Rubbia: «Soluzioni? Auto all’idrogeno, possiamo averle in poco più di cinque anni»


Articolo tratto da ‘Il Corriere della sera’ di Mercoledì 23/01/02

Rubbia: «Soluzioni? Auto all’idrogeno, possiamo averle in poco più di cinque anni»

«La scienza ha già indicato la via giusta, ora servono investimenti in tecnologia»

MILANO – Per il Nobel Carlo Rubbia, commissario-presidente dell’Enea, la scienza ha già fornito la soluzione al problema dell’inquinamento che paralizza le città e aggredisce la nostra salute, ed è l’impiego dell’idrogeno. Dunque, questa è la via da seguire?
«Per risolvere i problemi bisogna fabbricare veicoli con emissioni zero, cioè che non inquinano. E lo strumento ideale è la cella a combustibile ad idrogeno. Ne sono già state costruite e dimostrano di funzionare egregiamente. Anche meglio del motore a benzina, per quanto riguarda il rendimento che risulta addirittura tre volte più elevato: 45% per cento la cella, 15% il motore a benzina».
Allora come mai non si cambia, se il vantaggio è così evidente?
«Perché oggi viene costruito in maniera artigianale, mentre bisogna passare ad una produzione di massa. Ora la generazione di un kw di energia con la cella costa mille euro mentre con il motore a scoppio soltanto cento euro perché tecnologicamente non ha più segreti essendo fabbricato da oltre un secolo».
Gli scienziati non hanno colpe per questi ritardi nell’indicare la soluzione giusta?
«Tutti abbiamo colpe, ma i ricercatori hanno già risolto da tempo gli aspetti scientifici. Adesso si devono sviluppare le tecnologie adeguate per rendere questo motore economicamente accettabile».
Quali sono gli ostacoli ancora da superare?
«Sono tre, e riguardano la distribuzione, il trasporto e la sicurezza. Usare l’idrogeno liquido non è pratico, quello compresso è difficile, il metodo migliore che risolve i tre quesiti è la creazione di un composto chimico di idruri che assimiliamo a dei sali nei quali l’idrogeno è assorbito come in una spugna. Riscaldandoli opportunamente si libera quello che serve. La cella a combustibile, poi, lo utilizza per sviluppare la corrente necessaria a far funzionare il motore elettrico dell’automobile».
Se oggi si decidesse di far ricorso all’idrogeno, quanti anni occorrerebbero per vederlo concretamente impiegato nei mezzi di trasporto?
«In cinque anni l’intero parco dei mezzi pubblici potrebbe essere riconvertito e disponibile. Per le auto private, basterebbe solo qualche anno in più. Naturalmente tutto dipende da quanto si investe nel cambiamento».
C’è chi sostiene che qualche inquinante viene prodotto comunque.
«Se si utilizza l’idrogeno nei tradizionali motori a scoppio come qualche casa automobilistica sta facendo sperimentalmente, qualche residuo rimane, ma con la cella a combustibile l’emissione è zero rilasciando come sottoprodotto soltanto vapore d’acqua. Si genera invece anidride carbonica quando si produce l’idrogeno, ma questa può essere liquefatta e immessa nel sottosuolo dove è presente già in abbondanza».
Da dove si ottiene l’idrogeno, dall’acqua del mare?
«Questa è una via ancora costosa. Più semplice ed economico è estrarlo dal gas naturale separandolo dall’anidride carbonica».
Quindi, non vi sono altre vie da percorrere?
«No, tutte le altre, come il metanolo ad esempio, sono delle soluzioni temporanee. Bisogna prendere il toro per le corna se si vuole cambiare. Sono due anni che lo predico. Anche in Italia abbiamo cervelli in grado di impegnarsi con ottimi risultati. Bisogna solo decidere politicamente di andare in questa direzione ed esserne tutti consapevoli. Poi il mercato si crea».

Giovanni Caprara

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