www.repubblica.it]
[6] Fonte : Immacolata Niola (Cattedra di Merceologia, Universita’ di Napoli Federico II) ” La nuova frontiera dell’energia eolica : lo sfruttamento delle risorse off-shore ” pubblicato su Ambiente, Risorse Salute ” Numero 105 ” Settembre/Ottobre 2005.
[7] Fonte: [www.ecoage.it]
[8] Vedi: [atlanteeolico.erse-web.it]
[9] i: [www.latermotecnica.net]
[10] Vedi: [it.wikipedia.org]
[11] Vedi: [www.carlobertani.it]
[12] Vedi: [www.perilbenecomune.org]
[13] Vedi: [www.ilsole24ore.com]
[14] Vedi: www.enea.it/eventi/eventi2009/EnergiaNucleare121109.pdf
[15] Fonte: [www.zero321.it]
[16] Vedi: [carlobertani.blogspot.com]
[17] Vedi: [www.partitodemocratico.it] (Tratto da: http://www.stampalibera.com)

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