La giustizia va al mercato – Linus.net


La giustizia va al mercato

di Andrea Semplici

UTOPIE CONCRETE:
La storia dei “Bilanci” da Linus Dicembre 2000 (n°429) www.linus.net

Il sogno di 500 famiglie: cambiare l’economia. Cronaca di una piccola rivoluzione pacifica.
Come “spostare” i propri consumi per combattere l’ingiustizia e le disuguaglianze.
Dai pannolini alle biciclette, dagli ananas alle bottiglie di vetro, così é possibile provare acondizionare le scelte di potenti multinazionali

Le ciminiere di Marghera sono oltre la corona delle villette della città -giardino. A chi mai sarà venuto in mente di costruire industrie da brivido sulle sponde della laguna di Venezia? Non distraiamoci con la sociologia delle follie italiane: qui, nelle stanze affollate della Mag, Mutua auto gestione, centro di finanza etica del Veneto, si parla di ben altro. Gianni Fazzini, prete di Cà Nogherà , cerca di convincermi dell’impossibile: “Se si consuma meno, si vive meglio. Se si riduce il reddito, si vive meglio”. Non ci credo, non credo che nel Nord-Est dell’iperlavoro, dei soldi, delle fabbriche diffuse, del modello Benetton, del “governatore” Galan, delle ville da nuovi ricchi, qualcuno venga a dirci: “Fermatevi, siete impazziti. Non vedete quanto é bello il mondo. Fermatevi e godetevelo”. E Fazzini, uomo di mezza età , capelli bianchi, occhiali da vista, la faccia grande da prete-operaio, queste cose le dice da un bei po’: nel 1993 faceva parte di un gruppo chiamato “Beati costruttori di pace” (avevano la pericolosa abitudine di organizzare marce pacifiste verso Sarajevo) e collaborò a mettere assieme un raduno di qualche migliaio di persone a Verona: lo slogan era “Quando l’economia uccide… bisogna cambiare”. Tutto cominciò da lì. E questa é una piccola storia di una piccola rivoluzione: in silenzio, come formichine ribelli e tenaci, 418 famiglie in Italia, in questi anni di lusso e velocità , McDonald’s e Coca-Cola, hanno cercato di cambiare la loro vita, il loro modo di consumare, di comprare, di spostarsi in nome di un mondo migliore. Questa storia si chiama “bilanci di giustizia”.”Non ci vuole molto a capire: l’economia, più della politica, comanda il mondo. E, pericolosamente, lo sta minacciando”, racconta Fazzini. “E noi, sette anni fa, non avevamo risposte a chi ci diceva: bene, siamo d’accordo, ma cosa possiamo fare?”. Fu un economista, Alberto Castagnola, a suggerire il consiglio giusto: l’economia comincia nelle famiglie, le famiglie spendono, consumano e potrebbero perfino, se volessero, condizionare il mercato. E allora? Allora ogni famiglia, al pari di un’azienda, deve capire come spende, cosa compra, dove mette i suoi soldi. In altre parole: deve fare un “bilancio”. l’operazione successiva é intrigante e difficile: non contano più solo la qualità o il prezzo della mercé che vuoi comprare, ma anche la giustizia, l’equità , la sostenibilità ecologica di quell’acquisto. Spiega Fazzini: “é possibile orientare i propri consumi, é possibile modificarne la struttura, é possibile “spostarli” seguendo criteri etici, sociali e ambientali. E chi lo fa scopre che si vive meglio, che si guadagna piacere, serenità e tempo per sé”.

Nel 1995, i “bilanci di giustizia” cominciarono, in silenzio, a lavorare. Non andò poi cosi bene: solo 34 famiglie in tutta Italia aderirono alla comunità di questi consumatori “critici”. Fazzini, deluso, voleva mandare tutto a monte, ma poi tenne duro. E la sua piccola-grande scommessa, cinque anni dopo, é ancora in piedi. Paolo e Francesca di Trento spiegano: “Preparando dolci in casa, abbiamo ridotto il consumo dei biscotti del Mulino Bianco: risparmiarne e riacquistiamo il gusto di cucinare”.

Fabio e Lucia di Gorizia annotano nel loro bilancio: “II bicarbonato mescolato al limone é un ottimo detergente sostitutivo”, “Usando di più la bicicletta, oltre a diminuire il consumo di benzina si mantiene attiva la muscolatura e si può ammirare la natura e sentirne i profumi”, si appassiona Enrico da Livorno. Attenzione a scuotere la testa con un sorriso di compiacenza: queste non sono banalità , é roba seria. Come diceva Helder Camara? “Il sogno di uno é destinato a rimanere un sogno, il sogno di molti diventa realtà “. I “bilancisti”, in cinque anni di vita, hanno “spostato”, senza clamori o rinunce, senza negarsi il benessere raggiunto, senza integralismi, con un sottile piacere e con un sicuro senso di giustizia, più di un quarto dei loro consumi in direzioni più ecosostenibili, meno dannose per l’ambiente o la salute. Nel 1999 su un bilancio complessivo di 6 miliardi e 800 milioni di spese, le famiglie “bilanciste” hanno “spostato” ben 1850 milioni. Usano lampadine a risparmio energetico, si costruiscono impianti solari, organizzano gruppi per acquisti collettivi, vanno in autobus e in bicicletta, montano impianti a metano sulle loro auto, comprano caffé del commercio equo, seminano cipolle su un terreno di una famiglia per il consumo di tutto un gruppo locale, investono i risparmi in finanza etica (604 milioni sempre nel 1999), boicottano i prodotti della Nestlé, si riforniscono da piccoli negozi o da produttori della zona, si autoproducono biscotti e fabbricano con le loro mani “i regali di Natale”: in altre parole ci provano a cambiare la loro vita. Conquistano il lusso del tempo, dell’ozio, della lentezza, di un frugale benessere e delle ore passate con gli amici. Impresa da titani fatta da gente tranquilla: scrive una famiglia di Torino: “Non facciamo cento, facciamo cinque, ma qualcosa bisogna che incominciamo a fare anche noi”. Gente diversa si é affascinata all’utopia “bilancista”: Beppe Grillo, irriverente bardo contemporaneo, é quasi un testimonial dei “Bilanci”; Marco Morosini, irrefrenabile esperto di valutazioni tecnologiche di serissimi centri di ricerca tedeschi, da consulenze sui modi di consumare; Gerhard Scherhorn, responsabile della sezione “Nuovi stili di benessere” del prestigioso Istituto di Wuppertal in Germania, organizza il monitoraggio sulla qualità della vita delle famiglie “bilanciste”; Gianfranco Bologna, portavoce del Wwf Italia, é travolto dalla forza di quanto i “bilancisti” hanno messo in moto. Tutto appare certamente faticoso (pensate solo a tenere, ogni mese, i conti puntuali di famiglia), ma sicuramente entusiasmante. E pieno di interrogativi e di dubbi: acquistare pane biologico, va bene, ma se il forno é a sette chilometri di distanza e vado a comprarlo in macchina, stai a vedere che il “bilancio” ecologico di un acquisto “giusto” é affossato dalla benzina che ho bruciato nell’aria della mia città . E con quale prodotto sostituisco la cioccolata della Nestlé o i giocattoli made in Malesia, costruiti sulla pelle dei bambini lavoratori? Se é “giusto” usare il miele piuttosto che lo zucchero, é davvero “sostenibile” comprare il miele del commercio equo che arriva da oltreoceano (costi ambientali nei trasporti) o é “meglio” trovare un piccolo produttore locale?

“Bilanci di giustizia é una rete: questa é la sua forza. é un luogo dove si cercano e si scambiano informazioni. Dove si affrontano e si tenta di risolvere i problemi”, spiega Fazzini. Il gruppo locale di Bergamo (una quindicina di famiglie) si impunta sui pannolini per neonati: da quelle parti fanno molti figli e i pannolini ingombrano fra i rifiuti. Con gravi problemi di smaltimento. Che si fa? Si torna alle “pezze”? Qualcuno ci prova: fatica, tempo, detersivo per lavarli, arrossamenri dei sederini. Bilancio quasi insostenibile. Ma, a forza di chiedere in giro, si scoprono distributori di pannolini lavabili. Soluzione perfetta: un acquisto collettivo, una promozione tra future mamme, un accordo con un negozio di prodotti biologici e il pannolino lavabile diventa anche conveniente.

A Trento i “bilancisti” (una ventina di famiglie) sono cocciuti: vogliono eliminare dai rifiuti il tetrarex (un polietilene) dei contenitori per il latte, vogliono la bottiglia di vetro a rendere. Incontrano perfino il direttore della Centrale trentina. Che fa un bell’errore e si fa scappare: “Se i consumatori lo vogliono, noi vendiamo il latte anche in una scatola da scarpe”. I “bilancisti” capiscono di aver in mano il potere, scomodano gli esperti dell’Agenzia federale per l’ambiente tedesca e hanno conferme: “In un raggio di distribuzione di 100 chilometri, l’impatto del vetro a rendere é inferiore a quello del tetrarex”. Volantini, cartoline, campagne presso i contadini e i rivenditori del latte: alla fine, nella primavera di quest’anno, i “bilancisti” di Trento la spuntano e, negli scanali delle latterie, riappare la bottiglia di vetro a rendere.

“Vincere” fa bene: adesso, a Trento, chiedono l’attuazione, in città , delle politiche e dei principi dell’Agenda 21, gli impegni sottoscritti dall’Italia nel 1992 alla Conferenza sull’ambiente di Rio de Janeiro.

Ne volete sapere un’altra? “Bilanci di giustizia” si mette a fare concorrenza al Club Med e 54 famiglie della rete aprono le porte delle loro case. Possono ospitare, da Firenze a Spilimbergo, da Verona a Roma, “bilancisti” in vacanza o in trasferta: si viaggia, si risparmia, ci si conosce.

Ceno, Anna e Luigi a Mirano possono offrire solo un letto singolo e un divano letto; Claudia e Pierstefano a Roma porteranno a dormire con loro la figlia di 4 anni pur di liberare una cameretta; Luca e Alessandro avvertono che hanno un cane lupo che guarda con diffidenza i bambini, mentre la casa di Eugenio, a Oltrona, é disponibile solo per due giorni: nel 2000 il “progetto accoglienza” corre, funziona, rafforza la rete dei “bilancisti”.

Sentite cosa dice Wolfgang Sachs, guru dell’utopia di un “futuro sostenibile”: “I consumatori leggeri dei “bilanci di giustizia” si sono convinti che i consumi indiscriminati non arricchiscono, ma deprimono. Hanno riacquistato la padronanza sui propri desideri e sulle proprie spese. Hanno ridisegnato, con spirito di avventura, alcune abitudini della loro vita quotidiana. Hanno lanciato l’iniziativa per rispondere, in tutta modestia, alle grandi sfide del secolo: la crisi della natura e la crisi della giustizia”. Mica male per un piccolo sogno che si realizza fra cipolle, bottiglie di vetro a rendere, pannolini e biciclette: stai a vedere che un frammento del mondo é davvero cambiato.

Metti una sera a cena

Simone fa il fabbro. A Campi, periferia di Firenze. Sabrina, sua moglie, ha scelto di non lavorare: due figlie, 11 e 9 anni, da crescere, vivono in un antico casolare di montagna: la casa é bella, eleganza sobria, serena, ordinata. Libri dovunque, ma la nuova libreria non c’é ancora: doveva essere fatta in “autoproduzione”, ma Simone non si decide a costruirla. Qui, sopra Calenzano, a un passo da Prato, le colline del primo Appennino toscano sono struggenti: i daini, di notte, si avvicinano alla casa, brucano nel bosco. Da cinque anni Sabrina, Simone e le due figlie sono una famiglia “bilancista”. “é difficile, forse imbarazzante, spiegare cosa facciamo di diverso”, avvertono subito. “Magari é veramente poco, ma la differenza é con quale spirito facciamo cose che fanno anche molti altri: se il mondo consumistico non ci piace, forse é davvero ora dicominciare da noi stessi per cambiare qualcosa”.Simone va al lavoro in bicicletta: quattordici chilometri ad andare e quattordici a tornare. Se ne é andato anche il mal di schiena che lo assillava.

Il “bilancio” ha fatto scoprire che, ogni mese, si spendevano 300 mila in carne: troppe, decisamente troppe per due adulti e due bambine. E quindi il consumo di carne é stato ridotto. Invece di ricomprare i divani invecchiati, sono state cambiate le fodere. Tutte le lampadine di casa sono a risparmio energetico. Quasi cancellate le cene in pizzeria: meglio avere ospiti a casa, si sta meglio, ci si diverte di più. Inutile tentare di comprare meno libri: certo, qualche volume viene preso in prestito in biblioteca, ma ai libri non si rinuncia. I compleanni delle figlie sono l’occasione per costruire regali fatti in casa. Ma Sabrina passa le sue giornate in macchina ad accompagnare le bambine a scuola, ai corsi di nuoto, a casa di amiche: vivere in campagna ha i suoi faticosi svantaggi ambientali e bilanci energetici negativi. “Non esistono regole per decidere come é stata “spostata” una spesa”, dicono Simone e Sabrina “Non vi sono criteri e nemmeno omogeneità di comportamenti: vi é lo sforzo consapevole di capire cosa si può, in concreto, davvero fare per cambiare un pezzettino di questa economia. E farlo in molti aiuta”. Il vino di un’ottima cena é un regalo di un “bilancista” che ha passato alcuni giorni a casa di Simone e Sabrina: lo scambio di accoglienze, a pochi chilometri da Firenze, attira qui pattuglie di amici e compagni di bilanci. Nella scheda riempita per aderire al “progetto ospitalità “, Simone e Sabrina hanno scritto: “Ampia possibilità di montare la tenda in giardino”.

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