Ogm, avvisi di garanzia a dieci multinazionali


L’accusa è di frode in commercio. Avrebbero venduto sementi modificate geneticamente senza specificarlo in etichetta. Nessuna conseguenza per i coltivatori
tratti in inganno dai produttori

TORINO – Frode in commercio. Con questa e altre motivazioni la procura di Torino ha inviato dieci avvisi di garanzia ai dirigenti italiani di altrettante industrie agricole multinazionali. Aziende che avrebbero commercializzato in Italia centinaia di sacchi di semi di mais senza riportare, nell’etichetta, la presenza di sostanze geneticamente modificate. Una presenza che va segnalata sulle etichette come prevde la normativa italiana. L’inchiesta è condotta dalla Procura di Torino, e si basa sui risultati di test svolti dall’Ense [ente nazionale per le semenze].

Una cinquantina i campioni ‘positivi’ riscontrati. Il mais che deriva da questo tipo di sementi finisce poi in prodotti alimentari e arriva dunque negli scaffali dei supermercati. Non in quelli delle ‘Coop’, si è affrettata a chiarire la catena di distribuzione della Lega delle Cooperative, che avendo ottenuto la certificazione ‘Bvqi’, garantisce l’assenza di Ogm da tutti i prodotti a proprio marchio.

Un’inchiesta corposa, da cui risulterebbe che in Italia circolano tonnellate di sementi di mais di varietà modificate geneticamente. Ed è per questo motivo che vengono trovati quasi a getto continuo, nei supermercati e nei negozi, prodotti con Ogm.

L’inchiesta andava avanti da tempo. E ha avuto più puntate. Tutto era partito dal ministero delle Politiche agricole, che aveva chiesto all’Ense di Milano di svolgere i controlli su sementi prodotte da grandi aziende del settore, semi che giungono dall’Italia ma anche dagli Stati Uniti, dal Canada, dalla Turchia, dall’Ungheria.

A maggio l’ente rilevò 54 ‘positività ‘. Il ministero, a quel punto, contattò le dieci aziende produttrici per chiedere loro di sospendere la semina. Ma la maggior parte rispose che ‘ormai era troppo tardi’. Altre dissero di aver mandato le sementi all’estero. E due, la Monsanto e la Pioneer, sostennero che i test erano sbagliati.

Per maggior sicurezza le analisi furono ripetute e portarono al medesimo risultato. Tutti questi dati sono stati acquisiti dal procuratore aggiunto torinese Raffaele Guariniello, che sulle problematiche legate agli Ogm ha aperto inchieste ormai da un paio d’anni.

Non ci saranno conseguenze per i coltivatori, in quanto, secondo gli inquirenti, sono stati tratti in inganno dai produttori. Ce ne saranno invece per i consumatori così sviati negli acquisti.

[6 agosto 2002]

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