PER SALVARE I BAMBINI DEI PVS ACQUA, VACCINI, ALLATTAMENTO AL SENO

Basterebbero poche attenzioni, a basso costo, per progetti efficaci. Non servono Ogm, ma zanzariere. La mortalità infantile è il dramma dei Paesi poveri: il 90 per cento dei bambini che muore prematuramente muore soprattutto nei paesi dell’Africa Sub Sahariana e dell’Asia Meridionale. Moltissimi di questi bambini potrebbero essere salvati con poco…


Basterebbero: allattamento al seno, più vaccinazioni per il morbillo [che costano pochissimo], idratazione se c’è perdita di liquidi [e basta bere di più]. Sono tutti interventi la cui efficacia è stata documentata da studi precedenti e oggi è assolutamente fuori discussione che queste attenzioni – pochissimo costose – da sole basterebbero a salvare milioni di vite. Ci sono studi che dimostrano per esempio come la vaccinazione contro l’Hemophilus tipo B, l’integrazione con vitamina A e zinco nella dieta, e la terapia antibiotica evitano la morte dei bambini molto piccoli per diarrea.
Un altro comportamento che sarebbe estremamente efficace nel ridurre la mortalità infantile è l’uso delle zanzariere e dei disinfettanti: servono a prevenire la malaria. Negli ultimi anni col nostro lavoro abbiamo cercato di stabilire cosa succederebbe se si applicassero davvero ai bambini che vivono in quei Paesi – quarantadue fra Africa e Asia – che da soli contribuiscono di più alla mortalità infantile, quegli interventi che sappiamo già essere efficaci [e nessun altro]. Lo abbiamo fatto partendo da informazioni già disponibili nella letteratura medica e facendo riferimento ai lavori meglio documentati.
Ecco, sostanzialmente i risultati delle nostre analisi: se si dovesse estendere la pratica dell’allattamento al seno questo basterebbe da solo a prevenire un milione e trecentomila morti all’anno; l’uso di zanzariere trattate con insetticida eviterebbe 691 mila morti; la vaccinazione contro l’Hemophilus eviterebbe 400 mila morti; la terapia reidratante orale nei bambini con diarrea e l’accesso all’acqua pulita può prevenire quasi 2 milioni di morti; la terapia anti-malarica almeno 500 mila; gli antibiotici contro la polmonite ancora di più.
Sono stime estremamente conservative e non si può escludere che questi interventi possano determinare risultati anche migliori. Tutto questo è fattibile? Certo, si tratta di provvedimenti che non richiedono interventi medici sofisticati, ma possono essere adottati in casa: per l’allattamento al seno, per bere acqua pulita, usare le zanzariere non servono né medici né ospedali.
Fra l’altro ci sono già studi, molto convincenti, che hanno stabilito che mettere in atto questi provvedimenti è oggettivamente possibile in quasi tutti i quarantadue Paesi più poveri, basta decidere che lo si vuole fare.
Si pensa sempre, quando si parla di migliorare le condizioni di salute dei Paesi del Terzo mondo, a nuovi vaccini, nuovi farmaci, nuove tecnologie, tutte cose importanti per cui bisogna certamente lavorare. Servono anche più investimenti, più ricerca, più attenzione da parte di tutti perché la malattie dei Paesi poveri non sono solo un problema «loro», possono diventare, in qualunque momento, un problema «nostro». Ma oggi la sfida più importante non è quella di scoprire nuovi farmaci e avere accesso alle tecnologie. E’ un’altra: trasferire in azioni concrete quello che gli studi più recenti hanno dimostrato essere efficace e che non richiede nuove scoperte. Bisogna fare in modo che le piccole cose che salvano da soli milioni di vite arrivino effettivamente ai bambini che ne hanno bisogno e alle loro famiglie, e bisogna farlo subito.
Riuscire a ridurre di due terzi la mortalità dei bambini che hanno meno di cinque anni entro il 2005 dovrebbe diventare per tutti, in tutto il mondo, il primo e il più importante degli obiettivi di salute di questo millennio: adesso sappiamo che si può.

Corriere della sera, 6 luglio 2003

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