Aguas Andinas: il malaffare dell’acqua

Si sono concluse le “celebrazioni” della giornata mondiale dell'acqua indetta dall' O.N.U. per il 22 marzo, ma quasi in nessun Paese le autoritàƒ governative hanno mostrato una vera volontàƒ di tenere l'acqua fuori dagli schemi mercificanti del neoliberismo, che la vogliono invece come semplice risorsa economica e speculativa. In tal senso è utile ricordare i numerosi casi in cui “l'affare dell'acqua”, ossia la sua privatizzazione, abbia visto in modo molto chiaro la complicitàƒ delle stesse autoritàƒ politiche con grandi aziende transnazionali, come ad esempio nel caso molto recente di “Aguas Andinas” in Cile [di Umberto Bandiera – Selvas.org]


Bienvenido Chile !!!
Per capire la gravitàƒ della situazione occorre tenere presente il quadro d'insieme in cui si è venuto a trovare il Cile. Dal 1 gennaio di quest'anno è entrato ufficialmente in vigore il “Tratado de Libre Comercio” tra gli Stati Uniti e il Cile , associando di fatto quest'ultimo al NAFTA, giàƒ ben noto a molti per le pesantissime ripercussioni economiche verso l' alleato più debole, ossia il Messico; la cosa strana è che il Cile firma questo trattato a dieci anni esatti dal “levantamiento” zapatista in Chiapas, che anticipàƒÂ² la “vendita” di un intero paese ai grandi interessi dei soliti noti: imprese transnazionali, grandi latifondisti, industriali, proprietari di miniere, tanto che alla fine di quel 1994 il Messico si vide “prestare” dal socio americano 53 mila milioni di dollari per far fronte alla suo grave stato di insolvenza che rasentava la bancarotta. Nonostante tutto, in pieno fallimento delle trattative continentali per l'A.L.C.A., ossia per la creazione di un unico grande mercato dall' Alaska alla Tierra del Fuego, il Cile oggi volta le spalle ai paesi vicini e firma la sua adesione al tavolo dei potenti. Molti Cileni da ora in poi dovranno fare i conti con un paese che saràƒ certamente più aperto agli investimenti diretti esteri, ma al costo di rendere sempre più precario il mondo del lavoro e di dover assicurare al miglior prezzo le sue materie rime, rinnovabili e non, sui mercati internazionali, privilegiando comunque l' alleato nordamericano; andrebbero aggiunte anche le tante preoccupazioni per il settore agricolo, ma questa sarebbe un' altra storia..

Intanto, proprio per tali motivi, molte sono le associazioni e le organizzazioni che hanno lanciato un appello per la costituzione di un social forum nazionale, prima fra tutte ATTAC Cile, con la speranza che la resistenza civile a questa ennesima follia porti alla costruzione di “un altro Cile possibile”. Intanto fra le tante iniziative politiche per rendere invece questo paese sempre più “impossibile” va menzionato il caso Aguas Andinas, come monito per ogni altro scellerato tentativo di fare affari con l'acqua.

Mamma , che puzza!
Tutto ha inizio a fine ottobre del 2003, quando alla presenza del presidente Ricardo Lagos, vide la luce un imponente impianto di decontaminazione, il quinto di tale tipo nel mondo e il più importante per tutto il Cile, e cioè l'impianto di trattamento delle acque “La Farfana”, il più efficiente dell' America Latina, cosàƒÂ¬ almeno dicevano i massimi dirigenti di Aguas Andinas, impresa creatasi in seguito alle massicce privatizzazioni che stanno coinvolgendo tutti i settori produttivi cileni e che come conseguenza hanno dato mano libera a molte multinazionali europee di prendere proprietàƒ dei servizi basici che una volta erano pubblici. CiàƒÂ² ha significato, per molti Cileni, continui aumenti nelle tariffe, massicci licenziamenti e una forte precarizzazione del lavoro.

Ma quel giorno nessuno immaginava ciàƒÂ² che un mese e mezzo dopo sarebbe successo. Facendo registrare un ottimo record di inefficienza, l'impianto iniziàƒÂ² a non funzionare innescando una catena di conseguenze impreviste.

Prima fra tutte , tutta la zona fu sommersa da un'incredibile puzza, tanto forte da provocare in molti cittadini forti dolori allo stomaco e alla testa, nonchàƒÂ© un perenne stato di nausea e vomito. Le forti lamentele delle persone spinsero il sindaco di Pudahuel, uno dei cinque comuni  (gli altri sono: Maipù, sede de “La Farfana”, Lo Prado, Cerro Navia e Lampa) coinvolti dalla pestilenza, a richiedere formalmente chiarimenti alla direzione dell' impianto per risolvere il problema; ma nonostante trascorressero più di venti giorni, nulla venne fatto; successivamente, dopo ulteriori richieste del sindaco, il sig. Johnny Carrasco, l'impresa dichiaràƒÂ² che avevano alcuni problemi con i à¢â‚¬Å“digestorià¢â‚¬? dell' impianto e che stavano trattando la melma con della calce; ma la puzza continuava e sapete perchàƒÂ©? PerchàƒÂ© alla fine ben sei à¢â‚¬Å“digestorià¢â‚¬? su otto erano difettosi, giusto quelli che trattavano i à¢â‚¬Å“residui solidià¢â‚¬? (leggi “feci”) delle acque trattate a La Farfana. Immediatamente, grazie alla pronta reazione della societàƒ civile, la cittadinanza di Pudahuel, che mobilitandosi e interpellando tutte le societàƒ pubbliche di controllo (Conama, Sesma, Sovrintendenza ai Servizi Sanitari..) si è riusciti a far ammettere ad Aguas Andinas la grave disfunzione nei servizi offerti e successivamente alla compilazione di un dossier sanitario, hanno comminato una multa pari a 30 milioni di pesos, cifra record in Cile per un caso simile, per false comunicazioni e per aver occultato le gravi disfunzioni degli impianti; ma la grande vittoria risiede soprattutto nel fatto che la mobilitazione spontanea e pacifica dei cittadini ha portato a una dura condanna per una importante multinazionale delle acque: Aguas Andinas infatti, sarebbe con altro nome la vecchia EMOS, ossia la Empresa Metropolitana de Obras Sanitarias, dal 1999 di proprietàƒ al 51,2 % di Interaguas, consorzio franco-spagnolo, di comproprietàƒ dei due giganti mondiali dell' acqua: Aguas de Barcelona (AgBar) e Suez-Lyonnais des Eaux, le quali non brillano certo per trasparenza nella conduzione dei loro affari; pensate solo che per quel gioiellino di inefficienza di La Farfana si sono aumentate le tariffe dell'acqua potabile di Santiago de Chile per 900 pesos (circa 1,5 euro).

Chi mal comincia…
Dietro alla tragicommedia di La Farfana si cela dunque un vero e proprio business, con tutti i suoi annessi e connessi, sino a sfociare nel malaffare tra politica e alta finanza: si pensi che giàƒ nel 1994 venne avviata una Commissione parlamentare di inchiesta, presieduta dal deputato democristiano Jimenez, proprio su Interaguas. Il sospetto era fondato su un rapporto confidenziale, relativo ad una alleanza strategica tra Aguas de Barcelona e Endesa-Espana per il controllo, attraverso Interaguas , della EMOS, che allora era ancora pubblica. La mancata diffusione di tale informazione, da parte di AgBar, andava contro al decreto legge 211 del 1973, nel quale sono contenute le norme sulla libera concorrenza e che avrebbero messo il consorzio franco-spagnolo fuori dalla gara d'appalto di allora. Ma ulteriori sospetti vennero alla luce quando si scopràƒÂ¬ che chi si doveva occupare del controllo dei precedenti delle compagnie che si erano presentate alla licitazione di EMOS, ossia l' avvocato Joaquin Villarino, in qualitàƒ di revisore non segnalàƒÂ² nulla, salvo poi ritornare sulla scena come consulente di alto livello proprio per Aguas Andinas e che ancora oggi ricopre importanti incarichi in tale azienda. Ma non è ancora finita: sembra davvero paradossale che mentre l'organo pubblico responsabile del controllo dei servizi sanitari, ossia la Sovrintendenza, diceva che nel periodo 2000-2005 il prezzo dell' acqua sarebbe dovuto scendere del 6%, i nuovi proprietari di Aguas Andinas pretendevano un aumento di oltre il 50%. Ma nessun problema: sotto l'allora presidente della Repubblica Eduardo Frei, che diede un consistente aiuto a favore del processo di privatizzazione nei servizi pubblici e che guardo caso chi abbia poi costruito entrambi gli impianti di depurazione di El Trabal e La Farfana sia Sigdo Koppers, impresa strettamente legata a Eduardo Frei, si costituàƒÂ¬ una commissione tecnica arbitrale che fissàƒÂ² tra il 20 e il 40% il ventaglio massimo di aumenti, il che si trasformàƒÂ² in un aumento globale medio del 19%.

Ovviamente il grande business fu tutto fatto con i soldi dei contribuenti.

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